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Salute mentale: i liberi professionisti sotto pressione nel mondo del lavoro

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Salute mentale: i liberi professionisti sotto pressione nel mondo del lavoro
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Negli ultimi anni, la salute mentale è diventata un tema di crescente importanza, specialmente in ambito lavorativo. Un’indagine condotta dalla tech company Fiscozen ha rivelato che i liberi professionisti sono la categoria professionale più esposta al rischio di sviluppare problemi di salute mentale legati al lavoro. Ansia, stress e burnout sono tra i sintomi più diffusi tra questi lavoratori, a conferma di una tendenza preoccupante che merita attenzione.

Secondo i dati raccolti, l’86% degli psicologi intervistati ha registrato un aumento dei disturbi legati al lavoro tra i pazienti negli ultimi cinque anni. Questo incremento è allarmante e suggerisce che i liberi professionisti, che spesso operano in condizioni di precarietà e in un contesto altamente competitivo, sono particolarmente vulnerabili. Le cause sono molteplici e vanno dalla mancanza di stabilità economica all’eccessivo carico di lavoro e responsabilità.

categorie più a rischio

Tra le categorie più a rischio, dopo i liberi professionisti, si trovano i lavoratori dipendenti del settore privato e quelli del pubblico, mentre dirigenti, manager e imprenditori sembrano essere meno colpiti da questi disturbi. Questa differenza potrebbe derivare dalle diverse modalità di lavoro e dalle risorse disponibili a ciascuna categoria, che influenzano la capacità di gestire lo stress e le pressioni quotidiane.

L’indagine ha messo in luce che i disturbi più comuni tra i liberi professionisti sono:

  1. Ansia (25%)
  2. Stress (21%)
  3. Burnout (15%)
  4. Insonnia (12%)
  5. Difficoltà relazionali (10%)
  6. Depressione (8%)
  7. Scarsa autostima (7%)

Questi numeri evidenziano la necessità di un intervento tempestivo e mirato per affrontare le problematiche di salute mentale.

segnali di allerta

Ogni individuo ha una storia personale che può influenzare la propria salute mentale; tuttavia, gli psicologi hanno identificato alcuni segnali comuni tra i liberi professionisti in difficoltà. Spesso, i campanelli d’allarme vengono ignorati o minimizzati, considerati come aspetti normali della vita lavorativa. Tra questi segnali ci sono piccole somatizzazioni come mal di testa, contratture e dolori muscolari, sintomi fisici che possono derivare dallo stress accumulato.

Oltre a questi, gli esperti segnalano anche un’intensificazione di disturbi fisici latenti che possono riemergere a causa del calo delle difese immunitarie, irritabilità crescente e nervosismo costante. Questi sintomi possono manifestarsi attraverso cali improvvisi di energia e motivazione, che spesso portano alla procrastinazione.

In aggiunta, molti liberi professionisti sperimentano disturbi del sonno e alterazioni nelle abitudini alimentari, fattori che influiscono ulteriormente sul loro benessere psicologico. La difficoltà di concentrazione e l’isolamento sociale sono altre problematiche rilevate, insieme alla chiusura all’interno della principale relazione affettiva. Questi aspetti non solo colpiscono la vita lavorativa, ma anche quella personale, creando un circolo vizioso difficile da rompere.

strategie per il benessere

Il contesto attuale, caratterizzato da una crescente incertezza economica e da un mercato del lavoro in continua evoluzione, non fa che esacerbare questi problemi. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente messo alla prova la salute mentale di molti lavoratori, in particolare dei liberi professionisti, che spesso si sono trovati a dover affrontare una diminuzione dei clienti e un aumento delle difficoltà economiche.

In questo scenario, è fondamentale che i liberi professionisti riconoscano i segnali di allerta e non trascurino il proprio benessere psicologico. La cura della salute mentale deve diventare una priorità, e ciò può avvenire attraverso diverse strategie:

  1. Stabilire una rete di supporto, sia personale che professionale, che possa offrire ascolto e comprensione.
  2. Dedicare del tempo al relax e al recupero, praticando attività fisica regolare, meditazione o hobby che permettano di staccare dalla routine lavorativa.
  3. Stabilire limiti chiari tra vita professionale e vita privata per prevenire il burnout.
  4. Conoscere i propri limiti e imparare a dire di no, quando necessario.

Il dialogo aperto con colleghi e professionisti del settore può contribuire a creare un ambiente di lavoro più sano e supportivo. Inoltre, le aziende e le organizzazioni dovrebbero promuovere politiche che favoriscano il benessere mentale, offrendo risorse e strumenti per gestire lo stress e migliorare la qualità della vita lavorativa.

Con l’aumento della consapevolezza riguardo alla salute mentale, è fondamentale continuare a promuovere la ricerca e l’educazione su questo tema, affinché tutti, inclusi i liberi professionisti, possano beneficiare di un ambiente lavorativo più sano e sostenibile.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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