La violenza di genere rappresenta una questione di grande rilevanza sociale, spesso fraintesa e sottovalutata. Durante il festival Women & the City a Torino, Stefano Ciccone, presidente dell’associazione “Maschile plurale”, ha offerto una prospettiva illuminante su questo fenomeno complesso. Ciccone evidenzia che molti uomini che commettono atti di violenza non sono necessariamente malati o devianti, ma piuttosto influenzati da una cultura patriarcale che li condiziona profondamente. Questa cultura promuove l’idea che l’uomo debba controllare le proprie emozioni e dominare, generando comportamenti violenti e distruttivi.
l’educazione emotiva limitata degli uomini
Ciccone sottolinea come la società imponga agli uomini un’educazione emotiva limitata, dove esprimere emozioni diverse dalla rabbia è considerato un segno di debolezza. “Le emozioni non appartengono solo alle donne,” afferma, “sono di tutti.” Questo porta a una mancanza di consapevolezza emotiva, trasformando gli uomini in “pentole a pressione”, pronti a esplodere al primo segnale di stress o frustrazione.
L’associazione “Maschile plurale” si dedica a lavorare con uomini condannati per violenze, in particolare quelli coinvolti in reati previsti dal Codice Rosso. Durante le sedute di gruppo, gli uomini affrontano le proprie emozioni e smontano l’idea che sia necessario controllarle a tutti i costi. Ciccone afferma: “Non possiamo dire a un uomo di controllare la rabbia; deve prima comprendere se stesso e le sue emozioni.”
il senso di isolamento e la legittimazione delle emozioni
Una delle problematiche principali che emerge durante le sessioni è il senso di isolamento che molti di questi uomini provano. Anche se partecipano ad attività sociali, come giocare a calcetto, spesso non condividono le loro vere emozioni. Questo isolamento contribuisce a farli sentire vittime delle loro circostanze, giustificando comportamenti violenti nei confronti delle donne. La convinzione che le emozioni siano appannaggio delle donne è pericolosa e perpetua la violenza.
Nei gruppi di lavoro, Ciccone e il suo team cercano di far capire agli uomini che non è necessario legittimare socialmente tutte le emozioni. Spesso, questi uomini si sentono legittimati a esprimere solo la rabbia, poiché non conoscono altre emozioni. Ecco alcuni aspetti chiave su cui si concentrano:
- Riconoscere una gamma più ampia di emozioni.
- Accettare la tristezza, la vulnerabilità e l’angoscia.
- Comprendere che è normale sentirsi tristi o ansiosi.
affrontare la cultura patriarcale e promuovere il cambiamento
Ciccone menziona anche l’importanza di affrontare la cultura patriarcale in cui viviamo, che offre solo due archetipi di donna: la madre sacrificiale e la donna erotizzata. Queste immagini distorte contribuiscono a una comprensione errata delle relazioni tra uomini e donne. Quando un uomo si trova di fronte al rifiuto, la sua concezione della donna e del suo ruolo nella relazione crolla, portandolo a comportamenti violenti.
In questo contesto, l’associazione “Maschile plurale” si propone di interrompere il ciclo della violenza. Attraverso il lavoro di gruppo e l’accompagnamento emotivo, l’obiettivo è fornire a questi uomini gli strumenti necessari per affrontare le proprie emozioni e modificare il loro comportamento. L’educazione emotiva diventa quindi una chiave fondamentale per promuovere un cambiamento reale e duraturo.
Ciccone e il suo team non si concentrano solo sulla violenza fisica, ma affrontano anche le dinamiche relazionali e la comunicazione. Educare gli uomini a riconoscere e gestire le proprie emozioni è essenziale per ridurre il rischio di violenza e promuovere relazioni più sane e rispettose. La strada da percorrere è lunga, ma il lavoro di “Maschile plurale” rappresenta un passo importante verso una società in cui le emozioni non sono più stigmatizzate, ma riconosciute come parte integrante dell’esperienza umana.