Il clima di tensione attorno alla Sumud Flotilla, un’iniziativa umanitaria volta a portare aiuti a Gaza, sta generando reazioni forti e decise nel Nordest d’Italia. Le recenti dichiarazioni dei portuali di Genova, che hanno minacciato di bloccare il porto ligure in caso di fermo delle barche dirette a Gaza, hanno trovato sostegno nei centri sociali veneti. Attraverso un post sul sito di Global Project, i collettivi del Nordest, insieme al sindacato Adl Cobas di Venezia, hanno espresso la loro intenzione di mobilitarsi per bloccare il porto di Venezia se si dovessero verificare interventi contro la Flotilla.
la manifestazione al lido di venezia
Questa iniziativa è stata presentata come un proseguimento della manifestazione tenutasi sabato scorso al Lido di Venezia, considerata dai promotori come «una straordinaria dimostrazione di forza collettiva» contro quello che definiscono «lo Stato genocida di Israele» e il supporto politico-istituzionale al «regime di guerra globale». I collettivi veneti hanno dichiarato di voler seguire «senza esitazioni» la linea dei portuali genovesi, trasformando «lo sdegno in azione diretta, la solidarietà in disobbedienza».
la resistenza e il sostegno a gaza
La Sumud Flotilla, il cui nome deriva dall’arabo “sumud”, che significa “resistenza”, rappresenta un tentativo di portare aiuti umanitari a una popolazione che vive in condizioni critiche a causa del blocco e delle tensioni militari. I centri sociali del Nordest hanno sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione su Gaza, affermando che «i riflettori che abbiamo acceso sulla Palestina non devono spegnersi, perché finché c’è quella luce, c’è possibilità di resistenza». Questo messaggio di determinazione è un chiaro invito a continuare la mobilitazione e a non lasciarsi intimidire dalle minacce.
- Risposta agli attacchi verbali: Gli attivisti hanno risposto con indignazione alle dichiarazioni del ministro israeliano Itamar Ben-Gvir, il quale ha etichettato i partecipanti alla Flotilla come potenziali terroristi. Le minacce di Ben-Gvir, esponente di un governo israeliano di destra, hanno solo rafforzato la determinazione dei gruppi di solidarietà .
- Clima di paura: I centri sociali hanno evidenziato come questo clima non li fermerà , ma piuttosto li motiverà a essere più presenti e attivi.
interrogativi politici e mobilitazione
La questione della Sumud Flotilla ha sollevato interrogativi anche in ambito politico. Carlo Calenda, leader del partito Azione, ha espresso preoccupazioni riguardo all’atteggiamento del governo italiano. In un intervento nel programma “L’Aria che Tira” su La7, Calenda ha criticato la prudenza della premier Giorgia Meloni, affermando che il governo deve prendere posizione in modo più deciso. Ha dichiarato: «Meloni è troppo prudente, e lo dico io che sono sempre stato amico di Israele», sottolineando che le azioni israeliane attuali richiedono una risposta adeguata.
Calenda ha anche menzionato la necessità di sanzioni contro alcuni membri del governo israeliano, definendoli «criminali» e «fascisti». La sua affermazione che «se la Flotilla verrà attaccata dovremo muoverci» ha fatto rumore, suggerendo una crescente pressione in Italia per affrontare questioni di giustizia sociale e diritti umani.
La manifestazione di sabato scorso ha visto una partecipazione significativa, con cittadini di diverse estrazioni sociali e politiche che hanno sfilato per le strade di Venezia, chiedendo un cambiamento nella politica italiana riguardo al conflitto israelo-palestinese. I manifestanti hanno portato striscioni e cartelli con messaggi di solidarietà e richieste di pace, esprimendo un forte desiderio di giustizia per la popolazione palestinese.
Questa mobilitazione, non solo a Venezia ma in tutto il Nordest, rappresenta un esempio di come le questioni internazionali possano influenzare il dibattito locale e spingere le comunità a unirsi per una causa comune. La solidarietà internazionale e la pressione per il rispetto dei diritti umani continuano a galvanizzare attivisti, sindacati e cittadini comuni, creando un fronte unito contro le ingiustizie percepite.
Il porto di Venezia, simbolo di scambi e connessioni, potrebbe diventare il palcoscenico di una nuova forma di protesta che sfida le autorità e cerca di dare voce a chi è inascoltato. La situazione rimane in evoluzione e la tensione è palpabile, con molti che osservano attentamente come si svilupperanno le prossime mosse sia da parte dei portuali che delle istituzioni.