Il caso di Gianluca Soncin, il 52enne accusato dell’omicidio della fidanzata Pamela Genini, ha sollevato un’ondata di shock e indignazione. Nonostante le gravi accuse di premeditazione, stalking e crudeltà, Soncin ha scelto di rimanere in silenzio durante l’interrogatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari (gip) Tommaso Perna. La decisione del gip di confermare la custodia cautelare in carcere ha evidenziato la gravità della situazione e il rischio concreto che l’imputato potesse colpire nuovamente, non solo Pamela, ma anche il suo ex fidanzato, con il quale la giovane aveva mantenuto rapporti amichevoli.
Una storia di violenza e premeditazione
Il gip ha descritto l’azione di Soncin come una vera e propria “spedizione premeditata”. Secondo le indagini, l’uomo aveva preso un duplicato delle chiavi dell’abitazione di Pamela almeno una settimana prima dell’omicidio, dimostrando una pianificazione dettagliata e ossessiva. Questa relazione tossica era caratterizzata da un controllo maniacale, con Soncin che non accettava la possibilità di un allontanamento da parte della ragazza. L’idea di perdere Pamela lo ha spinto a compiere un atto estremo, un gesto che il gip ha definito “futile e bieco”, privo di qualsiasi giustificazione umana.
La violenza di Soncin non si limitava solo all’omicidio. La testimonianza dell’ex fidanzato di Pamela ha rivelato un quadro inquietante di minacce e intimidazioni. In diverse occasioni, Soncin aveva:
- Puntato una pistola al ventre della giovane.
- Utilizzato la violenza come strumento per mantenere il controllo su di lei.
La paura costante che Pamela viveva quotidianamente è stata sottolineata anche dal fatto che, nonostante le minacce e gli episodi di violenza, lei non aveva mai formalmente denunciato Soncin. Questo ha portato il gip a esprimere amarezza, ricordando un intervento della polizia a casa di Pamela lo scorso 9 maggio, quando lei aveva minimizzato la situazione, definendo Soncin come un semplice “amico”.
La scoperta di armi in casa di Soncin
Le indagini hanno portato al sequestro di una serie di armi nella casa di Soncin a Cervia, inclusi coltelli a serramanico e pistole scacciacani. Questo arsenale ha ulteriormente evidenziato il potenziale pericolo rappresentato dall’uomo, un dettaglio che ha pesato nelle decisioni del gip. I coltelli rinvenuti erano simili a quello utilizzato per l’omicidio di Pamela, suggerendo una premeditazione non solo nell’atto finale, ma anche nell’acquisizione degli strumenti di violenza.
Una vita segnata dalla paura
L’ex moglie di Soncin ha espresso il suo sconcerto e dolore per quanto accaduto, sottolineando di non avere più alcun legame con l’uomo. La sua dichiarazione ha messo in luce come la violenza possa avere ripercussioni non solo sulla vittima, ma anche sulle persone vicine all’autore del crimine. La famiglia di Pamela Genini è ora in lutto, e la comunità si è mobilitata per sostenere le vittime di violenza domestica, evidenziando l’importanza di denunciare questi comportamenti prima che si arrivi a tragedie come questa.
La questione delle denunce precedenti
La Procura di Milano, sotto la direzione di Marcello Viola, sta esaminando la possibilità che ci siano state altre denunce contro Soncin in altre sedi giudiziarie. La testimonianza di amici e conoscenti ha rivelato un lungo periodo di vessazioni, intimidazioni e violenze che Soncin ha perpetrato nei confronti di Pamela per più di un anno e mezzo. Questi racconti fanno emergere un quadro preoccupante di una relazione segnata da una continua escalation di violenza, che ha portato alla tragica conclusione.
Le indagini continuano a raccogliere prove e testimonianze per chiarire le dinamiche che hanno portato all’omicidio. Il primo accertamento medico legale ha già confermato che Pamela ha subito almeno 24 coltellate, ma sarà l’autopsia a fornire un quadro più dettagliato e preciso delle circostanze della sua morte. Il pool di esperti, guidato dalla nota anatomopatologa Cristina Cattaneo, si prepara a effettuare l’esame autoptico nei prossimi giorni.
La comunità è scossa da quanto accaduto, e ci si interroga su come sia possibile che episodi di violenza così gravi possano avvenire. Le indagini continueranno a cercare di ricostruire gli eventi del tragico martedì, quando l’ex fidanzato di Pamela, presente al telefono al momento dell’accaduto, ha avvertito la polizia, ma non è riuscito a salvarla in tempo. Le grida di aiuto di Pamela risuonano ancora nelle orecchie di chi ha seguito questa terribile vicenda, un monito su quanto sia fondamentale prendere sul serio ogni segnale di allerta e supportare le vittime di violenza domestica.