Marco Bellocchio, uno dei registi più influenti del cinema italiano, ha recentemente tenuto una masterclass alla Festa del Cinema di Roma per celebrare il sessantesimo anniversario della sua opera prima, I Pugni in tasca. Questo film ha segnato una svolta nel panorama cinematografico nazionale, e durante l’incontro, condotto da Enrico Magrelli e Paolo Mereghetti, Bellocchio ha condiviso riflessioni profonde sul suo percorso artistico e sull’importanza di mantenere una propria integrità creativa.
“Ho fatto anche delle scelte stravaganti, giudicate pazzesche se non distruttive, che poi sono state rivalutate”, ha dichiarato Bellocchio, sottolineando come il tempo possa modificare la percezione di un’opera. Tuttavia, ha chiarito che esistono limiti ai compromessi che un artista può accettare: “Per me c’è un limite al compromesso. Ce ne sono alcuni inaccettabili, altri in cui è possibile difendere la tua linea originale. Sono distinzioni chiare per me”.
il significato di i pugni in tasca
I Pugni in tasca, con la sua trama audace e i suoi personaggi complessi, ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica per il modo in cui ha espresso il tumulto interiore di una generazione in crisi. Bellocchio ha spiegato che il film si è difeso dal tempo grazie alla sua dimensione poco realistica e “non neorealistica”, che ha permesso di riflettere il furore e la rabbia di un’epoca. Il protagonista, interpretato da Lou Castel, compie azioni sconvolgenti, come quella di gettare la madre in un burrone, un gesto che rappresenta una rottura con la tradizione e una ricerca di libertà, ma che porta anche a una profonda autodistruzione.
l’influenza della nouvelle vague
L’influenza della Nouvelle Vague è stata cruciale per Bellocchio, ma lui stesso ha ammesso di sentirsi più vicino a una forma di cinema classico, con una predilezione per autori come Alain Resnais, piuttosto che per l’esaltazione tipica dei cineasti del movimento francese. “Avevo più una formazione letteraria”, ha aggiunto, sottolineando come il surrealismo di Buñuel e la letteratura abbiano forgiato il suo stile narrativo.
progetti futuri e accesso al cinema
La conversazione ha poi toccato il tema dei progetti futuri di Bellocchio, tra cui un film su Sergio Marchionne, l’ex amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles. Inizialmente, Bellocchio si è mostrato incerto sull’effettiva realizzazione di questo progetto, ma ha successivamente espresso interesse per la complessità della figura di Marchionne e per le sfide creative che un film del genere comporterebbe. “Oggi mi propongono progetti complessi, che mi piacciono. Vorrei riuscire a fare allo stesso tempo anche dei film piccolissimi”, ha affermato, facendo riferimento a Marx può aspettare, un’opera che unisce il racconto della sua vita personale a una riflessione più ampia sulla società.
In un mondo cinematografico in continua evoluzione, Bellocchio ha affrontato anche il tema dell’accesso al cinema per le nuove generazioni. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, è possibile per chiunque realizzare un film, un fenomeno che, secondo il regista, non era nemmeno immaginabile ai suoi inizi. “Questo tipo di democrazia dei mezzi è incredibile”, ha commentato. Tuttavia, ha anche sollevato preoccupazioni per il futuro: “Con l’intelligenza artificiale, ci ritroveremo a chiederci cosa è vero e cosa è falso”.
Bellocchio ha sempre dimostrato un approccio concreto alle sue scelte artistiche. Ha riconosciuto di aver commesso errori nel corso della sua carriera, ma ha insistito sul fatto che non ha mai preso decisioni solo per motivi stilistici. “Posso aver fatto moltissimi sbagli ma non ho mai fatto scelte solo per lo stile”, ha sottolineato, confermando il suo impegno verso una narrazione autentica e significativa.
Nel contesto attuale, in cui il cinema si confronta con sfide sempre più complesse e una vasta gamma di influenze, le parole di Bellocchio risuonano come un richiamo alla responsabilità creativa. La sua capacità di navigare tra le esigenze del mercato e la necessità di rimanere fedeli a se stessi è un esempio per molti giovani cineasti. La sua opera continua a ispirare e a provocare riflessioni, non solo sul cinema, ma anche sulla società e sulle dinamiche che la governano.
In un’epoca in cui il compromesso è spesso visto come una necessità, Bellocchio ci invita a riflettere su quali compromessi siano realmente accettabili e quali, invece, possano compromettere la nostra integrità artistica e personale. La sua carriera è una testimonianza che, anche in un settore in continua evoluzione, è possibile resistere alle pressioni esterne e mantenere la propria voce unica e autentica.