Giuseppe Pignatone, ex procuratore della Repubblica a Roma e presidente del tribunale del Vaticano, è attualmente coinvolto in un’inchiesta a Caltanissetta per presunto favoreggiamento di Cosa Nostra. Conosciuto per il suo impegno nella lotta contro la mafia, Pignatone è accusato di aver mantenuto rapporti con noti esponenti della criminalità organizzata, in particolare con i fratelli Buscemi e Bonura, dai quali avrebbe acquistato immobili negli anni Ottanta. Queste rivelazioni, riportate da Giacomo Amadori su La Verità, sollevano interrogativi inquietanti sulla sua integrità e carriera.
Il percorso professionale di Pignatone
La carriera di Pignatone è iniziata nel 1977 come pubblico ministero a Palermo, in un’epoca in cui la mafia era particolarmente attiva. Nonostante la sua lunga esperienza, ha dichiarato di non essere a conoscenza dei legami mafiosi dei venditori al momento dell’acquisto. Tuttavia, recenti intercettazioni rivelano che Giovanni Brusca, noto esecutore della mafia, ha affermato che Pignatone avesse rapporti con i Buscemi, suggerendo l’esistenza di un “canale” segreto all’interno della criminalità. Riina, secondo Brusca, avrebbe manifestato il suo disappunto per la riservatezza di tali collegamenti.
Le accuse e le intercettazioni
L’inchiesta di Caltanissetta è emersa in un contesto complesso, con Pignatone e l’ex collega Gioacchino Natoli accusati di aver tentato di distruggere prove cruciali riguardanti l’inchiesta “Mafia e Appalti”. Le accuse si intrecciano con la testimonianza di Domenico Strada, un carabiniere dei Ros, che ha documentato le transazioni immobiliari tra Pignatone e i mafiosi. È fondamentale notare che, all’epoca delle vendite, i venditori non erano stati condannati per mafia, complicando ulteriormente la situazione.
Le intercettazioni rivelano che Bonura, attualmente in carcere, ha parlato di Pignatone in termini che sollevano ulteriori dubbi. Durante una conversazione, ha affermato: «A Pignatone gli abbiamo venduto le case», descrivendo un episodio in cui la madre di Pignatone lo avrebbe accompagnato a vedere le proprietà. Pignatone ha categoricamente respinto questa affermazione, sostenendo che sua madre era una persona cordiale, ma non avrebbe mai interagito con un mafioso.
L’importanza della trasparenza
Le accuse non si limitano a questioni di opportunità. La procura di Caltanissetta ha evidenziato che non ci sono stati dubbi sollevati riguardo ai venditori delle proprietà. Pignatone ha sostenuto che il suo lavoro con il Pool antimafia, guidato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è stato sempre caratterizzato da trasparenza. Ha anche affermato di non aver avuto rapporti conflittuali con Borsellino, sottolineando che entrambi erano tra i pochi magistrati cattolici e che le loro strade si incrociavano spesso.
Tuttavia, le testimonianze di Brusca complicano la narrazione di Pignatone. L’ex mafioso ha ribadito che il magistrato era considerato “vicino” ai Buscemi, un’affermazione che non può essere trascurata, specialmente considerando il passato di Brusca, un personaggio centrale nella storia della mafia siciliana.
Il caso di Giuseppe Pignatone non è solo una questione di accuse personali, ma si inserisce in un contesto più ampio di lotta contro la mafia e di interrogativi sull’integrità della magistratura. La vicenda solleva importanti interrogativi sull’etica e sull’affidabilità delle istituzioni, in un momento in cui la fiducia pubblica è già fragile.
In questo scenario, la figura di Pignatone, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia, potrebbe subire un drastico cambiamento di percezione. La sua difesa, basata sull’ignoranza dei legami mafiosi dei venditori, potrebbe non essere sufficiente a dissipare i sospetti e le accuse gravi che lo circondano. Gli sviluppi futuri potrebbero avere conseguenze significative, non solo per Pignatone, ma anche per il sistema giudiziario italiano nel suo complesso. Questo caso rappresenta un momento cruciale nella lotta contro la mafia e l’integrità della magistratura, un tema sempre attuale e di fondamentale importanza per la società italiana.