La storia di Antonio Zagari rappresenta un intenso viaggio tra criminalità organizzata e desiderio di redenzione, culminando nel film “Ammazzare stanca”, diretto da Daniele Vicari e in arrivo nelle sale il 4 dicembre 2023. Questo film, ispirato al memoriale di Zagari, pubblicato per la prima volta nel 1992 e ripubblicato nel 2008, esplora la vita di un giovane ‘ndranghetista cresciuto nel Nord Italia, che decide di ribellarsi a un’esistenza segnata dalla violenza e dal sangue.
L’eredità pesante di Antonio Zagari
Antonio Zagari, figlio di un boss della ‘ndrangheta, si trova a dover affrontare un’eredità opprimente. La sua vita è influenzata da un padre che desidera un figlio obbediente, un soldato che perpetui la violenza del mondo mafioso. La figura paterna, interpretata dall’attore Vinicio Marchioni, incarna questa pressione. Tuttavia, attraverso la scrittura, Zagari inizia a mettere in discussione il suo destino, cercando di comprendere la propria libertà. Come afferma Vicari: “Lui vuole il figlio sia un soldato che dica solo sì e lui non riesce a dire quel sì”. La scrittura diventa così un atto di resistenza, un mezzo per riflettere su questioni esistenziali e morali.
La narrazione di un’esperienza umana
Il libro di Zagari, nonostante il suo stile semplice e sgrammaticato, riesce a trasmettere un profondo senso di umanità. “Zagari racconta persino con divertimento nel libro certe situazioni nelle quali si è trovato”, osserva Vicari, evidenziando la capacità del protagonista di analizzare la propria esperienza con uno sguardo critico. Questo racconto sfida le convenzioni della cultura mafiosa, portando alla luce le contraddizioni e le sofferenze di chi vive in un ambiente dove la violenza è quotidiana.
L’attualità della violenza
Vicari mette in luce la questione dell’omicidio, affermando: “Noi ci siamo addormentati per alcuni decenni, poi abbiamo aperto gli occhi e ci siamo resi conto che uccidere è tornato ad essere una cosa praticabile”. Questa riflessione ci invita a considerare come la violenza, spesso giustificata da motivi banali, stia riemergendo nella nostra società. La facilità con cui si discute di vita e morte è allarmante, e la storia di Zagari diventa un monito su come la violenza non porti mai a una vera liberazione, ma rappresenti una rinuncia a una parte di noi stessi.
Il film, prodotto da Mompracem e Rai Cinema, ha debuttato nella sezione Venice Spotlight della Mostra del Cinema di Venezia, sottolineando il suo valore artistico e sociale. La scelta di Gabriel Montesi nel ruolo di Zagari, insieme a un cast di attori talentuosi come Selene Caramazza e Rocco Papaleo, promette di offrire una rappresentazione autentica della vita di un uomo diviso tra le sue origini e il desiderio di una vita migliore.
Riflessioni sulla libertà e le scelte
La narrazione di Zagari invita a una profonda riflessione su cosa significhi essere prigionieri non solo di un sistema, ma anche delle proprie scelte. La ‘ndrangheta, come altre organizzazioni mafiose, crea obblighi e aspettative che intrappolano i suoi membri in un ciclo di violenza e omertà. La lotta di Zagari per liberarsi da questo destino segna un momento di rottura con il passato, invitando a una riflessione collettiva su come affrontare e combattere la criminalità organizzata.
In un mondo in cui la violenza sembra tornare a essere una scelta praticabile, la storia di Antonio Zagari e il film che ne deriva rappresentano una chiamata all’azione. È un invito a riflettere su come le nostre scelte definiscano non solo il nostro destino, ma anche quello degli altri. La lotta di Zagari è la lotta di molti, un grido di aiuto che risuona forte in un’epoca in cui la violenza e l’odio sembrano prendere piede. La sua storia, raccontata attraverso le immagini e le parole, diventa un’opportunità per affrontare il passato e costruire un futuro migliore, lontano dalle ombre della criminalità.