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Grazia: il riscatto di Deledda raccontato sul grande schermo

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Grazia: il riscatto di Deledda raccontato sul grande schermo
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Dall’entroterra della Sardegna al prestigioso Premio Nobel per la letteratura del 1926, la vita di Grazia Deledda è un viaggio di riscossa e determinazione, una storia che continua a ispirare generazioni. A questa straordinaria figura, unica scrittrice italiana a ricevere il Nobel, è dedicato il film “Grazia”, diretto da Paola Columba. L’opera non si presenta come un biopic tradizionale, ma come un racconto di formazione di una giovane donna che lotta per affermare la propria identità in una società dominata da rigide convenzioni patriarcali.

La visione di Paola Columba

Paola Columba, regista e autrice del premiato documentario “Femminismo!”, descrive il film come una narrazione che esplora la vita di una giovane Grazia, un personaggio inquieto che si sente imprigionato in un contesto sociale asfissiante. La regista sottolinea come la storia di Grazia sia una testimonianza di tenacia e coraggio, un percorso di autoaffermazione che si rivolge direttamente alle giovani donne di oggi, invitandole a trovare la propria voce e a perseguire i propri sogni. Il film è stato scritto insieme a Fabio Segatori, offrendo una visione intima e profonda della vita della scrittrice.

Un’ambientazione storica autentica

La pellicola è stata girata nei luoghi in cui Grazia Deledda ha vissuto, nell’entroterra sardo, un paesaggio che sembra congelato nel tempo. Questa scelta non è casuale: la regista ha voluto restituire l’atmosfera di un’epoca e di una cultura che hanno profondamente influenzato l’opera della scrittrice. La Sardegna di fine Ottocento, con i suoi paesaggi mozzafiato e le tradizioni ancestrali, diventa così un personaggio a sé stante, un corredo di storie e di colori che arricchisce la narrazione.

Per ricreare l’ambientazione storica con la massima accuratezza, il team di produzione ha dedicato particolare attenzione ai dettagli, realizzando:

  1. Decine di costumi dell’epoca, cuciti seguendo i modelli originali conservati al Museo delle Civiltà di Roma.
  2. Oltre duemila oggetti della tradizione contadina.
  3. Un treno di fine Ottocento che ha percorso la Sardegna per le riprese del film.

Questa cura filologica non solo arricchisce la rappresentazione visiva, ma rende omaggio al patrimonio culturale sardo.

Un cast di talento

La protagonista del film, Barbara Pitzianti, è un talento emergente che ha già suscitato l’interesse del pubblico. La sua incredibile somiglianza con Grazia Deledda e la sua formazione teatrale a Londra le permettono di interpretare il ruolo con una profondità e una sensibilità che colpiscono. A fianco di Pitzianti, Donatella Finocchiaro, già nota per le sue interpretazioni in film di registi del calibro di Roberto Andò e Giuseppe Tornatore, interpreta il ruolo della madre di Grazia, recitando in sardo antico dopo solo un mese di preparazione. Questo impegno dimostra la dedizione degli attori nel rendere autentica l’esperienza di un’epoca lontana.

Un altro personaggio chiave è Maria Manca, interpretata da Galatea Ranzi, una figura protofemminista che accolse Grazia nel suo salotto letterario a Cagliari. Manca intuì il talento della scrittrice e la sua futura affermazione nel panorama letterario italiano. Questo legame tra le due donne rappresenta un’importante connessione tra il passato e il presente, sottolineando il ruolo delle donne nella cultura e nella letteratura, spesso trascurato dalla storia ufficiale.

L’uscita del film “Grazia” coincide con un rinnovato interesse per l’opera di Deledda, in particolare con la pubblicazione della nuova edizione di “Fior di Sardegna”, il suo primo romanzo, edito da Catartica Edizioni. Questo romanzo, ambientato nella Nuoro del 1891, è considerato un’opera sorprendente, un esordio che cattura l’essenza della Sardegna di fine Ottocento attraverso una narrazione intensa e sentimentale. La scrittura di Deledda, caratterizzata da uno stile già fortemente personale, offre uno spaccato verista della società sarda dell’epoca, con un finale inaspettato che colpisce per la sua forza narrativa.

Il film “Grazia” non si limita a raccontare la vita di una scrittrice, ma si propone di celebrare il potere della narrazione e la resilienza delle donne. La storia di Grazia Deledda, con le sue sfide e le sue conquiste, diventa così un messaggio universale. In un periodo in cui le questioni di genere e di identità sono al centro del dibattito pubblico, l’opera di Columba si inserisce in un contesto di riflessione e di riscoperta di figure storiche che hanno aperto la strada a nuove generazioni. La proiezione del film in diverse città italiane, da Cagliari a Milano, rappresenta non solo un tributo alla Deledda, ma anche un invito a esplorare e a valorizzare le storie delle donne che hanno segnato la cultura e la società.

Written by
Sara Lucchetta

Sono una giornalista appassionata di Università, ricerca e tutto ciò che ruota attorno al mondo dello studio. La mia missione su smetteredilavorare.it è quella di esplorare e raccontare le sfide e le opportunità che gli studenti e i ricercatori affrontano ogni giorno. Credo fermamente nel potere della conoscenza e nel valore dell'istruzione come strumento di cambiamento. Oltre a dedicarmi alla mia passione per l'istruzione, mi piace anche tuffarmi nel mondo dello spettacolo e del cinema. Scrivere di film e eventi culturali mi permette di esprimere la mia creatività e di esplorare le diverse sfaccettature della vita. Quando non sono impegnata a scrivere, mi trovate spesso a cercare nuovi film da vedere o a discutere di tendenze culturali con amici e colleghi. La mia curiosità mi guida in ogni racconto e spero che le mie parole possano ispirare e informare chi legge.

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