La notte del 5 ottobre, Roma è stata teatro di un grave episodio di violenza che ha riacceso l’attenzione sulle tensioni politiche nella capitale. In piazza Vittorio, nei pressi del Bar allo Statuto, un gruppo di circa trenta persone, armate di caschi e bastoni, ha lanciato un attacco contro alcuni simpatizzanti del movimento pro Palestina. Questo attacco si inserisce in un contesto di manifestazioni di sostegno alla causa palestinese che si stanno svolgendo in diverse città italiane. Le immagini delle telecamere di sorveglianza e dei passanti hanno immortalato il momento in cui gli aggressori, urlando slogan come “Boia chi molla” e intonando “Faccetta nera”, hanno fatto irruzione nel locale, rovesciando tavoli e sedie in un attacco che ricorda le azioni delle squadre fasciste del passato.
L’indagine della procura di Roma
La procura di Roma ha avviato un’inchiesta, raccogliendo prove video e testimonianze. Le indagini sembrano concentrarsi su CasaPound, il noto movimento neofascista con sede in via Napoleone III. Secondo quanto riportato da Marco Carta su La Repubblica, l’ipotesi è che l’agguato possa essere partito proprio dal quartier generale di CasaPound, dove il clima di tensione era già palpabile a causa di un attacco subito da un gruppo di anarchici nei giorni precedenti.
Il clima di violenza crescente
Il 5 ottobre, i cortei a favore della Palestina hanno richiamato in piazza centinaia di manifestanti, molti dei quali esprimevano solidarietà al popolo palestinese. Durante la manifestazione, un gruppo di anarchici aveva tentato di avvicinarsi alla sede di CasaPound, lanciando bombe carta e bottiglie, provocando la reazione dei residenti della zona. Questo episodio ha generato un clima di tensione che ha culminato nell’agguato al Bar allo Statuto.
- Attacco al Bar allo Statuto: un gruppo di estrema destra ha pubblicato un’immagine sul canale Telegram “EstremoCentroRoma”, dove i membri del gruppo, riconoscibili dalle giacche e dai caschi, hanno commentato: “Noi ancora in piedi come le colonne di Roma”.
- Impatto sulle vittime: tra le vittime dell’aggressione c’era un ragazzo con la kefiah, simbolo di resistenza, che è stato accerchiato e aggredito da sette persone. La violenza ha avuto un impatto immediato, con sassi lanciati e una fuga confusa degli aggressori.
La risposta delle autorità
Le autorità stanno monitorando attentamente la situazione e la Digos ha già avviato indagini dettagliate per identificare i partecipanti all’agguato. Le immagini delle telecamere di sorveglianza saranno fondamentali per ricostruire i dettagli di quanto accaduto e per assicurare i responsabili alla giustizia. La speranza è di arrivare a una condanna esemplare per chi promuove la violenza come strumento di lotta politica.
Questo episodio ha riacceso il dibattito sulla necessità di proteggere i diritti civili e la libertà di espressione in un contesto di crescente polarizzazione politica. Le manifestazioni a favore della Palestina, spesso oggetto di attacchi da parte di gruppi di estrema destra, evidenziano l’urgenza di un dialogo costruttivo e pacifico, oltre alla protezione dei diritti di tutte le parti coinvolte.