Il 22 settembre 2025, Milano è stata al centro di scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine durante una manifestazione di solidarietà per il popolo palestinese. Questo evento si è inserito in un contesto di crescente tensione sociale e politica, caratterizzato da una serie di proteste pacifiche nei mesi precedenti. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata in una vera e propria guerriglia urbana.
Il corteo e la degenerazione della manifestazione
Il corteo, parte di un ampio sciopero generale, ha visto la partecipazione di migliaia di persone. Nonostante il messaggio di pace, una frangia del gruppo ha scelto di distaccarsi e intraprendere azioni violente una volta giunti nella piazza antistante la Stazione Centrale. Le immagini documentate dai giornalisti mostrano manifestanti vestiti di nero e con il volto coperto, intenti a sferrare attacchi contro le vetrine della stazione e a tentare di invadere i mezzanini della metropolitana, venendo però bloccati dagli agenti.
La risposta delle forze dell’ordine
La situazione è rapidamente degenerata, con oltre dieci manifestanti arrestati e più di sessanta agenti delle forze dell’ordine che hanno riportato contusioni, di cui 23 sono stati trasportati in ospedale. Attualmente, diverse centinaia di manifestanti si trovano in via Vittor Pisani, di fronte a un cordone della polizia in tenuta antisommossa, mentre la tensione rimane palpabile.
Durante gli scontri, i manifestanti hanno lanciato fumogeni e oggetti contro gli agenti, che hanno risposto con manganelli e hanno chiuso i cancelli della stazione. In un crescendo di violenza, i manifestanti hanno utilizzato cestini come barricate, continuando a lanciare bottiglie e altri oggetti verso le forze dell’ordine. Dopo circa due ore di violenti scontri, la polizia ha deciso di sgomberare la stazione, utilizzando lacrimogeni e effettuando cariche di alleggerimento.
Le reazioni istituzionali
Le reazioni alle violenze non si sono fatte attendere. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha condannato gli scontri, affermando che “il vandalismo di oggi, causato da frange violente, non trova giustificazione e certamente non aiuta la causa di Gaza”. Anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha definito i violenti come “teppisti”, avvertendo che le loro azioni danneggiano la causa pacifica di molti manifestanti.
La premier Giorgia Meloni ha espresso indignazione, parlando di “immagini indegne” e sottolineando che le violenze non cambiano la situazione a Gaza. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha denunciato l’occupazione delle stazioni ferroviarie e l’inaccettabile violenza di chi si professa pacifista ma crea solo caos.
Una riflessione sul futuro delle manifestazioni
L’episodio di Milano si inserisce in un contesto più ampio di tensioni sociali legate alla situazione in Medio Oriente e alla crescente polarizzazione politica in Italia. Le manifestazioni in supporto della causa palestinese hanno attirato attenzione, ma rischiano di essere oscurate da episodi di violenza che minano la legittimità delle richieste di pace e giustizia.
In questo clima di tensione, è fondamentale che le autorità locali e nazionali riflettano su come affrontare queste situazioni in futuro. Sarà essenziale mantenere aperto il dialogo e garantire un ambiente in cui le voci di chi protesta per la giustizia possano essere ascoltate, senza che la violenza ne offuschi il messaggio. La strada per la pace è irta di ostacoli, ma è cruciale continuare a lavorare per un futuro migliore.