Il 20 ottobre 2023, Francesco De Leo, un detenuto di 51 anni originario della Puglia, è deceduto nella sua cella presso il carcere Lorusso e Cotugno di Torino. La sua morte ha sollevato interrogativi inquietanti sulle condizioni di detenzione e sul sistema carcerario italiano, in particolare riguardo alla gestione di detenuti con esigenze mediche particolari. Pesando ben 265 chili, De Leo si trovava in una situazione di estrema vulnerabilità.
Trasferito a Torino all’inizio di ottobre 2023, dopo un periodo di detenzione a Genova, sperava che le condizioni di vita nella nuova struttura fossero più adeguate alle sue necessità. Tuttavia, nonostante la decisione di unire due celle per creare uno spazio più adatto, Francesco ha dovuto attendere venti giorni per ricevere un letto bariatrico, progettato per supportare il suo peso. Tragicamente, il letto è arrivato solo nelle ore in cui De Leo è andato in arresto cardiaco, e gli sforzi di rianimazione sono stati vani.
la vita di fracesco de leo in carcere
Francesco De Leo era stato condannato a una pena fino al 2040 per truffa aggravata. Prima del suo trasferimento a Torino, aveva trascorso del tempo in ospedale, a causa della mancanza di celle disponibili nel carcere. Dopo un episodio di aggressione nei confronti del personale in una Rsa, era stato rimandato nella casa circondariale di Marassi, a Genova. In quel contesto, De Leo si muoveva con una carrozzina elettrica di grosse dimensioni, ma le sue condizioni fisiche non gli permettevano di accedere alla sala colloqui, costringendolo a comunicare con i familiari solo tramite videochiamate.
Le condizioni di vita di De Leo nel carcere di Torino sono state descritte come drammatiche. Secondo l’avvocato Luca Pace, che ha seguito il caso, il sistema carcerario ha dimostrato la propria inadeguatezza nel rispondere alle esigenze di un detenuto con gravi problemi di salute. «È stata una vicenda a tratti surreale con un epilogo tragico», ha commentato l’avvocato, evidenziando come il caso di Francesco rappresenti un esempio di indifferenza da parte delle istituzioni.
testimonianze e condizioni di salute
Il fratello di Francesco, Domenico De Leo, ha espresso la sua angoscia per le condizioni in cui versava il congiunto. Ha dichiarato:
1. «Nessuno lo voleva.
2. Sabato lo avevo sentito ed era stanco, non stava più prendendo l’insulina.
3. Mi ha detto che nessuno lo accudiva, dormiva su una branda con un materasso sottilissimo.
4. Stava sempre da solo in cella, gli spazi erano strettissimi: pochi metri quadrati».
La testimonianza del fratello mette in luce l’assenza di assistenza sanitaria adeguata, con De Leo che riceveva cure solo da altri detenuti. Le condizioni di salute di Francesco erano note da tempo. Nel 2021 pesava già 160 chili e, dopo un periodo di domiciliari a Cuneo, il suo peso era aumentato drasticamente fino a raggiungere i 265 chili. L’avvocato Pace ha sottolineato che un anno fa il tribunale di sorveglianza aveva chiaramente stabilito che De Leo non doveva essere detenuto in carcere, ma la sua situazione è stata ignorata.
riflessioni sulla morte di de leo
Il caso di Francesco De Leo non è un episodio isolato. Esso riflette una problematica sistemica all’interno delle strutture carcerarie italiane, dove la mancanza di risorse e la carenza di personale specializzato contribuiscono a una situazione in cui i diritti dei detenuti, in particolare quelli con problemi di salute, vengono frequentemente violati. La sua morte solleva interrogativi non solo sulla gestione dei detenuti obesi o con disabilità, ma anche sul rispetto dei diritti umani all’interno delle carceri italiane.
Il dibattito si fa sempre più acceso attorno alle carceri italiane e alla loro capacità di garantire non solo la sicurezza, ma anche la dignità dei detenuti. La morte di Francesco De Leo è un richiamo urgente alla necessità di riforme significative nel sistema carcerario, affinché casi simili non si ripetano in futuro. La società civile e le istituzioni sono chiamate a riflettere su queste tematiche, affinché il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone non siano mai più messi in secondo piano.