Il caso di Liliana Resinovich continua a suscitare un forte interesse sia mediatico che legale, grazie a nuovi sviluppi che potrebbero cambiare la comprensione delle circostanze attorno alla sua tragica morte. Recentemente, un gruppo di scienziati americani ha avviato un esperimento per chiarire la controversa questione del congelamento del corpo di Liliana, deceduta nel dicembre 2021 e ritrovata il 5 gennaio 2022 nel bosco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Questo esperimento coinvolgerà quattro cadaveri e si svolgerà in condizioni controllate, replicando l’ambiente in cui è stato trovato il corpo.
Il contesto del ritrovamento
Liliana Resinovich, 63 anni, è scomparsa il 14 dicembre 2021, e il suo corpo è stato rinvenuto venti giorni dopo, avvolto in sacchi neri e con un sacchetto di plastica sulla testa, legato con un cordino. Le indagini hanno rivelato che, secondo le tracce di cibo nello stomaco, Liliana sarebbe morta poche ore dopo la sua scomparsa. La perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha escluso l’ipotesi del congelamento, dichiarando che la causa della morte fosse da attribuirsi a percosse. Tuttavia, la discrepanza tra i risultati della perizia e le condizioni del corpo ha sollevato interrogativi, portando a una revisione delle circostanze.
La perizia dell’anatomopatologa
La super perizia condotta dalla dottoressa Cattaneo ha avuto un impatto significativo sul caso, evidenziando come le condizioni di conservazione del corpo di Liliana Resinovich non corrispondessero a quelle di un corpo congelato. Tuttavia, la comunità scientifica e alcuni consulenti di parte hanno messo in discussione la validità di tali conclusioni, sottolineando che il metodo di analisi potrebbe non essere stato sufficientemente approfondito per escludere l’ipotesi del congelamento. Questo dibattito ha portato all’apertura di un nuovo filone di indagine scientifica.
Dettagli dell’esperimento negli Stati Uniti
L’esperimento condotto negli Stati Uniti prevede che quattro cadaveri vengano vestiti come Liliana al momento del ritrovamento, indossando giubbotto, jeans e scarponcini. La procedura prevede:
- Congelamento di due cadaveri.
- Mantenimento di due cadaveri in condizioni climatiche simili a quelle registrate nel bosco triestino durante i venti giorni di assenza di Liliana.
L’analisi si protrarrà per circa tre settimane e comprenderà osservazioni morfologiche quotidiane, oltre al prelievo di tamponi per analizzare la flora microbica presente sui corpi e confrontarla con quella riscontrata su Liliana.
Collaborazione internazionale
La scienziata forense italiana Noemi Procopio, consulente di parte per Sebastiano Visintin, marito di Liliana e unico indagato nel caso, sarà coinvolta nella supervisione del test. Questa collaborazione tra esperti italiani e americani rappresenta un importante passo verso la ricerca della verità e l’analisi scientifica accurata delle circostanze della morte di Liliana. La Procopio, nota per le sue competenze nel campo della medicina legale, contribuirà a garantire che il metodo utilizzato durante l’esperimento sia rigoroso e scientificamente valido.
Parallelamente all’esperimento negli Stati Uniti, in Italia continuano gli accertamenti. Recentemente, presso l’Istituto di Medicina legale di Ancona, sono iniziati nuovi esami sul giubbotto indossato da Liliana. I periti sono stati incaricati di effettuare analisi genetiche, merceologiche e dattiloscopiche sui reperti raccolti durante le indagini, al fine di cercare ulteriori indizi che possano chiarire la dinamica della morte della donna.
Un altro aspetto critico delle indagini riguarda la scheda SD della GoPro di Sebastiano Visintin, fornita agli inquirenti come alibi. Il marito di Liliana ha spiegato che la formattazione della scheda, avvenuta il 13 giugno 2023, non ha impedito agli investigatori di scaricare foto e video, ma la questione rimane controversa e oggetto di ulteriori chiarimenti. Questi dettagli possono rivelarsi cruciali per comprendere meglio le ultime ore di vita di Liliana e il contesto della sua morte.
Implicazioni legali e sociali
Il caso di Liliana Resinovich ha sollevato interrogativi più ampi riguardanti la gestione delle indagini su morti sospette in Italia. Le controversie scientifiche e le discrepanze tra le perizie hanno portato a una maggiore attenzione verso la necessità di standard elevati nelle indagini forensi. La comunità scientifica è chiamata a garantire che ogni caso venga trattato con la massima serietà e rigore, per evitare che errori o incertezze possano compromettere la ricerca della verità .
La morte di Liliana Resinovich continua a essere un caso che tiene con il fiato sospeso l’opinione pubblica, e il suo evolversi potrebbe avere ripercussioni significative tanto sul piano legale quanto su quello sociale. La speranza è che le nuove indagini possano finalmente fare chiarezza su un mistero che ha colpito profondamente la comunità di Trieste e oltre.