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S&P: Italia mantiene rating e prospettive stabili

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S&P: Italia mantiene rating e prospettive stabili
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L’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) ha recentemente confermato il rating ‘BBB+’ per l’Italia, mantenendo un outlook stabile. Questo segnale positivo arriva dopo che S&P era stata la prima a migliorare il voto sul paese lo scorso aprile, un passo significativo che ha aperto la strada a un’analisi più favorevole delle finanze italiane. La notizia è stata accolta con favore anche in vista della recente decisione di Fitch, che ha seguito S&P nel migliorare il proprio giudizio sullo stato dell’economia italiana.

Il mantenimento del rating ‘BBB+’ e l’outlook stabile sono attribuiti a diversi fattori, tra cui una maggiore stabilità politica e un miglioramento dei conti pubblici. Secondo le ultime stime del Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpfp), il deficit italiano è previsto tornare attorno al 3% nel 2023, un dato che rappresenta un importante passo verso una gestione più sostenibile delle finanze pubbliche.

Stabilità del mercato dei titoli di Stato

Anche il mercato dei titoli di Stato ha mostrato segni di stabilità, con lo spread del BTP decennale rispetto al Bund tedesco che si attesta attorno agli 80 punti. Tuttavia, è importante notare che, nonostante la chiusura di oggi abbia visto un leggero rialzo dello spread, passando da 80,5 a 81,7 punti, il rendimento rimane in calo, sebbene non in misura pari alla diminuzione del tasso dei titoli tedeschi. Questo scenario potrebbe indicare una certa resistenza del mercato italiano, nonostante le fluttuazioni.

Con l’attenzione rivolta al rating di Moody’s, che a maggio ha confermato il giudizio a Baa3, un gradino sopra il livello ‘junk’, ci si aspetta che l’agenzia aggiorni il proprio outlook il 21 novembre. La revisione di Moody’s potrebbe avere un impatto significativo sulla percezione globale dell’economia italiana, e il mercato attende con interesse i dettagli di questa valutazione.

Difficoltà nel settore manifatturiero

Tuttavia, nonostante queste notizie positive sul fronte del rating, non tutti i dati macroeconomici sono rassicuranti. Il settore manifatturiero italiano continua a mostrare segni di difficoltà, con la produzione industriale che ha registrato un calo ad agosto. Dopo due mesi di leggera ripresa, l’indice della produzione è tornato in territorio negativo, segnando una flessione del 2,4% rispetto a luglio e del 2,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

È fondamentale considerare che agosto è un mese caratterizzato da chiusure per ferie e una limitata attività produttiva. Tuttavia, l’analisi della serie storica evidenzia un trend preoccupante, con tutti i dati da agosto 2023 in poi che mostrano segni negativi, interrotti solo da aprile e luglio scorsi. Questa situazione ha sollevato allarmi tra consumatori ed esercenti, preoccupati per le prospettive future.

Analisi dettagliata della produzione industriale

L’analisi dei dati Istat del periodo giugno-agosto mostra una diminuzione della produzione industriale pari allo 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche se il calo è diffuso tra i principali raggruppamenti industriali, i beni di consumo hanno registrato un decremento dell’1,2% su base mensile e del 2,3% su base annua. In particolare, il settore dell’energia ha visto una contrazione dello 0,6% rispetto al mese precedente e un impressionante -8,6% rispetto all’anno passato.

Esaminando i settori specifici, la flessione più rilevante si riscontra nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria, con un calo del 13,5% su base annua. Altre industrie manifatturiere, come la riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature, hanno visto una riduzione del 6,4%. Tuttavia, non mancano i settori che hanno registrato incrementi: la produzione di prodotti farmaceutici è aumentata del 16,1%, seguita dalla fabbricazione di mezzi di trasporto (+9,9%) e dalla produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+7,1%).

Di fronte a questo quadro incerto, si alzano voci sempre più forti che chiedono misure per rilanciare i consumi delle famiglie. Secondo Confcommercio, il dato sulla produzione industriale di agosto, pur essendo da interpretare con cautela a causa delle peculiarità del mese, rappresenta un ulteriore segnale delle difficoltà dell’economia italiana nel superare la fase di stallo attuale. Anche il sindacato Cgil ha espresso preoccupazione, sottolineando la “sostanziale incapacità del governo di affrontare la più grande crisi produttiva dalla Seconda guerra mondiale“.

Infine, il Codacons ha definito la situazione attuale come un “tracollo”, che mette in discussione le speranze di ripresa intraviste a luglio. A complicare ulteriormente la situazione sono anche i dazi imposti dagli Stati Uniti, che potrebbero aggravare i dati economici previsti per il 2025, rischiando di influenzare negativamente le prospettive di crescita del settore industriale italiano.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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