Negli ultimi anni, l’Italia ha cercato di affrontare la delocalizzazione dei negozi, un fenomeno che colpisce in particolare i comuni con meno di 20.000 abitanti. Nonostante l’assegnazione di fondi significativi, l’efficacia delle misure adottate è risultata limitata. Infatti, solo 38 dei quasi 7.400 comuni italiani hanno fatto uso dei fondi disponibili, accedendo a poco più di 1 milione di euro su un totale di 48 milioni.
il fondo per la promozione dell’economia locale
Secondo l’analisi del Centro studi enti locali, le risorse destinate al “Fondo per la promozione dell’economia locale dei comuni fino a 20.000 abitanti” sono state largamente sottoutilizzate. Questo fondo, istituito nel 2019 con il “Decreto Crescita”, ha visto un incremento progressivo della dotazione finanziaria, partendo da 5 milioni di euro nel 2020 fino a raggiungere i 20 milioni annui a partire dal 2023. L’obiettivo principale è incentivare la riapertura di esercizi commerciali chiusi da almeno sei mesi e l’ampliamento di quelli già attivi, contribuendo a contrastare la desertificazione commerciale in molte aree del Paese.
Le modalità di accesso ai fondi sono piuttosto chiare:
- I comuni devono erogare contributi ai commercianti in base ai tributi comunali versati nell’anno precedente alla presentazione della domanda.
- Questi contributi vengono rimborsati dal Ministero dell’Interno sulla base di una rendicontazione annuale.
Tuttavia, i risultati sono stati deludenti. Nel 2020, sono stati assegnati solo 458.089 euro; nel 2021, la cifra è scesa a 409.020 euro; e nel 2022, solamente 70.680 euro sono stati distribuiti.
partecipazione limitata e disparità regionali
La situazione è preoccupante, considerando che i comuni potenzialmente interessati da queste misure rappresentano la stragrande maggioranza del totale, ma la partecipazione è rimasta a livelli minimi. Nella tornata di riparto riferita al 2023, solo 38 comuni hanno ricevuto i fondi, suddividendo tra loro poco più di 86.000 euro. Ciò dimostra che, nonostante l’ampia disponibilità di risorse, la capacità dei comuni di accedere ai fondi è stata limitata, probabilmente a causa di una mancanza di informazione o di difficoltà burocratiche.
Tra le regioni più virtuose, spiccano Umbria, Piemonte e Trentino Alto Adige, che hanno speso rispettivamente 243.028,64 euro, 133.245,56 euro e 106.717 euro. Al contrario, Basilicata e Abruzzo si trovano agli ultimi posti, con importi irrisori di 4.456 euro e 2.142 euro. Questo divario nelle spese regionali evidenzia ulteriormente come l’implementazione del fondo non sia avvenuta in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
l’impatto sociale della desertificazione commerciale
È fondamentale riconoscere che la desertificazione commerciale non è solo un problema economico, ma ha anche un impatto sociale significativo. La chiusura dei negozi riduce le opportunità di lavoro e impoverisce la vita sociale delle comunità locali, contribuendo a un senso di isolamento e abbandono. Pertanto, è urgente adottare misure efficaci per sostenere i commercianti e rivitalizzare i centri urbani.
Le amministrazioni comunali devono attivarsi per informare i commercianti riguardo alle opportunità offerte dal fondo e facilitare l’accesso ai contributi. Inoltre, sarebbe utile che il governo centrale rivedesse le modalità di attuazione della misura, semplificando le procedure burocratiche e garantendo una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi. Solo in questo modo si potrà sperare di vedere un miglioramento nell’utilizzo delle risorse disponibili.
In conclusione, il supporto alle piccole e medie imprese deve essere visto come una priorità strategica per il rilancio dell’economia locale. Le piccole attività commerciali rappresentano il tessuto connettivo delle comunità, e un loro sostegno adeguato può portare a una ripresa economica significativa. La sfida principale è garantire che le risorse destinate a questo scopo vengano effettivamente utilizzate, per evitare che le piccole imprese continuino a chiudere e che i nostri centri urbani diventino sempre più desolati.