Il caso di Unabomber continua a sollevare interrogativi e preoccupazioni, specialmente dopo i recenti sviluppi riguardanti la perizia genetica, attesa per ben due anni. I risultati, purtroppo, si sono rivelati deludenti: nessuna corrispondenza è stata trovata tra i profili genetici degli undici indagati e i reperti analizzati. Questa situazione ha riacceso il dibattito sulla mancanza di progressi significativi nell’inchiesta, come riportato dai media del Gruppo Nem, tra cui ilfriuli.it.
la perizia genetica e i suoi risultati
La perizia, condotta da Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, e da Elena Pilli, antropologa molecolare forense, è stata definita come una «perizia corposissima». Tuttavia, il risultato è stato una fumata nera, lasciando la comunità e le vittime senza risposte concrete. Le prime indiscrezioni indicano che la documentazione completa sarà disponibile nei prossimi giorni, ma al momento non ci sono nuove piste da seguire.
- La perizia ha coinvolto dieci reperti.
- Nessuna corrispondenza con i profili genetici degli undici indagati.
- La conferma delle tracce genetiche appartenenti a soggetti diversi ha aumentato la frustrazione.
la reazione degli indagati e delle vittime
La frustrazione è palpabile, in particolare per Maurizio Paniz, avvocato di Elvio Zornitta, il quale ha sottolineato l’assurdità di un’attesa così lunga per una perizia che non ha portato a risultati concreti. Zornitta, ingegnere di Corva di Azzano Decimo, ha vissuto un vero e proprio incubo dal 2004, quando è stato inizialmente inquisito e poi scagionato nel 2009. Paniz ha dichiarato: «Distruggere la vita delle persone non è accettabile ed è inconcepibile attendere due anni per una perizia».
Zornitta ha espresso pessimismo riguardo ai risultati, ipotizzando che Unabomber possa essere morto. Ha affermato che l’assenza di nuovi attentati dal 2006 suggerisce che l’attentatore misterioso potrebbe aver chiuso il capitolo della sua carriera criminale.
le prospettive future dell’inchiesta
L’inchiesta, riaperta a novembre 2022 dalla Procura di Trieste, sembra ora trovarsi in una fase di stallo. Le accuse contro i vari indagati sono cadute in prescrizione, e nonostante gli attentati che hanno terrorizzato il Veneto e il Friuli Venezia Giulia tra il 1994 e il 1996 e successivamente tra il 2002 e il 2006, le possibilità di condanne appaiono ridotte. I prelievi di DNA hanno coinvolto 21 persone, ma attualmente solo 11 rimangono indagati.
Il mistero di Unabomber continua a pesare sulle vite di chi è coinvolto, e la mancanza di prove concrete rende la giustizia sempre più lontana. Le famiglie delle vittime, come Francesca Girardi, e gli indagati, incluso Zornitta, vivono nella speranza di un chiarimento, ma il futuro rimane incerto. Le autorità sono chiamate a trovare nuove piste per risolvere un caso che ha afflitto l’Italia per quasi tre decenni, mentre la frustrazione e l’impotenza permeano l’intero contesto investigativo.