La voce di Marina Boer, presidente dell’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, risuona carica di emozione e una nota di rabbia soffocata mentre si avvicina al centro sociale di via Watteau. In questo momento difficile, l’accesso allo spiazzo è bloccato da una schiera di forze dell’ordine che stanno eseguendo uno sfratto previsto per il 9 settembre. “Sapevamo che poteva succedere, ma speravamo di arrivare a settembre”, racconta Boer, riflettendo sulla tensione che ha circondato la comunità del Leoncavallo negli ultimi mesi.
la storia del leoncavallo
La storia del Leoncavallo è intrinsecamente legata a quella di Milano e alla sua evoluzione sociale e culturale. Fondato come centro di aggregazione nel 1978, dopo la tragica morte di Fausto e Iaio, il Leoncavallo è diventato un simbolo di lotta e resistenza. La sua storia è caratterizzata da sgomberi, occupazioni e la continua ricerca di spazi per la cultura e la socializzazione, lontano dalla mercificazione del divertimento. Con la creazione dell’associazione Mamme antifasciste, le mamme del Leoncavallo hanno cercato di mantenere viva la memoria e l’eredità di un luogo che ha dato tanto alla città.
le mamme del leoncavallo e il loro impegno
Marina Boer non è sola in questa battaglia. Molti dei fondatori delle mamme del Leoncavallo, tra cui Carmen De Mil, deceduta nel 2022 e insignita dell’Ambrogino d’oro alla memoria, rappresentano una generazione che ha dedicato la propria vita a costruire una comunità inclusiva e solidale. Tuttavia, il passare degli anni ha portato via alcune di queste figure storiche. Oggi, davanti al Leoncavallo, molti manifestanti sono invecchiati e si mescolano a giovani che, con uno spirito di resistenza e speranza, si siedono per terra a giocare a carte. Questo contrasto evidenzia la continuità e il cambiamento del movimento.
- Resistenza attiva: Luca Ghezzi, storico esponente del centro, ricorda con nostalgia l’epoca in cui il Leoncavallo ha opposto una resistenza attiva allo sgombero.
- Ritorno e ricostruzione: Dopo la demolizione parziale, il gruppo è rientrato e ha ricostruito tutto, ridando vita al centro fino al 1994, quando ci fu lo sgombero definitivo.
- Identità collettiva: Questo passato di lotta e resilienza ha forgiato un’identità collettiva che continua a resistere nonostante le difficoltà attuali.
iniziative e prospettive future
La nuova fase dell’occupazione di via Watteau ha portato con sé una serie di iniziative che hanno cercato di rispondere alle necessità di una comunità sempre più diversificata. Ghezzi racconta dell’asilo sociale autogestito, dei corsi di italiano per stranieri, del laboratorio di serigrafia e della cucina popolare che ha garantito pasti a chi era in difficoltà. Questi spazi non erano semplici luoghi di intrattenimento, ma veri e propri servizi sociali che hanno permesso a molti di socializzare senza dover affrontare il peso della mercificazione.
Il Leoncavallo è stato un laboratorio di idee e pratiche che ha cercato di costruire un’alternativa al modello capitalistico dominante. “È un posto che per 50 anni ha elaborato e proposto alla città modi diversi di rapporti sociali”, dichiara Boer, sottolineando l’importanza di mantenere viva l’idea di un’aggregazione libera e non condizionata da interessi economici. La speranza di una trattativa con il Comune per un nuovo spazio in via San Dionigi rappresenta un barlume di ottimismo, anche se la consapevolezza delle ingenti somme necessarie per ristrutturarlo pesa sul futuro della comunità.
Ghezzi, pur riconoscendo le difficoltà, non perde la speranza. “È sempre più dura trovare uno spazio alternativo e ricominciare da capo”, afferma, ma la determinazione di chi ha lottato per il Leoncavallo è evidente. “Quello che abbiamo portato avanti negli anni è indipendente dai luoghi fisici dove svolgevamo le nostre attività e proposte culturali. E continueremo a farlo”, sottolinea Boer, con la ferma convinzione che la lotta per uno spazio di libertà e cultura non si esaurisca con uno sfratto.
Il Leoncavallo rimane, dunque, un simbolo di una Milano che è in continua evoluzione, un luogo che ha saputo adattarsi e resistere alle sfide del tempo. Mentre il futuro si presenta incerto, la comunità del Leoncavallo si prepara a continuare a combattere, a creare e a sperare. La storia di queste mamme e di tanti altri attivisti è un richiamo all’importanza di non arrendersi, di continuare a lottare per uno spazio che rappresenti non solo un centro culturale, ma un faro di speranza e solidarietà in una città che ha bisogno di voci forti e di azioni concrete.