La tragica vicenda di Francesco G., un ragazzo di appena 14 anni nato a Costabissara, in provincia di Vicenza, ha sollevato un acceso dibattito sulla responsabilità dei genitori in ambito medico e sulle conseguenze delle scelte terapeutiche non convenzionali. Francesco è deceduto nel gennaio 2024 a causa di un tumore osseo, diagnosticato nel marzo 2023 presso l’ospedale Rizzoli di Bologna. La sua storia mette in luce non solo la fragilità della vita, ma anche la complessità del rapporto tra genitori e medici nella gestione della salute dei figli.
La scelta dei genitori
Quando i medici hanno comunicato alla famiglia la necessità di effettuare una biopsia e di avviare cure appropriate, i genitori, M.A. e L.G., si sono opposti fermamente. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, assistiti dall’avvocato Lino Roetta, i due sono stati rinviati a giudizio per omicidio con dolo eventuale. Il pubblico ministero Paolo Fietta ha avviato il processo, che inizierà a ottobre 2024. L’accusa sostiene che i genitori fossero seguaci della controversa dottrina di Ryke Geerd Hamer e della Nuova Medicina Germanica, una teoria criticata e che ha causato la morte di numerose persone.
La Nuova Medicina Germanica
La Nuova Medicina Germanica, fondata da Hamer, propone una visione alternativa della malattia, sostenendo che le malattie siano il risultato di conflitti biologici innescati da traumi emotivi o esperienze di vita. Hamer, un ex medico tedesco, sviluppò questa teoria dopo la morte del suo figlio Dirk. Da quel momento in poi, Hamer affermò di aver scoperto un legame tra traumi emotivi e malattie fisiche, sostenendo che la cura dovesse essere basata sulla risoluzione del conflitto emotivo piuttosto che su interventi medici tradizionali come:
- Chirurgia
- Chemioterapia
- Radioterapia
Un medico padovano avrebbe convinto i genitori di Francesco che la biopsia avrebbe potuto “ferire l’anima” del ragazzo, un’affermazione priva di fondamento scientifico. Questa visione distorta della medicina ha portato i genitori a rifiutare cure vitali, optando invece per trattamenti alternativi basati su massaggi, impacchi d’argilla e l’assunzione di Brufen, un comune farmaco antinfiammatorio. Tali pratiche, prive di qualsiasi evidenza scientifica, sono state adottate nella speranza di stimolare una guarigione che, purtroppo, non è mai avvenuta.
Riflessioni etiche e legali
Questa non è la prima volta che una storia simile si verifica in Italia. Un caso emblematico è quello di Eleonora Bottaro, una giovane affetta da leucemia, diagnosticata in tempo e quindi curabile. I genitori di Eleonora, seguaci della stessa dottrina di Hamer, sono stati condannati in Cassazione per omicidio colposo omissivo dopo aver rifiutato le cure mediche standard per la figlia. Anche Eleonora ha subito le conseguenze di questa scelta, trovandosi costretta a ricevere trattamenti palliativi quando la malattia era ormai in fase avanzata.
La diffusione della teoria delle Cinque Leggi Biologiche, che sostiene le stesse idee di Hamer, ha trovato terreno fertile soprattutto in Veneto, dove molti genitori, attratti da queste teorie alternative, decidono di abbandonare le cure tradizionali in favore di pratiche non provate. Queste convinzioni non solo mettono a rischio la vita dei bambini, ma generano anche un dibattito etico e legale su cosa significhi essere genitori e quali siano le responsabilità verso i propri figli.
Nel caso di Francesco, la situazione è diventata drammatica quando i genitori hanno portato il ragazzo all’ospedale di Perugia, affermando che era caduto dallo skateboard. Purtroppo, le cure palliative non sono riuscite a fermare il decorso della malattia, e Francesco è morto il 14 gennaio 2024.
La storia di Francesco e quella di Eleonora pongono interrogativi profondi su come la scienza e la medicina possano convivere con credenze personali e filosofie non scientifiche. La scelta dei genitori di rifiutare cure mediche dimostra il potere di convinzione di dottrine non basate su evidenze e il potenziale danno che possono causare.
Il caso di Francesco è un chiaro monito sull’importanza dell’educazione sanitaria e della necessità di un dialogo aperto tra medici e famiglie. Riconoscere l’autorità della medicina basata su prove, specialmente quando si tratta della salute dei più vulnerabili, è fondamentale per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro. In un’epoca in cui la disinformazione è facilmente accessibile, è cruciale promuovere una cultura della salute che valorizzi il pensiero critico e l’affidabilità delle informazioni mediche.