Home News Marina Boer delle «Mamme antifasciste» affronta il debito di 3 milioni dopo lo sgombero di Leoncavallo: «Questa non è la fine» – Guarda il video
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Marina Boer delle «Mamme antifasciste» affronta il debito di 3 milioni dopo lo sgombero di Leoncavallo: «Questa non è la fine» – Guarda il video

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Marina Boer delle «Mamme antifasciste» affronta il debito di 3 milioni dopo lo sgombero di Leoncavallo: «Questa non è la fine» – Guarda il video
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Giovedì 21 agosto 2023, Milano ha assistito a un evento che segna un capitolo cruciale nella storia del noto centro sociale Leoncavallo. Situato in via Watteau, nel quartiere Greco, questo spazio ha rappresentato per oltre tre decenni un punto di riferimento per diverse generazioni di attivisti e cittadini milanesi. L’operazione di sgombero, iniziata intorno alle 7.30 del mattino, ha visto l’intervento delle forze dell’ordine, ma, sorprendentemente, non si sono registrati episodi di resistenza da parte degli occupanti. Tuttavia, questo non ha impedito a una folla di sostenitori e manifestanti di radunarsi nella zona, per difendere un simbolo di libertà e contestazione.

Marina Boer, presidente dell’Associazione Mamme Antifasciste, ha espresso il suo pensiero in un’intervista esclusiva a Open. Le sue parole riflettono una determinazione incrollabile: «Le idee che portiamo avanti da più di 50 anni non finiscono solo perché non ci sono più mura intorno a noi». La Boer ha sottolineato come lo sgombero non rappresenti una conclusione, ma piuttosto un momento di transizione, carico di significato e di sfide da affrontare.

il significato dello sgombero

Nel suo intervento, Boer ha criticato le affermazioni di alcuni esponenti politici che vedono nello sgombero la fine di un’era. Secondo l’attivista, queste dichiarazioni sono solo parole vuote, prive di sostanza. «È un momento difficile, ma è solo un sintomo di una chiusura verso delle proposte alternative che avrebbero potuto funzionare», ha commentato, evidenziando come il Leoncavallo non sia solo un luogo fisico, ma un simbolo di resistenza culturale e sociale a Milano.

L’operazione di sgombero si inserisce in un contesto più ampio, caratterizzato da trasformazioni urbanistiche e sociali che da anni interessano la città. La Boer ha osservato che il rifiuto delle alternative, da parte delle istituzioni, è diventato sempre più evidente. «Questa vicenda corrisponde a delle trasformazioni di Milano iniziate anni fa e che a noi non stanno bene», ha affermato. La sua visione è chiara: il Leoncavallo è uno spazio di libertà che non deve essere dimenticato.

la raccolta fondi e la mobilitazione

Un aspetto cruciale della situazione è la condanna del Ministero dell’Interno a versare 3 milioni di euro ai proprietari dell’immobile, in seguito a oltre cento rinvii dello sgombero. Questo importo è ora al centro di una raccolta fondi lanciata da Boer e dal suo gruppo, che mira a raccogliere la somma necessaria per coprire il risarcimento. La questione è diventata di interesse pubblico, con l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) che ha già aderito all’iniziativa di sostegno.

La raccolta fondi si presenta non solo come un modo per affrontare le difficoltà economiche legate alla condanna, ma anche come un atto simbolico di resistenza contro un sistema che, secondo gli attivisti, tende a marginalizzare spazi di aggregazione e di proposta. La Boer ha spiegato come la comunità intenda mobilitarsi per far sentire la propria voce e per continuare a sostenere le idee e i valori che il Leoncavallo ha rappresentato nel corso degli anni.

il futuro del leonacavallo

Il Leoncavallo, fin dalla sua apertura nel 1992, ha ospitato eventi culturali, concerti, dibattiti e iniziative sociali che hanno contribuito a formare la coscienza collettiva di una parte della popolazione milanese. Il suo sgombero ha suscitato una reazione emotiva tra i suoi sostenitori, molti dei quali vedono questo spazio come un simbolo di libertà e di lotta contro il fascismo e le ingiustizie sociali.

Il video diffuso da Cecilia Dardana, che documenta il momento dello sgombero e la reazione dei manifestanti, ha ulteriormente amplificato l’eco di questa vicenda, rendendo evidente l’importanza del Leoncavallo non solo come centro sociale, ma come simbolo di una battaglia più ampia per i diritti civili e la giustizia sociale.

Marina Boer, pur esprimendo la sua preoccupazione per il futuro, ha concluso il suo intervento con un messaggio di speranza. «Una cosa è certa: noi continueremo a cercare delle strade, pur nell’aumentare delle difficoltà». Questa determinazione a proseguire nella lotta per una Milano inclusiva e aperta alle alternative è ciò che rende la situazione attuale non solo un semplice sgombero, ma una battaglia per la difesa di valori e idee che, secondo molti, non possono e non devono essere dimenticati.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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