L’operazione di polizia che si è svolta a Viterbo il 3 settembre 2025 ha suscitato un’ondata di paura e preoccupazione. Un commando turco è stato arrestato mentre sembrava pronto a colpire durante la tradizionale Festa della Macchina di Santa Rosa, un evento che attira migliaia di persone, inclusi politici di spicco. Tuttavia, la lettura proposta dal noto scrittore e giornalista Roberto Saviano offre una prospettiva alternativa, suggerendo che l’operazione non fosse mirata a un attentato, ma piuttosto a un audace piano per far evadere Boris Boyun, un boss della malavita turca detenuto al 41 bis nel carcere di Mammagialla.
L’analisi di Saviano
Saviano ha messo in dubbio le narrazioni prevalenti, chiedendosi: «Cosa è successo davvero?». Secondo il suo punto di vista, non vi era alcuna reale intenzione omicida nei confronti dei politici presenti all’evento. Egli ritiene che l’idea di un attentato non avrebbe accelerato l’estradizione di Boyun, né facilitato la sua fuga in Turchia. Piuttosto, il commando era lì con l’intento di assaltare il carcere per liberare il loro leader.
- Boyun è considerato uno dei capi criminali più temuti di Istanbul.
- È un trafficante di droga e investitore in affari illeciti in Europa.
- La sua rete criminale si estende dalla cocaina alla tratta di esseri umani.
Le connessioni tra mafie
Saviano sottolinea che la scelta di Viterbo non è casuale, ma il risultato di connessioni radicate tra mafie italiane e organizzazioni turche, che collaborano da decenni. L’operazione ha portato a cinque arresti, ma le spiegazioni fornite non hanno convinto il giornalista, che ha evidenziato l’inefficienza delle autorità nel gestire la sicurezza in un contesto così complesso.
Saviano ha anche richiamato l’attenzione sulle dinamiche di potere tra Boyun e il governo turco. Nonostante i rapporti apparentemente buoni tra il boss e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, le politiche punitive dei regimi nei confronti dei mafiosi arrestati all’estero sono comuni. Questo pone Boyun in una situazione delicata, poiché un’eventuale estradizione potrebbe comportare gravi ritorsioni nei suoi confronti.
Le implicazioni per la sicurezza nazionale
La presenza di un boss come Boyun in un carcere italiano e i tentativi di evasione da parte della sua organizzazione sollevano interrogativi sulle reali capacità delle autorità di prevenire tali eventi. Le mafie italiane, in particolare, sembrano avere un interesse strategico nel mantenere relazioni con le organizzazioni turche.
Saviano evidenzia che i Mammoliti, un clan di Viterbo, e le famiglie ‘ndranghetiste stanno investendo nel settore turistico della città, creando un ambiente favorevole per la criminalità organizzata. Questa rete di interessi mette in luce un fenomeno complesso, in cui le mafie non sono solo concorrenti, ma talvolta anche alleate in affari.
L’analisi di Saviano invita a riflettere su come le mafie si evolvono e si adattano, cercando sempre nuove opportunità per espandere il loro potere e la loro influenza. La storia di Boris Boyun e del tentato assalto al carcere di Mammagialla rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno criminale che, se non affrontato con determinazione, potrebbe avere conseguenze devastanti per la società italiana. La sicurezza nazionale richiede un’attenzione particolare da parte delle forze dell’ordine e del governo, affinché si possano adottare misure più efficaci per contrastare il crimine organizzato e le sue ramificazioni internazionali.