Una casa infestata dai fantasmi, un padre umano sempre più malato e una serie di ombre minacciose: queste sono le inquietanti premesse di “Good Boy”, il thriller horror soprannaturale che segna il debutto alla regia di Ben Leonberg. Questo film, che ha già conquistato la critica negli Stati Uniti, è pronto a far il suo ingresso al festival Alice nella Città, un evento parallelo alla Festa del Cinema di Roma, prima di approdare sulle piattaforme grazie a Midnight Factory, che ha acquisito i diritti da Maestro Distribution.
Ben Leonberg, che ha ricoperto anche i ruoli di cosceneggiatore e direttore della fotografia, ha deciso di mettere in primo piano il suo stesso cane, Indy, un Nova Scotia Duck Tolling Retriever. La scelta di Indy non è stata casuale. “L’idea di base per la storia è emersa da un’osservazione che chiunque abbia un cane può comprendere – spiega Leonberg -: a volte non si riesce a capire perché il nostro amico a quattro zampe abbaia o fissa un punto nel vuoto. Questo ci porta a immaginare il peggio, e così ho pensato a come sarebbe raccontare una storia dal punto di vista di un cane che si trova in una casa piena di fantasmi”.
il processo di realizzazione
Il processo di realizzazione del film ha richiesto tre anni, durante i quali Leonberg e la sua compagna, Kari Fischer, hanno lavorato a stretto contatto con Indy. “Indy non è un cane addestrato e conosce solo alcuni comandi di base – racconta Fischer – ma la sua curiosità e intelligenza ci hanno spinto a utilizzare la creatività per ottenere quelle espressioni piene di interrogativi che volevamo”. I momenti di sorpresa e stimolo per Indy non sono stati pochi: nel corso delle riprese, i registi hanno dovuto inventare continuamente nuovi suoni e situazioni per mantenere alta l’attenzione del cane e catturare le sue reazioni genuine.
la trama di “good boy”
La trama di “Good Boy” ruota attorno a Todd, interpretato da Shane Jensen, un trentenne che combatte una grave malattia e decide di ritirarsi nella vecchia casa di famiglia, situata in una remota zona di campagna e appartenuta al nonno. Stanco delle lunghe degenze in ospedale e desideroso di rifugiarsi in un luogo familiare, Todd sperimenta però una crescente solitudine, accentuata dall’oscurità che avvolge la casa. Ma è Indy, il suo fedele retriever, a iniziare a percepire presenze oscure che si annidano tra le mura, ampliando il senso di minaccia che si fa sempre più palpabile con il deteriorarsi delle condizioni di Todd.
Mentre Todd passa le sue giornate a guardare film horror e misteriosi filmati di famiglia, Indy si ritrova a navigare in un flusso di visioni e presagi che mescolano passato e presente. La narrazione non si limita a esplorare i canoni del genere horror, ma affronta anche temi profondi come la perdita, il lutto e il difficile rapporto con la malattia. “Questi temi sono emersi naturalmente sia durante la scrittura che nelle riprese, grazie alle reazioni di Indy – racconta Leonberg -. I cani, infatti, sono in grado di percepire cose che noi non possiamo riconoscere, compresa la malattia. Inoltre, spesso, la perdita di un animale amato è uno dei primi contatti che abbiamo con la morte”.
un messaggio di speranza
L’idea di sviluppare questa storia è nata durante la pandemia, un periodo che ha amplificato sentimenti di isolamento e solitudine. “Il capo dei servizi medici negli Stati Uniti ha dichiarato che dal Covid è emersa un’epidemia di solitudine – spiega Fischer, che è anche Program Officer scientifica presso la Lupus Research Alliance e ha un dottorato in medicina al Weill Cornell Medicine -. Questa condizione è riflessa nel personaggio di Todd”. La scelta di raccontare la storia dal punto di vista di Indy ha permesso a Leonberg e Fischer di apparire anche fisicamente nel film, interpretando i gesti e le manifestazioni di affetto nei confronti di Todd, rendendoli autentici e toccanti.
“Good Boy” si propone quindi non solo come un thriller horror, ma anche come un’opera che invita a riflettere sulle relazioni, sulla fragilità della vita e sull’importanza degli animali nella nostra esistenza. La presenza di Indy non è solo quella di un semplice animale domestico, ma diventa un simbolo di fedeltà e amore in un momento di grande vulnerabilità. La sua capacità di percepire l’inafferrabile e il suo legame indissolubile con Todd offrono uno sguardo unico su ciò che significa affrontare la paura e l’incertezza, rendendo il film un’esperienza emozionante e profondamente umana.
Con il debutto di “Good Boy”, Ben Leonberg non solo ci invita a esplorare il mondo dell’ignoto e delle paure, ma ci ricorda anche il potere dell’amore e della compagnia, specialmente nei momenti più bui. La storia di Todd e Indy è una testimonianza di quanto i legami che formiamo possano aiutarci a superare anche le sfide più spaventose, rendendo il film un’opera da non perdere.