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Artale: il carcere come riflesso della società in ‘Un Prophète’

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Artale: il carcere come riflesso della società in 'Un Prophète'
Artale: il carcere come riflesso della società in 'Un Prophète'
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La realtà carceraria è spesso percepita come un mondo a parte, distante dalla vita quotidiana della maggior parte delle persone. Tuttavia, secondo il regista Enrico Maria Artale, questa visione è fuorviante. Egli sostiene che “non è ‘altra’, è uno specchio della nostra società in tutti i suoi aspetti, aiuta a comprendere il mondo in cui viviamo”. Artale ha diretto la serie ‘Un prophète’, un adattamento in otto episodi del celebre film del 2009 di Jacques Audiard. Questa nuova serie ha debuttato alla Mostra del Cinema di Venezia in una sezione fuori concorso e sarà trasmessa su Canal+ nel 2026. Le trattative per una messa in onda in Italia sono già in corso, come sottolinea Marco Cherqui, produttore della serie, evidenziando l’interesse di diversi canali italiani.

La visione di Artale

La scelta di Artale come regista di ‘Un prophète’ è stata motivata dalla sua capacità di affrontare il progetto con uno sguardo fresco e senza timori reverenziali nei confronti dell’opera originale. “A differenza di molti registi francesi a cui avevo proposto il progetto, Artale aveva una sua visione e si è dimostrato in piena sintonia con noi nel voler rendere la storia il più attuale possibile,” spiega Cherqui. Questa attualizzazione è fondamentale per comprendere le dinamiche sociali e politiche che circondano il sistema carcerario contemporaneo.

La serie è stata girata in parte in Puglia, dove è stata ricreata la prigione di Marsiglia con una troupe franco-italiana. Questo approccio ha dato vita a una rappresentazione visivamente coinvolgente, permettendo di esplorare le sfide e le complessità della vita carceraria. La trama segue Malik, interpretato da Mamadou Sidibé, un giovane africano arrestato mentre cerca di consegnare droga. La sua vita cambia drasticamente quando, dopo il crollo di un palazzo durante una consegna, finisce nelle mani della polizia. La sua scelta di non rivelare i complici lo conduce in prigione, dove incontra Massoud, interpretato da Sami Bouajila, un uomo d’affari di successo con un passato discutibile.

Dinamiche di potere e complessità umana

Massoud offre a Malik una forma di protezione in cambio della sua obbedienza, ma il giovane si rende presto conto di essere solo un pezzo in un gioco più grande. La dinamica tra i due personaggi riflette le complesse relazioni di potere che esistono all’interno delle carceri e, di conseguenza, nella società in generale. Artale e il suo team hanno voluto rappresentare i personaggi non come semplici vittime, ma come esseri umani complessi, portatori di nobiltà e dignità, nonostante le loro scelte discutibili.

Per prepararsi a questo progetto, Artale ha intrapreso un lungo percorso di ricerca sul sistema carcerario francese, visitando diverse carceri e interagendo con ex detenuti. “Ho trascorso molto tempo a Marsiglia con ragazzi che avevano scontato una pena,” racconta Artale. “Ho appreso cose sorprendenti; qualcuno mi ha detto che il periodo in prigione era stato il più bello della sua vita.” Questa esperienza ha portato il regista a riflettere su come i giovani, in particolare, siano al centro di un fenomeno di criminalità crescente.

Riflessioni sulla giustizia e riabilitazione

La serie ‘Un prophète’ non si limita a raccontare una storia di criminalità e reclusione; è una riflessione profonda su come le nostre società affrontano il tema della giustizia, della riabilitazione e delle opportunità. Artale ha voluto garantire che la narrazione fosse non solo veritiera ma anche capace di stimolare una discussione più ampia sulla condizione umana. “Volevamo aderire alla realtà, ma senza farci imprigionare da quell’aspetto,” spiega. “L’obiettivo era aspirare a qualcosa di universale, etico, con un tratto romanzesco.”

Il cast della serie include anche attori come Ouassini Embarek, Salim Kechiouche, Nailia Harzoune e Moussa Maaskri, tutti impegnati a portare in vita storie che, sebbene siano radicate nella specificità dell’esperienza carceraria, riescono a toccare temi universali di speranza, redenzione e resilienza.

In un’epoca in cui la giustizia e il sistema penale sono sotto scrutinio globale, ‘Un prophète’ si presenta come un’opera che invita a una riflessione critica e necessaria. Attraverso la lente della fiction, Artale e il suo team offrono uno sguardo penetrante su una realtà che, sebbene spesso ignorata, merita la nostra attenzione e comprensione.

Written by
Sara Lucchetta

Sono una giornalista appassionata di Università, ricerca e tutto ciò che ruota attorno al mondo dello studio. La mia missione su smetteredilavorare.it è quella di esplorare e raccontare le sfide e le opportunità che gli studenti e i ricercatori affrontano ogni giorno. Credo fermamente nel potere della conoscenza e nel valore dell'istruzione come strumento di cambiamento. Oltre a dedicarmi alla mia passione per l'istruzione, mi piace anche tuffarmi nel mondo dello spettacolo e del cinema. Scrivere di film e eventi culturali mi permette di esprimere la mia creatività e di esplorare le diverse sfaccettature della vita. Quando non sono impegnata a scrivere, mi trovate spesso a cercare nuovi film da vedere o a discutere di tendenze culturali con amici e colleghi. La mia curiosità mi guida in ogni racconto e spero che le mie parole possano ispirare e informare chi legge.

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