Il 18 settembre 2023 ha rappresentato un momento cruciale e carico di emozione per i familiari delle vittime della tragica strage del Mottarone, avvenuta il 23 maggio 2021, quando una cabina della funivia è precipitata, causando la morte di 14 persone. Le parole di Vincenza Minutella, madre di Silvia Malnati, una delle vittime, hanno risuonato come un grido di dolore e ingiustizia: «Questo è il valore che danno alla vita delle persone». Questa affermazione sintetizza l’amarezza e la frustrazione provate dai familiari di fronte alla sentenza del giudice Gianni Macchioni, che ha accolto le richieste di patteggiamento di tre imputati coinvolti nel caso.
la sentenza e la reazione dei familiari
Il gup ha disposto il proscioglimento dei vertici della società Leitner, ritenuta responsabile della gestione della funivia. La decisione ha sollevato un’ondata di indignazione, poiché i tre imputati – Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini – hanno ricevuto pene inferiori ai quattro anni, consentendo loro di accedere all’affidamento ai servizi sociali, evitando così il carcere. È un risultato che ha fatto percepire ai familiari delle vittime una mancanza di giustizia e un’offesa alla memoria dei loro cari.
Il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè, ha cercato di spiegare la decisione, affermando che «questo risultato non è il migliore, ma è una soluzione complessivamente adeguata». Ha sottolineato che il processo penale ha come obiettivo l’accertamento dei fatti e delle responsabilità, piuttosto che cercare di restituire ciò che è andato perduto. Tuttavia, le sue parole non hanno placato il dolore e la rabbia dei familiari, che si aspettavano un riconoscimento maggiore del valore delle vite spezzate.
il punto di vista delle famiglie
La famiglia di Eitan Biran, l’unico superstite della tragedia, ha espresso una profonda delusione. Pur riconoscendo la severità della condanna per i principali imputati, la famiglia lamenta la mancanza di scuse da parte di Nerini. L’avvocato Emanuele Zanalda ha commentato che «dal signor Nerini non c’è mai stata una lettera di scusa ai familiari delle vittime», creando un senso di amarezza che si somma alla già profonda sofferenza. Al contrario, Gabriele Tadini ha scritto una lettera in cui esprime il suo profondo rammarico per il dolore causato, evidenziando un contrasto tra le reazioni degli imputati.
riflessioni sulla giustizia e la sicurezza
La sentenza ha suscitato anche la soddisfazione dei difensori degli imputati. Federico Cecconi, avvocato di Martin Leitner, ha commentato l’accettazione delle richieste della Procura come un segno di «enorme onestà intellettuale». Pasquale Pantano, legale di Luigi Nerini, ha ribadito che il suo cliente ha sempre avuto a cuore il benessere dei familiari delle vittime, affermando che l’obiettivo primario era quello di risarcire le famiglie colpite da questa tragedia. Anche l’avvocato di Tadini, Marcello Perillo, si è espresso in termini positivi sulla sentenza.
Questo contesto giuridico ha evidenziato un ulteriore aspetto della questione: la percezione della giustizia da parte dei familiari delle vittime. La loro richiesta di una condanna più severa non è solo un’espressione di desiderio di giustizia, ma riflette anche un bisogno di riconoscimento per la perdita subita. La sentenza, per molti, sembra minimizzare il valore della vita e il dolore incommensurabile causato dalla tragedia.
Il caso del Mottarone ha sollevato interrogativi non solo sulla sicurezza degli impianti di risalita, ma anche sulla responsabilità delle aziende e sulla necessità di una regolamentazione più severa in materia di sicurezza. La funivia del Mottarone, che collega Stresa alla vetta del monte omonimo, era una delle attrazioni turistiche più frequentate della regione, ma il suo tragico incidente ha messo in luce potenziali negligenze nella gestione della sicurezza e nella manutenzione degli impianti.
In un contesto più ampio, la vicenda ha anche acceso un dibattito sul valore della vita umana nella società contemporanea. Le parole di Vincenza Minutella risuonano come un monito per tutti noi: il valore che attribuiamo alla vita e alla sicurezza può riflettersi nelle decisioni che prendiamo ogni giorno, sia a livello individuale che collettivo. La lotta dei familiari delle vittime del Mottarone non è solo per la giustizia per i loro cari, ma anche per un cambiamento culturale che ponga la sicurezza e il valore della vita al centro delle nostre priorità.
Questa tragedia, quindi, non deve essere dimenticata, e la richiesta di verità e giustizia deve continuare a risuonare in ogni angolo della società. Il dolore dei familiari è un richiamo all’attenzione, affinché simili eventi non si ripetano in futuro e affinché ogni vita sia riconosciuta per il suo inestimabile valore.