In un contesto di crescente preoccupazione per la libertà di stampa, il giornalista e conduttore di Rai 3, Sigfrido Ranucci, ha portato la sua testimonianza al Parlamento europeo dopo aver subito un attentato. Durante un intervento in collegamento da Strasburgo, in occasione della giornata del premio Daphne Caruana Galizia per il giornalismo investigativo, Ranucci ha affrontato temi cruciali legati alla sicurezza dei giornalisti e alle minacce che affrontano nel loro lavoro. La sua presenza ha rappresentato non solo un atto di coraggio, ma anche un richiamo urgente a riflettere sulla realtà in cui operano i cronisti in Italia e in Europa.
le parole di sigfrido ranucci
«Le bombe non so a cosa fossero finalizzate, questa è la cosa che mi preoccupa di più. Ho paura, ma è un sentimento necessario che ti salva e che salva le persone più care», ha affermato Ranucci, sottolineando il clima di intimidazione che circonda il giornalismo investigativo. Con un tono che mescolava preoccupazione e ironia, ha anche ricordato come i malintenzionati siano riusciti a sottrargli l’auto, sprovvista di assicurazione contro incendi e atti vandalici. Questa battuta, sebbene leggera, evidenziava la gravità della situazione in cui si trova il giornalismo oggi, dove le minacce fisiche sono accompagnate da un assalto sistematico alla reputazione e alla libertà di espressione.
Ranucci ha raccontato di come il suo attentato non sia stato un evento isolato, ma il culmine di anni di persecuzioni e minacce. «Sono arrivati dopo tre o quattro anni di azioni contro di me, molte delle quali non ho mai reso pubbliche per evitare l’effetto “al lupo al lupo”», ha spiegato. Ha messo in luce il fatto che il potere, soprattutto quello esercitato dalla criminalità organizzata, teme la luce dell’informazione. In particolare, ha evidenziato come i boss temano più un’inchiesta di Report rispetto a un’indagine della magistratura, poiché la luce dei riflettori può compromettere i loro affari.
il problema delle slapp
Durante il suo intervento, Ranucci ha anche parlato delle SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), le querele temerarie che mirano a intimidire e silenziare i giornalisti. «Le cause e le liti temerarie hanno preso il posto delle pallottole», ha dichiarato, evidenziando un problema strutturale della società italiana. Secondo lui, l’Italia è un «Paese malato», dove la violenza e le intimidazioni sono diventate parte della quotidianità, e dove le notizie più cliccate non sono necessariamente quelle più veritiere.
l’appello alla solidarietà
Il suo intervento è stato accompagnato da quello di Roberto Saviano, anch’egli presente in collegamento. Saviano ha tracciato un parallelo tra la propria esperienza e quella di Ranucci, sottolineando l’inevitabile lentezza della giustizia in situazioni di minaccia. «Dopo diciassette anni è arrivata la sentenza, non definitiva, contro il boss che ha minacciato la mia vita. Per questo chi ha messo la bomba sotto la macchina di Sigfrido Ranucci sa che pagherà, se va bene, tra 15 anni», ha commentato, evidenziando come la giustizia sia spesso un processo lungo e frustrante.
Saviano ha anche esaminato l’uso delle querele temerarie come strumento per soffocare la libera informazione. «A fianco delle intimidazioni c’è il tema delle “SLAPP”, le querele temerarie: sono ciò che toglie ossigeno alla libera inchiesta», ha affermato, denunciando il fatto che molti politici preferiscano richiedere risarcimenti piuttosto che rettifiche. Si è rivolto al Parlamento europeo, esortando i rappresentanti a non abbandonare chi si espone per raccontare la verità.
La vicepresidente dell’Europarlamento, Pina Picierno, ha aperto il seminario ricordando Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata per le sue inchieste sulla corruzione. «Il suo sacrificio è un monito vivo, perché in Europa la libertà di stampa è un campo di battaglia quotidiano», ha dichiarato Picierno, sottolineando che la libertà di stampa non è mai completamente conquistata. Ha esortato a prendere posizione e a non permettere che la paura metta a tacere i giornalisti.
Il tema della sicurezza dei giornalisti e della libertà di stampa è diventato cruciale in un’epoca in cui le fake news e la disinformazione proliferano, rendendo ancora più difficile per i cittadini discernere la verità. Ranucci e Saviano, con le loro esperienze personali, hanno messo in evidenza la necessità di proteggere chi si impegna a raccontare la verità.
In questo contesto, le parole di Ranucci risuonano come un appello urgente: «Non lasciate solo chi racconta, non spegnete la luce e fate pressione perché il governo italiano approvi al più presto la legge contro le “SLAPP”». La lotta per la libertà di stampa è una battaglia che riguarda tutti, e la solidarietà con i giornalisti è fondamentale per garantire un’informazione libera e veritiera.