La recente tragedia che ha colpito una famiglia nel Foggiano ha sollevato interrogativi e indignazione nella comunità locale. Una donna di 76 anni, originaria di Vieste, è deceduta mentre si trovava in viaggio verso l’ospedale Divina Misericordia di San Giovanni Rotondo, dopo aver atteso un’ora al pronto soccorso di Vieste senza ricevere le cure necessarie. Questo drammatico evento ha messo in luce le gravi carenze nel sistema di emergenza sanitaria locale, accendendo un dibattito su come garantire un’assistenza adeguata a chi ne ha bisogno.
La denuncia della famiglia
Secondo quanto riportato dal figlio dell’anziana, Pasquale, la situazione è iniziata a precipitare quando la madre ha avvertito un malore. L’operatore del 118 ha immediatamente informato la famiglia che tutte le ambulanze presenti a Vieste erano occupate. Nonostante le gravi condizioni della donna, sono stati costretti ad aspettare il trasferimento di un’ambulanza da Peschici. Tuttavia, il personale dell’ambulanza ha suggerito di portare la donna al pronto soccorso di Vieste.
Una volta arrivati al pronto soccorso, la famiglia ha scoperto che non c’era personale medico disponibile a visitare la donna. Il personale presente ha consigliato di tornare il giorno successivo, nel caso in cui le condizioni della paziente si fossero aggravate. Questa situazione ha generato confusione e frustrazione, con la famiglia che si è sentita abbandonata e senza alcuna assistenza immediata.
La tragedia lungo il tragitto
Dopo un’ora di attesa e nessun segno di un’ambulanza libera, la figlia ha deciso di prendere l’iniziativa e trasportare la madre in auto all’ospedale di San Giovanni Rotondo. Tuttavia, durante il tragitto, la donna ha perso la vita lungo la strada, nei pressi della Baia delle Zagare, un luogo che, pur essendo bello dal punto di vista paesaggistico, si è trasformato in un tragico scenario per la famiglia. “La morte è arrivata in mezzo al nulla”, ha dichiarato Pasquale, esprimendo la sua frustrazione e il desiderio di giustizia.
Le reazioni delle autorità
La denuncia della famiglia ha attirato l’attenzione delle autorità locali e ha sollevato interrogativi sul funzionamento del servizio di emergenza sanitaria nella zona. L’avvocato Pasquale Chionchio, che rappresenta la famiglia, ha annunciato che nelle prossime 48 ore presenterà denuncia sia in sede penale che civile, chiedendo di accertare le responsabilità legate a questa morte evitabile. “È fondamentale che vengano chiarite le responsabilità di questo sistema che ha fallito”, ha affermato l’avvocato, sottolineando l’importanza di garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro.
Il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, ha espresso il suo cordoglio e la sua indignazione per quanto accaduto. Ha definito la morte dell’anziana “inaccettabile”, richiedendo un’indagine approfondita sulle circostanze che hanno portato a questa tragedia. “Se le ambulanze erano impegnate, perché non è stato attivato l’elisoccorso?”, ha chiesto il sindaco, ricordando che esiste un protocollo specifico per l’utilizzo dell’elisoccorso anche per codici arancioni, che avrebbero potuto salvare la vita dell’anziana.
Riflessioni sul sistema sanitario
Il caso ha riacceso il dibattito sulla carenza di servizi sanitari nelle aree più remote e sulle risorse insufficienti destinate al sistema di emergenza. Negli ultimi anni, molte strutture sanitarie hanno subito tagli ai fondi e una riduzione del personale, portando a situazioni critiche in cui le ambulanze e il personale medico non sono sufficienti per rispondere alle emergenze.
Inoltre, è essenziale che il personale sanitario sia in grado di gestire situazioni di emergenza in modo efficace e tempestivo, garantendo che i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno senza ritardi inaccettabili. La famiglia dell’anziana, colpita dalla tragedia, non cerca solo giustizia per la perdita della madre, ma spera anche che questo caso possa servire da monito per le istituzioni locali e nazionali affinché vengano apportate le necessarie riforme al sistema sanitario.
La comunità di Vieste e le autorità locali sono ora chiamate a riflettere su come migliorare il servizio di emergenza per evitare che tragedie come questa si ripetano in futuro. La morte della donna di 76 anni non deve essere solo un triste episodio, ma un’occasione per rivedere e rafforzare le politiche sanitarie della regione.