La questione della pedofilia all’interno della Chiesa cattolica ha riacceso un acceso dibattito in Alto Adige, e in particolare a Bolzano, dove la diocesi ha recentemente preso decisioni controverse riguardanti un sacerdote condannato per abusi. La diocesi ha avviato un processo di trasparenza e ascolto, ma la scelta di trasferire Don Giorgio Carli, condannato civilmente nel 2009 per abusi su una minorenne, alla pastorale della Val Pusteria ha suscitato forti polemiche. Questo trasferimento avviene in un contesto in cui più di cento vittime di abusi si sono rivolte a uno sportello di ascolto, gestito da Don Gottfried Ugolini, con trenta segnalazioni arrivate solo nel 2025.
Il nuovo incarico di Don Carli
Il nuovo incarico di Don Carli, che comporta un contatto diretto con i minori in 14 oratori, ha sollevato preoccupazioni tra le famiglie e le vittime stesse. Don Ugolini ha espresso il suo sconcerto e la sua preoccupazione per la decisione della diocesi, affermando: “Capisco pienamente lo sconcerto delle persone che mi stanno chiamando. Molte sono vittime di abusi entrate a far parte del nostro progetto che si chiama ‘Il coraggio di guardare’. Mi dicono: ma come è possibile? Allora ci state prendendo in giro? Io penso che abbiano ragione loro, le vittime, e che stiamo sbagliando noi”. Le parole di Don Ugolini evidenziano la frustrazione e il dolore di chi ha subito abusi e ora si trova a dover affrontare la possibilità che un condannato possa lavorare a stretto contatto con i bambini.
Le giustificazioni della diocesi
Dopo aver risarcito la sua vittima con 710 mila euro, Don Carli non solo è rimasto un sacerdote attivo, ma ha ricevuto un incarico che lo colloca nuovamente in un ambiente frequentato da minori. La diocesi ha giustificato questa scelta affermando che Don Carli sarà affiancato da uno psicologo e non potrà mai rimanere solo con i bambini. Tuttavia, molti mettono in dubbio l’efficacia di tali misure di sicurezza, sostenendo che la presenza di un prete con un passato simile potrebbe comunque rappresentare un rischio e un trauma per le vittime.
Reazioni della comunità
Le reazioni della comunità sono state forti e variegate. Molti genitori e membri della comunità locale si sono espressi apertamente contro la decisione della diocesi, sostenendo che non si può correre il rischio di esporre i bambini a un individuo con un passato così grave. La mancanza di un chiaro segnale di condanna verso gli abusi sessuali da parte della Chiesa ha alimentato la sfiducia tra le famiglie, molte delle quali avevano iniziato a ricostruire un rapporto di fiducia con la diocesi grazie all’impegno di Don Ugolini e del suo sportello di ascolto.
In un contesto in cui le vittime di abusi stanno finalmente trovando il coraggio di parlare e di chiedere giustizia, la scelta di reintegrare un sacerdote condannato per abusi non fa che riaprire ferite ancora fresche. La diocesi di Bolzano si trova ora in una posizione delicata, dove ogni decisione deve essere ponderata con attenzione, non solo per il benessere dei minori coinvolti, ma anche per il rispetto delle vittime e delle loro esperienze. La comunità attende risposte e chiarezza, mentre le voci delle vittime continuano a chiedere di essere ascoltate e rispettate, affinché il passato non si ripeta e il dolore possa finalmente trovare un percorso di guarigione.