Una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, è stata recentemente inviata dalla sindaca di San Severo, Lydia Colangelo, per richiamare l’attenzione su un caso che ha suscitato grande preoccupazione nella comunità. Michele D’Angelo, un docente di Biologia di 44 anni presso l’Università dell’Aquila, è attualmente detenuto in Albania dal mese di agosto in regime di custodia cautelare. La sindaca ha chiesto un intervento deciso delle istituzioni italiane, in particolare del Ministero degli Esteri, per garantire la libertà e il rimpatrio del professore.
Il contesto dell’incidente
Il 8 agosto, Michele D’Angelo e la sua compagna, anche lei docente universitaria, stavano viaggiando in una Lancia Ypsilon nei pressi di Fier, in Albania, quando sono stati coinvolti in un incidente stradale. Secondo le informazioni disponibili, il veicolo guidato da D’Angelo ha avuto uno scontro con un’auto di un cittadino albanese, che, stando alle testimonianze e ai filmati, procedeva ad alta velocità. In quel momento, il professore stava viaggiando a una velocità di circa 40 chilometri orari. A seguito dello scontro, D’Angelo ha temporaneamente abbandonato il luogo dell’incidente, un gesto che ha sollevato sospetti tra le autorità locali.
Il giorno successivo, Michele D’Angelo è stato arrestato e condotto in carcere. Nonostante l’incidente non abbia avuto conseguenze gravi, il docente è rimasto in detenzione preventiva senza sviluppi significativi nel suo caso. La sindaca Colangelo esprime un forte senso di ingiustizia, sottolineando la mancanza di prove che giustificherebbero una detenzione così prolungata.
La lettera a Mattarella
Nella sua lettera, Colangelo ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione di Michele D’Angelo, originario di San Severo. Ha evidenziato il legame della comunità con il professore e il desiderio di verità e giustizia. La sindaca ha richiesto l’attivazione di tutti i canali diplomatici, confidando che il Capo dello Stato possa intervenire per risolvere questa situazione che ha generato grande apprensione tra i cittadini.
Colangelo conclude la lettera con un forte appello: «Tutta la comunità sanseverese è in estrema apprensione e confida nel Suo intervento tempestivo e risolutivo affinché la verità emerga su ogni forma di ingiustizia». La sindaca mette in evidenza l’unità e la solidarietà della città nei confronti del professore.
La reazione della comunità
La situazione di Michele D’Angelo ha suscitato un forte dibattito anche sui social media, dove molti cittadini di San Severo hanno espresso preoccupazione e sostegno. La comunità è unita nel richiedere giustizia e nel chiedere che le autorità italiane prendano in seria considerazione il caso del professore. Diverse associazioni locali e gruppi di solidarietà hanno iniziato a organizzare eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere il supporto necessario per la liberazione di D’Angelo.
L’attenzione mediatica sul caso è cresciuta, con articoli e reportage che hanno cercato di fare luce sulla vicenda e le sue implicazioni. La figura di Michele D’Angelo come educatore e professionista rispettato ha contribuito a mobilitare non solo la sua comunità, ma anche un pubblico più ampio interessato a giustizia e diritti umani.
Prospettive future
Mentre la situazione di Michele D’Angelo rimane critica e incerta, la lettera della sindaca Colangelo a Sergio Mattarella rappresenta un importante passo verso la speranza di un intervento efficace da parte delle istituzioni italiane. La comunità di San Severo continua a guardare con apprensione gli sviluppi della vicenda, fiduciosa che la verità e la giustizia possano finalmente emergere, garantendo così il ritorno a casa di un proprio concittadino.
Questo caso mette in luce le sfide legali legate agli incidenti stradali all’estero e l’importanza della solidarietà e del sostegno istituzionale nei confronti di chi si trova in difficoltà. La storia di Michele D’Angelo è un richiamo alla necessità di una risposta rapida e giusta da parte delle autorità competenti, per proteggere i diritti dei cittadini italiani all’estero.