Le dodici suore che lo scorso maggio hanno abbandonato il convento dei Santi Gervasio e Protasio a San Giacomo di Veglia, frazione di Vittorio Veneto, hanno finalmente trovato un nuovo rifugio. Dopo un periodo di grande difficoltà e tensione, le monache di clausura hanno trovato accoglienza in una villa a San Vendemiano, in provincia di Treviso, messa a disposizione da un benefattore locale. La loro fuga, avvenuta in un contesto di commissariamento del convento da parte del Vaticano, ha suscitato un ampio dibattito sull’autonomia e le libertà religiose all’interno delle comunità monastiche.
Il commissariamento del convento
Il commissariamento del convento è stato deciso a causa di numerosi problemi interni, tra cui l’arrivo di una nuova superiore, una monaca 81enne richiamata dall’Indonesia, e un’altra proveniente dall’abbazia di Cortona. Questo cambio di leadership ha portato a tensioni significative tra le suore, le quali hanno denunciato un clima “insopportabile” e di forte pressione sia morale che psicologica. La loro serenità, costruita in decenni di vita comunitaria tranquilla, è stata minata da una sensazione di soffocamento.
Un nuovo inizio per le suore
In un’intervista rilasciata in occasione della recente festa di ringraziamento per i sostenitori della loro nuova vita, madre Alina, ex badessa del convento, ha espresso la sua gratitudine per l’aiuto ricevuto: «Se siamo qui è solo grazie a voi». La nuova sistemazione segna un nuovo inizio per le suore, che hanno potuto ricominciare a vivere in un ambiente più accogliente e compatibile con le loro esigenze spirituali e pratiche. La ripresa delle loro attività di produzione artigianale è un passo fondamentale in questo processo.
- Produzione di creme all’aloe
- Produzione di miele
- Produzione di Prosecco
- Produzione di birra
Con la creazione dell’associazione “100 volte melius”, le monache intendono continuare questa tradizione, riflettendo non solo la loro soddisfazione per il cambiamento di vita, ma anche il desiderio di riconnettersi con la comunità attraverso il lavoro e la preghiera.
Il legame con la comunità
«Oggi stiamo cento volte meglio di prima», ha affermato madre Aline, sottolineando come il sostegno e la collaborazione della comunità locale abbiano dato loro un rinnovato coraggio e motivazione. Le suore, infatti, non intendono limitarsi a una vita di clausura, ma vogliono essere attivamente coinvolte nella vita sociale e culturale del territorio. Il loro obiettivo è quello di creare un legame più forte con le persone del luogo, contribuendo così a riempire un vuoto che si era creato dopo la loro fuga dal convento.
La ripresa della produzione di Prosecco è particolarmente significativa, non solo per il legame con la tradizione vitivinicola veneta, ma anche perché rappresenta un modo per rimanere in contatto con la loro identità e il loro passato. La zona di Treviso è famosa per i suoi vini, e le suore sono determinate a utilizzare le loro competenze per contribuire a questo patrimonio locale, restituendo alla comunità parte di ciò che hanno ricevuto. Questo non è solo un atto di produzione economica, ma anche un gesto di condivisione e di amore verso il prossimo.
La storia delle suore fuggite dal convento di Vittorio Veneto ha colpito l’immaginario collettivo, suscitando un’ondata di solidarietà che ha coinvolto non solo i residenti di San Vendemiano, ma anche persone da altre località. Il loro percorso racconta di resilienza e speranza, dimostrando come le difficoltà possano essere superate con il supporto della comunità e come sia possibile ricostruire una vita dignitosa e soddisfacente anche dopo esperienze traumatiche.
Infine, il messaggio che le suore vogliono trasmettere è chiaro: nonostante le sfide e le sofferenze, è possibile trovare un nuovo inizio. La loro storia è un esempio di come la fede e la comunità possano fare la differenza, e di come la vita, anche nelle sue forme più difficili, possa sempre riservare nuove opportunità. Con la loro determinazione e il forte legame con il territorio, le suore stanno scrivendo un nuovo capitolo della loro vita, all’insegna della speranza e della rinascita.