L’inchiesta su presunti atti di corruzione all’interno della procura di Pavia ha rivelato dettagli inquietanti riguardo al comportamento di alcuni pubblici ministeri. Tra i principali indagati figura il pm Pietro Paolo Mazza, attualmente in servizio a Milano e precedentemente procuratore aggiunto a Pavia nel 2019. Le accuse nei suoi confronti si concentrano su un presunto peculato e corruzione in atti giudiziari, svelando un sistema di favoritismi e scambi illeciti legati all’assegnazione di incarichi.
Le accuse contro Pietro Paolo Mazza
Secondo le indagini, Mazza avrebbe stipulato un accordo con una società di intercettazioni, la Esitel, gestita dai fratelli Raffaele e Cristiano D’Arena, in cambio di favori e incarichi professionali. Una delle operazioni più controverse riguarda un’Audi A5 del valore di 85.000 euro, inizialmente noleggiata dalla procura ma successivamente riscattata da Mazza per soli 20.000 euro. Questo episodio ha suscitato interrogativi sull’integrità del sistema giudiziario pavese e sul modo in cui vengono gestiti i contratti pubblici.
Il pizzino di Giuseppe Sempio
A complicare ulteriormente la situazione è emerso un nuovo pizzino attribuito a Giuseppe Sempio, già sotto inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. Nella nota, Sempio sembra alludere alla possibilità che, se l’indagine venisse archiviata, il nome del figlio Andrea Sempio dovrebbe essere incluso nei documenti di archiviazione. Andrea Sempio è attualmente coinvolto in un caso di grande interesse mediatico e pubblico, e il suo legame con la famiglia Sempio ha portato a speculazioni sulla possibilità di manipolazione delle prove, in particolare riguardo al DNA.
L’operazione “Clean 2” e le sue implicazioni
L’indagine su Mazza è parte della più ampia operazione denominata “Clean 2”, che si concentra su un sistema di corruzione all’interno della procura di Pavia. I magistrati stanno esaminando non solo gli atti di Mazza, ma anche quelli di altri funzionari, come il maggiore Maurizio Pappalardo e il maresciallo Antonio Scoppetta, già condannato a 4 anni e mezzo di reclusione per reati simili. Scoppetta era direttamente coinvolto nella gestione delle intercettazioni, comprese quelle riguardanti la famiglia Sempio.
Un aspetto inquietante dell’indagine è rappresentato dalla testimonianza della pm Giulia Pezzino, coassegnataria con Venditti dell’indagine su Sempio. La Pezzino ha deciso di dimettersi dalla magistratura un anno fa, a soli 45 anni, sollevando interrogativi sul clima all’interno della procura e sulle pressioni a cui i magistrati possono essere sottoposti.
Conclusioni sull’inchiesta e le sue ripercussioni
Le indagini hanno messo in luce anche il contesto in cui sono state effettuate le intercettazioni. Il giorno prima della redazione dell’appunto incriminato, Venditti e Pezzino avevano dato incarico ai carabinieri di installare le cimici nelle abitazioni dei Sempio. Le intercettazioni rivelano le preoccupazioni e le pressioni a cui erano sottoposti, in particolare riguardo all’immagine pubblica e alla percezione del processo.
Le automobili coinvolte nelle indagini, come l’Audi Q5, la Mercedes Executive e la BMW Premium, sono diventate simboli tangibili di un sistema corrotto. La Guardia di Finanza ha tracciato i movimenti finanziari e ha scoperto che le vendite delle auto erano avvenute a prezzi significativamente gonfiati, coinvolgendo la Cr Service, la società di noleggio, in tutte le transazioni. Questi dettagli alimentano i sospetti su un sistema di complicità tra pubblici ufficiali e privati, dove il confine tra legalità e illegalità sembra sfumare.
La prosecuzione dell’inchiesta rivela non solo la fragilità dell’integrità giudiziaria, ma anche le ripercussioni che tali scandali possono avere sulla fiducia del pubblico nel sistema legale. La storia di Garlasco, con i suoi drammi e le sue incertezze, continua a svelare un quadro complesso, dove la giustizia è messa alla prova da interessi personali e dinamiche di potere.