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L’ombra del depistaggio: l’ex prefetto Piritore ai domiciliari per l’omicidio di Piersanti Mattarella

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L'ombra del depistaggio: l'ex prefetto Piritore ai domiciliari per l'omicidio di Piersanti Mattarella
L'ombra del depistaggio: l'ex prefetto Piritore ai domiciliari per l'omicidio di Piersanti Mattarella
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Il caso dell’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 gennaio 1980, riemerge con forza dopo decenni di silenzi e depistaggi. Recentemente, Filippo Piritore, ex prefetto e funzionario della squadra mobile di Palermo, è stato arrestato e posto ai domiciliari dalla Direzione investigativa antimafia (DIA). Le accuse nei suoi confronti sono gravi e riguardano dichiarazioni false e depistaggi nelle indagini relative all’assassinio dell’allora governatore della Sicilia.

le accuse contro piritore

Secondo la procura di Palermo, Piritore avrebbe fornito informazioni «del tutto prive di riscontro» riguardo a un guanto trovato all’interno della Fiat 127 utilizzata dai killer. Questo guanto, ritenuto un reperto fondamentale per identificare i colpevoli, è misteriosamente scomparso. La mancanza di questo elemento ha gravemente compromesso le indagini, con gli inquirenti che parlano di un inquinamento sistematico delle prove da parte di appartenenti alle istituzioni. Tra i nomi che emergono in questo contesto c’è anche quello di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde, già condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Piritore, secondo le accuse, avrebbe mentito riguardo ai passaggi di mano del guanto di pelle, che sarebbe dovuto rimanere una prova fondamentale per le indagini. Le sue dichiarazioni, secondo i magistrati, avrebbero contribuito a deviare il corso delle indagini, impedendo di fatto l’identificazione dei mandanti e degli esecutori materiali del delitto. Le indagini sull’omicidio di Mattarella sono state fortemente compromesse dall’operato di figure istituzionali pronte a nascondere evidenze cruciali.

testimonianze contrastanti

La testimonianza di Piritore è stata messa in discussione da diverse fonti, tra cui l’ex pm Pietro Grasso e l’agente della Scientifica Di Natale. Entrambi hanno negato di aver mai ricevuto il guanto o di aver avuto contatti riguardo a questo reperto. Di Natale, in particolare, ha chiarito che non era prassi comune consegnare direttamente prove a un tecnico di laboratorio, evidenziando che tra gli agenti della Scientifica dell’epoca non risulta alcun Lauricella, il nome che Piritore ha menzionato come destinatario della consegna.

La posizione di Piritore all’interno delle indagini di Mattarella è stata definita ambigua e problematica. Secondo i magistrati, Piritore sarebbe stato il custode del guanto fin dal momento del suo ritrovamento, e la sua condotta ha portato alla dispersione delle tracce. La sua testimonianza, colma di incongruenze, ha sollevato diversi interrogativi sulla trasparenza dell’intero processo investigativo.

il ruolo di bruno contrada

Un altro elemento che complica ulteriormente il quadro è il coinvolgimento di Bruno Contrada. Questo ex funzionario dei servizi segreti, che ricopriva un ruolo di rilievo nel momento dell’omicidio, ha avuto legami accertati con Cosa Nostra, in particolare con figure di spicco come Totò Riina e Michele Greco. Le indagini suggeriscono che Contrada potesse trovarsi sul luogo del delitto il giorno stesso dell’omicidio e che avesse avviato contatti con la famiglia di Mattarella subito dopo il crimine.

Contrada è una figura controversa nella storia della lotta alla mafia. Arrestato nel 1992, la sua carriera è stata segnata da vicende giudiziarie che lo hanno visto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, sulla base di testimonianze di pentiti come Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo. Questi testimoni hanno fornito dettagli sul suo ruolo all’interno della criminalità organizzata, tracciando legami con i boss mafiosi dell’epoca.

Le indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella hanno già portato a condanne di importanti figure mafiose, tra cui Salvatore Riina e Michele Greco. Tuttavia, la vera verità sull’omicidio e sul ruolo di istituzioni e funzionari pubblici rimane avvolta nel mistero. Le indagini continuano, con i pm che stanno esaminando tutte le impronte rinvenute sulla Fiat 127 e cercando di ricostruire i legami tra i vari attori coinvolti.

Il movente dietro l’omicidio di Mattarella è stato identificato nella sua politica di rinnovamento e nella sua lotta contro gli affari mafiosi negli appalti pubblici. La sua opposizione alla riabilitazione politica di figure come Vito Ciancimino, noto affiliato a Cosa Nostra, ha rappresentato una minaccia per gli interessi della mafia. Il contesto storico in cui avvenne l’omicidio, caratterizzato da un forte contrasto tra istituzioni e criminalità organizzata, rende l’intera vicenda ancora più complessa e drammatica.

La figura di Piersanti Mattarella rappresenta un simbolo della lotta contro la mafia e delle difficoltà incontrate dalle istituzioni nel perseguire la giustizia. La sua storia, tragicamente segnata dalla violenza, continua a sollevare interrogativi su come le istituzioni possano essere influenzate o persino infiltrate dalla criminalità organizzata, rendendo difficile il cammino verso la verità e la giustizia.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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