Riccardo Tozzi, noto produttore cinematografico e già presidente dell’Anica, ha lanciato un allarme preoccupante riguardo alla situazione attuale del cinema italiano. Durante un incontro alla Festa del Cinema di Roma, in occasione della presentazione del documentario “La diaspora delle Vele” di Francesca Comencini, Tozzi ha commentato i recenti interventi del governo sui finanziamenti destinati al settore. Le sue parole sono chiare e dirette: “Quanto sta accadendo è qualcosa di qualitativamente e quantitativamente completamente diverso da tutte le piccole ‘crisi’ del cinema italiano che abbiamo passato in questi anni”.
Secondo Tozzi, i tagli previsti non si limiteranno a un semplice decremento dei fondi, ma andranno a creare una vera e propria crisi senza precedenti. “Prevedo mesi e mesi in cui non ci sarà un calo come nel 2009 del 30%, ma un calo in realtà verticale”, ha avvertito. Questa previsione solleva interrogativi inquietanti sul futuro dell’industria cinematografica italiana, un settore che negli ultimi quindici anni ha conosciuto un notevole sviluppo e ha dato vita a produzioni di grande successo.
impatti sul mercato cinematografico
Tozzi ha sottolineato come il cinema italiano rappresenti attualmente il 30% del mercato cinematografico complessivo. La prospettiva di una riduzione drastica della produzione cinematografica italiana rischia di avere ripercussioni devastanti. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
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Chiusura delle sale cinematografiche: “Senza quei film, che non si produrranno, chiuderanno le sale”, ha affermato, evidenziando il rischio che le sale cinematografiche, già in difficoltà, possano non sopravvivere a un impoverimento dell’offerta di film nazionali.
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Crisi occupazionale: La mancanza di contenuti potrebbe tradursi in una crisi occupazionale per centinaia di professionisti del settore, dai produttori agli attori, dai tecnici ai creativi.
la fiction italiana e il servizio pubblico
Non solo il cinema, ma anche la fiction italiana gioca un ruolo cruciale nel mantenere in vita Rai 1 e, di conseguenza, l’intero servizio pubblico radiotelevisivo. “Il fatto che per un periodo, non si sa quanto lungo, non se ne produrrà, e poi ci sarà un altro tempo di assestamento, chissà quanto lungo, creerà un vuoto che inciderà su grandi strutture industriali”, ha osservato Tozzi. Questo vuoto si tradurrebbe non solo in una mancanza di contenuti, ma anche in una crisi occupazionale.
Tozzi ha riconosciuto che, sebbene i tagli siano una risposta a comportamenti sbagliati e a una perdita di controllo da parte di alcuni attori del settore, è fondamentale cercare soluzioni che non penalizzino un’intera industria. “Non si può negare che all’origine di questi tagli ci siano stati anche comportamenti sbagliati, e che il Ministero delle Finanze si sia posto il problema degli sforamenti dello stanziamento”, ha dichiarato. Tuttavia, la soluzione non può essere solo quella di ridurre i fondi.
proposte per un futuro sostenibile
La proposta di Tozzi è chiara: “Bisogna mettersi al tavolo, analizzare tutto e capire come si può mettere in piedi un sistema che funzioni, che sia virtuoso”. Chiede un approccio che preveda aliquote diverse e che garantisca la stabilità di un’industria che ha dimostrato di avere un impatto significativo sull’economia del Paese. L’industria cinematografica italiana, infatti, non è più solo un fenomeno artistico, ma un settore economico rilevante, capace di generare posti di lavoro e contribuire al PIL.
Tozzi ha anche esortato il governo a colmare una “grande distanza di conoscenza”, affinché si possano avviare discussioni più informate e proficue. “Ci vorrà tempo per avvicinarsi, però questo è il lavoro che le associazioni e tutti quanti devono fare”, ha detto, sottolineando l’importanza della comunicazione e della sensibilizzazione nei confronti della politica.
In questo contesto, Tozzi ha evidenziato l’importanza di un sistema di sostegno che utilizzi il tax credit come strumento principale. “Questo strumento è utilizzato in tutto il mondo e anche copiato da altri Paesi, compresa l’America”, ha spiegato, evidenziando la necessità di un approccio prevedibile e compatibile con il bilancio dello Stato. Solo così sarà possibile garantire un futuro all’industria cinematografica italiana, preservando un patrimonio culturale e creativo che merita di essere sostenuto e valorizzato.