Il panorama dei consumi alimentari in Italia sta attraversando una fase di forte crisi, come evidenziato dai recenti dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Ad agosto, si è registrato un aumento del costo della spesa, accompagnato da una significativa diminuzione dei prodotti acquistati. Questo trend riflette una situazione economica in deterioramento, con il potere d’acquisto delle famiglie italiane in costante rallentamento.
Andamento delle vendite al dettaglio
Secondo le rilevazioni dell’Istat, le vendite al dettaglio hanno mostrato ad agosto un calo sia in valore (-0,1%) che in volume (-0,3%) rispetto al mese precedente, luglio. Un confronto con agosto dell’anno precedente mette in evidenza un calo dei consumi reali dell’1,3%, mentre la variazione positiva in valore è stata limitata a soli lo 0,5%. Questo dato è chiaramente insufficiente a coprire l’inflazione, che nello stesso mese ha toccato il 1,6%. In sostanza, gli italiani stanno pagando di più per acquistare meno.
Crisi nel settore alimentare
Il settore alimentare è quello che ha subito il colpo più duro, con un crollo dei consumi reali del 2,2% ad agosto, dopo un -0,8% a luglio e un -0,3% a giugno. Nonostante ciò, le vendite hanno registrato un modesto incremento del fatturato dell’1,6%, ma ciò è avvenuto in un contesto di prezzi alimentari ai massimi storici, con un incremento dei prezzi del 3,8% e un significativo aumento dei beni alimentari non lavorati, che hanno raggiunto un +5,6%.
A influenzare questo calo dei consumi non è solo l’aumento dei prezzi, ma anche la perdita di fiducia dei consumatori. Famiglie e cittadini italiani hanno cominciato a risparmiare di più, un fenomeno che si riflette in una propensione al risparmio che nel secondo trimestre del 2023 ha raggiunto il 9,5%, in aumento rispetto al 6,9% di fine 2022. Questo è avvenuto nonostante un incremento del reddito disponibile lordo dello 0,8%.
Preoccupazioni per il futuro
La Confcommercio esprime preoccupazione per questa tendenza, sottolineando che le famiglie, pur in presenza di un aumento del reddito disponibile reale, continuano a mantenere i consumi al minimo. Questo comportamento si sta consolidando da sette trimestri, evidenziando una rinnovata cautela da parte degli italiani, che sembrano aver rinunciato a intaccare i risparmi per mantenere il proprio tenore di vita. L’idea di una maggiore povertà è diventata, quindi, una realtà da affrontare.
Federdistribuzione ha messo in evidenza che le prospettive di recupero della domanda interna si allontanano sempre di più. Questo scenario di stagnazione avrà ripercussioni negative sulla crescita del Paese nei prossimi mesi. Anche le organizzazioni dei consumatori e Confesercenti hanno denunciato il deterioramento del mercato interno, sottolineando che il fenomeno della desertificazione dei negozi di quartiere è aggravato dalla concorrenza dell’e-commerce.
Impatti dell’e-commerce e delle vendite online
Nel mese di agosto, le vendite online hanno mostrato un incremento tendenziale del 6,1%, in ulteriore aumento rispetto al +2,9% di luglio. Al di fuori del mondo online, l’unico settore che ha registrato un segno positivo è la grande distribuzione, con un +2,5%. Al contrario, le vendite presso le piccole superfici e quelle fuori dai negozi hanno subito un calo rispettivamente del -2,2% e -2,6%. Questo scenario lascia intravedere un futuro incerto per i negozi di quartiere, che faticano a competere con le piattaforme digitali.
In questo contesto complesso, si guarda con attenzione alla prossima Legge di Bilancio. Federdistribuzione ha sottolineato l’importanza di indirizzare le risorse disponibili a sostegno delle famiglie e delle imprese per garantire una crescita stabile e duratura. Confesercenti ha aggiunto che è necessario liberare risorse per sostenere i redditi delle famiglie, con tagli significativi all’Irpef e promuovere interventi mirati per stimolare i consumi.
La manovra economica in arrivo deve affrontare la crisi attuale con urgenza, poiché il rischio di desertificazione commerciale rappresenta non solo una minaccia economica, ma anche una questione sociale per le comunità e la vivibilità delle città italiane. La sfida, quindi, è quella di trovare un modo per riattivare i consumi e garantire un futuro prospero per le famiglie e le imprese, affrontando al contempo le difficoltà legate ai cambiamenti nelle abitudini di acquisto e alle pressioni inflazionistiche.