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Occhipinti: la lucidità profetica di Maresco

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Occhipinti: la lucidità profetica di Maresco
Occhipinti: la lucidità profetica di Maresco
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La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è da sempre un palcoscenico di grande prestigio per il cinema. Tuttavia, non tutti gli autori scelgono di calcare il tappeto rosso. È il caso di Franco Maresco, regista siciliano rinomato per la sua abilità nell’affrontare temi complessi con una miscela di ironia e provocazione. Quest’anno, nonostante la sua presenza nella selezione ufficiale con “Un film fatto per bene”, Maresco ha deciso di non partecipare, lasciando il produttore Andrea Occhipinti con un mix di speranza e rassegnazione.

l’assenza di maresco e le sue motivazioni

Occhipinti, che ha collaborato con Maresco per la realizzazione di questo progetto autobiografico, ha rivelato all’ANSA i retroscena di questa assenza. Ha dichiarato: “Con lui non si sa mai quello che può succedere, come avete capito anche dal film, ma io mi sono illuso che potesse esserci questa volta”. La mancanza di comunicazione da parte del regista, una strategia che sembra essere diventata una consuetudine, ha portato Occhipinti a riflettere sulle motivazioni di Maresco. “Lui comincia a non rispondere, ha questa tecnica, tu rifletti, lui riflette poi alla fine ti dice ‘ma che vengo a fare, che c’entro io col tappeto rosso’ e come puoi contraddirlo”.

l’accoglienza del film

Nonostante l’assenza del regista, la giornata del film alla Mostra è iniziata con grande entusiasmo. Le proiezioni per la stampa hanno suscitato applausi e risate, confermando l’apprezzamento per il lavoro di Maresco. Questo film, che si presenta come un racconto autobiografico intriso di autoironia, critica il panorama del cinema italiano contemporaneo. Tra gli interpreti, oltre a Maresco, ci sono i suoi storici collaboratori e attori feticcio, tra cui Umberto Cantone, Bernardo Greco, Francesco Conticelli, Marco Alessi, Francesco Puma e Antonio Rezza, tutti uniti in un progetto che riflette le sfide e le contraddizioni dell’industria cinematografica.

un film fatto per bene: un’analisi critica

Franco Maresco ha guadagnato uno status di culto nel panorama cinematografico italiano, in particolare grazie al suo lavoro con Daniele Ciprì in “Cinico TV” e in film come “Totò che visse due volte” e “La mafia non è più quella di una volta”, quest’ultimo vincitore del Gran Premio della Giuria alla Mostra di Venezia nel 2019, dove Maresco si era nuovamente rifiutato di partecipare. I suoi film affrontano questioni sociali e culturali con un mix di denuncia e ironia, riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico e della critica.

In “Un film fatto per bene”, Maresco si mette al centro della narrazione, condividendo con il pubblico le sue fragilità e i suoi disturbi ossessivi compulsivi. La storia si sviluppa attorno alle difficoltà e ai ritardi di un set dedicato a Carmelo Bene, un progetto che sembra destinato a naufragare. Dopo l’ennesimo problema, il produttore Occhipinti decide di sospendere le riprese, scatenando la furia del regista, che accusa il produttore di ‘filmicidio’. Questo porta Maresco a una misteriosa scomparsa, lasciando il co-sceneggiatore Umberto Cantone con il compito di ricostruire gli eventi.

Il film si presenta come un mockumentary, un genere che combina elementi documentaristici e di finzione, permettendo a Maresco di esplorare non solo le sue esperienze personali ma anche un contesto più ampio, in cui il cinema italiano si confronta con la propria identità. “Un film non si nega a nessuno” e “grazie alla tecnologia i mediocri hanno la loro rivincita” sono solo alcune delle affermazioni pungenti che Maresco lancia, riflettendo una realtà in cui il valore artistico sembra essere messo in discussione da logiche di mercato e di produzione.

In sintesi, “Un film fatto per bene” non è solo un’opera autobiografica, ma un’analisi profonda e provocatoria del mondo del cinema italiano. La figura di Franco Maresco emerge come un interprete unico e irriverente, capace di mettere in discussione il presente e il futuro della settima arte. La sua assenza al Lido non è solo un fatto personale, ma diventa simbolo di una riflessione più ampia sulla condizione degli artisti e sulla loro relazione con il mondo che li circonda.

Written by
Sara Lucchetta

Sono una giornalista appassionata di Università, ricerca e tutto ciò che ruota attorno al mondo dello studio. La mia missione su smetteredilavorare.it è quella di esplorare e raccontare le sfide e le opportunità che gli studenti e i ricercatori affrontano ogni giorno. Credo fermamente nel potere della conoscenza e nel valore dell'istruzione come strumento di cambiamento. Oltre a dedicarmi alla mia passione per l'istruzione, mi piace anche tuffarmi nel mondo dello spettacolo e del cinema. Scrivere di film e eventi culturali mi permette di esprimere la mia creatività e di esplorare le diverse sfaccettature della vita. Quando non sono impegnata a scrivere, mi trovate spesso a cercare nuovi film da vedere o a discutere di tendenze culturali con amici e colleghi. La mia curiosità mi guida in ogni racconto e spero che le mie parole possano ispirare e informare chi legge.

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