In un contesto di crescente polarizzazione nel mondo dell’arte e della cultura, Julian Schnabel, artista e regista di fama internazionale, ha espresso una posizione netta riguardo alla recente controversia legata al suo ultimo film, “In the Hand of Dante”. Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è descritto da Schnabel stesso come una “commedia tragica e folle come la vita”. Questo progetto, frutto di un lungo processo creativo di 15 anni, si basa sull’omonimo romanzo di Nick Tosches, scomparso nel 2019, e offre una riflessione profonda sulla vita e sull’arte attraverso la figura iconica di Dante Alighieri.
polemiche e difesa dell’arte
Il film ha suscitato polemiche prima della sua presentazione, quando il gruppo Venice4Palestine ha chiesto la revoca dell’invito per gli attori coinvolti, accusandoli di sostenere pubblicamente il genocidio. Tuttavia, la Biennale di Venezia ha respinto questa richiesta, evidenziando l’importanza di distinguere tra arte e posizioni politiche individuali. Schnabel ha difeso la sua scelta di casting, affermando che “non c’è alcuna ragione per cui bisognerebbe boicottare gli artisti”. Secondo lui, il valore di un attore deve essere giudicato sulla base del suo talento e del lavoro che svolge, piuttosto che su questioni politiche.
una riflessione contemporanea
Il film non si limita a essere una mera dissertazione sulla “Divina Commedia”, ma si propone come una riflessione contemporanea. Schnabel ha sottolineato che l’arte ha il potere di collocarci nel presente, citando i quadri di Caravaggio come esempi di un “eterno presente”. La narrazione del film si sviluppa non solo attraverso gli scritti di Dante, ma anche attraverso i suoi amori, passioni e sfide. Oscar Isaac, che interpreta sia Nick Tosches che Dante, ha descritto il progetto come un “sogno impossibile”, riconoscendo il talento visionario di Schnabel.
l’arte come mezzo di trascendenza
La presenza di Martin Scorsese nel film, nel ruolo del saggio Isaia, aggiunge una dimensione ulteriore alla pellicola. Schnabel ha rivelato che Scorsese lo ha sostenuto fin dall’inizio del suo percorso di regista, e il consiglio cruciale che il personaggio offre a Dante—”Puoi mentire e andare all’inferno o dire la verità e essere crocifisso”—risuona profondamente con l’esperienza di Scorsese nel mondo del cinema.
Schnabel ha affermato che “l’arte permette di trascendere la morte”, condividendo un momento personale in cui ha tenuto Lou Reed tra le braccia poco prima della sua morte, dicendogli: “Stai diventando tu il poema”. Questa convinzione che l’arte e la vita siano intrinsecamente legate si riflette nel suo approccio alla realizzazione di “In the Hand of Dante”, creando un ambiente di collaborazione e libertà per tutti gli artisti coinvolti.
In conclusione, Schnabel ha evidenziato l’importanza di creare insieme, permettendo a ciascun attore e collaboratore di esprimersi al meglio nel processo creativo. La Mostra del Cinema di Venezia ha riconosciuto il suo contributo al panorama cinematografico contemporaneo conferendogli il Premio Cartier – Glory To The Filmmaker Award. La sua visione dell’arte come strumento di riflessione e trascendenza continua a ispirare e a invitare a una profonda meditazione sul potere della narrazione e sull’eredità che l’arte può lasciare.