Cristina Kirchner, ex presidente dell’Argentina e attuale leader dell’opposizione peronista, ha recentemente lanciato un’accusa pesante contro Javier Milei, il neo-eletto presidente argentino. Durante un comizio dal suo appartamento, dove sta attualmente scontando una condanna a sei anni di arresti domiciliari per corruzione, Kirchner ha affermato che Milei ha ceduto il controllo dell’economia argentina al governo degli Stati Uniti guidato da Donald Trump. Secondo Kirchner, questa manovra avrebbe come obiettivo la fuga di capitali speculativi dal paese.
le accuse di kirchner
Kirchner ha messo in evidenza come il governo di Milei stia celebrando l’acquisto di pesos da parte del Tesoro statunitense, definendo questo atto come un sostegno alla moneta locale. Tuttavia, ha sostenuto che in realtà si tratta di un modo per guadagnare tempo, permettendo così agli “speculatori amici di Donald Trump” di uscire indenni da un “labirinto finanziario” che essi stessi hanno creato. Queste affermazioni hanno suscitato un acceso dibattito tra i politici argentini e sollevato interrogativi sulla direzione economica del paese sotto la nuova amministrazione.
giustizia e legalità
La critica di Kirchner non si limita solo all’analisi economica, ma tocca anche questioni di giustizia e legalità. Ha affermato di essere stata costretta agli arresti per un “delitto che non avrei mai potuto commettere”, suggerendo che la sua condanna sia stata influenzata da motivazioni politiche piuttosto che da prove concrete di colpevolezza. In un’argomentazione appassionata, ha dichiarato che i veri “delinquenti” sono coloro che hanno indebitato l’Argentina e che hanno permesso la fuga di miliardi di dollari dal paese, rimanendo impuniti.
le elezioni legislative del 26 ottobre
Kirchner ha invitato gli elettori a riflettere sulla scelta che dovranno compiere in vista delle elezioni legislative del 26 ottobre. Ha presentato la disgiuntiva tra “dipendenza o sovranità”, evocando il nome di Bessent, il segretario del Tesoro Usa, in contrapposizione a Juan Domingo Perón, il fondatore del peronismo e simbolo della lotta per la sovranità economica argentina. Questo richiamo a Perón rappresenta per molti argentini un’epoca in cui il paese cercava di affrancarsi da influenze esterne, e il suo slogan è spesso richiamato nei dibattiti politici odierni.
Milei, da parte sua, ha risposto alle accuse di Kirchner con toni di sfida, affermando di voler stabilire una politica economica che favorisca gli investimenti e la crescita. Sotto la sua amministrazione, il governo ha annunciato misure per:
- Incentivare il mercato
- Attirare capitali stranieri
- Stabilizzare la moneta locale
Tuttavia, molti critici avvertono che le politiche di Milei potrebbero esacerbare le disuguaglianze e aumentare la dipendenza economica dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti.
L’economia argentina ha affrontato numerose sfide, tra cui un’inflazione galoppante, un debito estero insostenibile e una crescente povertà. Queste problematiche hanno reso il paese uno dei più vulnerabili dell’intera regione sudamericana. Le scelte economiche di Milei saranno quindi sotto la lente d’ingrandimento, non solo da parte dei suoi oppositori, ma anche da parte di analisti e investitori internazionali.
In questo clima di incertezza, la posizione di Kirchner e del suo partito diventa strategica. Il peronismo ha storicamente rappresentato una forza politica dominante in Argentina, e il ritorno alla ribalta di figure come Kirchner potrebbe segnare un cambiamento significativo nell’orientamento politico del paese. La sua retorica contro l’imperialismo economico e la difesa della sovranità nazionale risuonano fortemente tra i sostenitori che temono che le politiche di Milei portino a una maggiore dipendenza dagli Stati Uniti.
Le elezioni legislative del 26 ottobre rappresentano quindi un crocevia cruciale per il futuro dell’Argentina. La sfida sarà non solo per Milei, ma anche per Kirchner e il suo partito, che dovranno dimostrare di avere un’alternativa credibile per affrontare le sfide economiche e sociali del paese. Mentre il dibattito politico si intensifica, le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà l’Argentina e quale sarà il ruolo di potenze esterne come gli Stati Uniti nel plasmare il suo destino economico.