Il caso che coinvolge Nicolai Lilin e l’inviata della Rai, Stefania Battistini, ha attirato l’attenzione del pubblico e dei media per la sua gravità e le implicazioni legate alla libertà di stampa. Lilin, autore del noto libro “Educazione siberiana”, è stato citato in giudizio per aver lanciato minacce nei confronti della Battistini e del suo operatore, Simone Traini. Il tribunale di Milano ha deciso di proseguire con il processo dopo aver esaminato le inquietanti dichiarazioni dello scrittore sul suo canale YouTube, rilasciate tra il 16 e il 20 agosto 2024.
le minacce di lilin
Le affermazioni di Lilin hanno destato preoccupazione per il loro tono minaccioso. In un video, ha dichiarato: «Se un giorno vi troverete un po’ di polonio nel tè, sappiate che vi siete scavati la fossa da soli». Questa frase, che allude a un possibile avvelenamento, è stata pronunciata in riferimento al lavoro dei due giornalisti in Ucraina, dove stavano documentando un’incursione delle forze ucraine in territorio russo. È importante notare che i giornalisti erano già sotto scorta a causa di un mandato d’arresto internazionale emesso dal tribunale distrettuale Leninsky di Kursk, in Russia, per “entrata illegale nella Federazione Russa”, con una potenziale pena di cinque anni di carcere.
il contesto geopolitico
Le parole di Lilin non si sono limitate a minacciare i giornalisti, ma hanno incluso anche riferimenti ai servizi segreti militari russi, i GRU, affermando: «Starete certi che in 2, 3, 5 anni comunque vi troveranno. E vi faranno a pezzi a loro modo, ovviamente io dico in modo metaforico». Queste dichiarazioni hanno sollevato allarmi non solo per la loro natura intimidatoria, ma anche per il contesto geopolitico in cui si inseriscono. La guerra in Ucraina ha aumentato le tensioni tra Russia e Occidente, e le affermazioni di Lilin sembrano riflettere una retorica che potrebbe incitare all’odio contro i giornalisti.
le reazioni legali e sociali
La Procura di Milano, guidata dalla pm Francesca Crupi, ha deciso di procedere con il processo, considerando la gravità delle affermazioni di Lilin. L’avvocata dello scrittore, Eleonora Piraino, ha manifestato fiducia nel sistema giudiziario, sottolineando che il caso sarà esaminato con attenzione. La notifica del procedimento è avvenuta in modo inusuale, durante uno scalo di Lilin in un aeroporto italiano, senza un’udienza preliminare, suscitando curiosità sulle procedure legali.
Oltre a Lilin, altre due persone sono state coinvolte nel caso. Un ingegnere di 59 anni, attivo su Telegram, ha lanciato frasi infelici, augurando “trattamenti israeliani” al cameraman, mentre un disoccupato di 50 anni ha inviato messaggi di condoglianze alla Battistini, utilizzando termini dispregiativi e invocando misure estreme. Le reazioni legali a queste affermazioni variano, con avvocati che contestano la validità delle accuse e sottolineano la mancanza di contenuto diffamatorio diretto.
La controversia ha messo in luce questioni più ampie riguardanti la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti, soprattutto in contesti di conflitto. La guerra in Ucraina ha reso il lavoro dei giornalisti sempre più pericoloso, e le minacce di violenza, sia verbali che fisiche, sono diventate una crescente preoccupazione. La sentenza che emergerà dal processo di Lilin non solo influenzerà il suo futuro, ma potrebbe anche inviare un messaggio cruciale sul trattamento dei giornalisti e sulla libertà di espressione, in un periodo in cui il mondo affronta sfide sempre più complesse in materia di informazione.