La recente intervista di Massimo Lovati a Fabrizio Corona ha acceso un acceso dibattito attorno al caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. Lovati, avvocato di Andrea Sempio, indagato in concorso per omicidio, ha avanzato accuse gravi nei confronti del procuratore aggiunto di Pavia, il dottor Civardi, etichettandolo come «quello dell’Opus Dei». Queste affermazioni hanno suscitato una reazione immediata da parte della procura di Pavia, che ha ritenuto necessario chiarire alcuni punti chiave della vicenda.
Durante l’intervista, Lovati ha criticato l’operato del procuratore, sostenendo che fosse lui a voler l’archiviazione del caso. Questa ricostruzione è stata definita «oggettivamente destituita di ogni fondamento» dal procuratore Fabio Napoleone, il quale ha contestato punto per punto le affermazioni di Lovati, evidenziando imprecisioni e malintesi riguardanti la cronologia e le dinamiche dell’indagine.
La riapertura del caso Garlasco
Il caso di Garlasco ha una storia legale complessa, caratterizzata da colpi di scena e indagini che hanno portato a un processo controverso. Chiara Poggi, una giovane studentessa, fu trovata morta nel suo appartamento nel 2007, e le indagini iniziali portarono alla condanna di Alberto Stasi, il suo ex fidanzato, a una pena di 16 anni per omicidio. Tuttavia, nel corso degli anni, nuove evidenze e tecnologie hanno spinto la difesa di Stasi a richiedere la riapertura del caso.
La procura di Pavia ha evidenziato che la nuova indagine è stata avviata a seguito della presentazione di una relazione di esperti in genetica forense, depositata dalla difesa di Stasi nel 2023. Questa relazione, firmata dal dottor Ugo Ricci, specialista presso l’Università di Careggi a Firenze, ha sollevato dubbi sulle evidenze utilizzate per la condanna di Stasi, in particolare riguardo alle tracce di DNA rinvenute sulle unghie della vittima.
Le tracce di DNA e gli accertamenti
Secondo quanto comunicato dalla procura, il Dipartimento di Genetica Forense dell’Università di Pavia è stato incaricato di effettuare accertamenti tecnici sulle tracce di DNA, che avrebbero potuto riscrivere la storia del caso. Le analisi, condotte dai consulenti dott. Carlo Previderè e dott.ssa Pierangela Grignani, erano mirate a verificare la presenza di eventuali tracce di DNA di Andrea Sempio, emerso come possibile nuovo sospettato.
La riapertura delle indagini ha quindi avuto una base scientifica, contrariamente a quanto sostenuto da Lovati. La procura ha chiarito che la richiesta di riapertura delle indagini è stata depositata il 14 febbraio 2024, firmata dal procuratore Napoleone e dai sostituti Andrea Zanoncelli e Valentina De Stefano. Solo dopo questa data Civardi ha ricevuto l’incarico di seguire il caso, una tempistica che contraddice le affermazioni di Lovati.
La posizione della procura
In un comunicato ufficiale, la procura di Pavia ha ribadito la propria posizione, affermando che le accuse di Lovati non solo sono infondate, ma tendono a minare la credibilità del lavoro svolto dai magistrati. La procura ha chiarito che la riapertura del caso non è stata determinata da pressioni esterne o interessi particolari, ma esclusivamente da una nuova evidenza scientifica che ha meritato un approfondimento.
Il procuratore Napoleone ha comunicato che l’ufficio ha sempre operato nell’interesse della giustizia, sottolineando come la legalità e la verità siano obiettivi primari. Inoltre, la procura ha invitato a non strumentalizzare il caso per fini personali o mediatici, rimarcando l’importanza di un processo giuridico equo e basato su fatti concreti.
L’intervista di Lovati ha scatenato un acceso dibattito nell’opinione pubblica e nei media, con reazioni contrastanti da parte di esperti di diritto e criminologi. Mentre alcuni sostengono la necessità di una revisione del processo alla luce delle nuove evidenze, altri avvertono il rischio di una giustizia influenzata da fattori esterni e clamore mediatico.
Il caso di Garlasco continua a essere uno dei più dibattuti e controversi della cronaca italiana, rappresentando un triste esempio di come la giustizia possa essere influenzata da fattori esterni e percezioni personali. La tensione tra verità e giustizia rimane al centro del dibattito, con la comunità in attesa di sviluppi significativi e chiarificatori. La procura di Pavia sembra determinata a chiarire ogni aspetto della vicenda, per fare luce su un caso che ha segnato la storia recente della giustizia italiana.