Un dramma inaspettato ha colpito la comunità di Rubano, in provincia di Padova, con la tragica scomparsa di Edoardo Righetto, un imprenditore di 61 anni, deceduto il 12 agosto presso l’ospedale locale. La sua storia è caratterizzata da un decorso clinico inquietante, iniziato con un banale dolore al piede, che si è rapidamente trasformato in una serie di sintomi preoccupanti, tra cui problemi di memoria e difficoltà motorie. Questi segnali hanno portato a un peggioramento improvviso della sua condizione, culminando in un ricovero d’urgenza.
La famiglia di Righetto ha vissuto momenti di angoscia mentre cercava di comprendere le cause dei disturbi del loro caro. Dopo alcuni esami iniziali, i medici hanno ipotizzato una possibile encefalopatia da prioni, una malattia neurodegenerativa rara che ha suscitato timori, soprattutto a causa dell’epidemia di “mucca pazza” degli anni ’80 e ’90. Sebbene la diagnosi non sia stata ufficialmente confermata, il sospetto è stato considerato serio e meritevole di ulteriori indagini.
indagini e diagnosi
Il professor Gianluigi Zanusso, direttore del servizio di neurologia presso il Policlinico universitario di Verona, ha coordinato una serie di esami sul liquor spinale e su campioni prelevati tramite tampone nasale. I risultati preliminari hanno suggerito la presenza della patologia, ma il verdetto definitivo dipenderà dall’analisi neuropatologica del cervello, i cui risultati non saranno disponibili per diversi mesi. Questo esame sarà successivamente sottoposto all’attenzione dell’Istituto superiore di sanità per una valutazione più approfondita.
La drammatica sequenza di eventi ha avuto inizio il 9 agosto, quando Righetto ha subito una crisi respiratoria in casa, mentre si trovava in compagnia della figlia Chiara. La situazione è rapidamente degenerata, portando alla sua morte tre giorni dopo. Il lutto ha colpito non solo la famiglia, ma l’intera comunità, che si sta preparando per l’ultimo saluto a Righetto, con i funerali fissati per il 26 agosto.
il lungo percorso di sofferenza
La malattia di Righetto non è stata improvvisa, ma piuttosto il risultato di un lungo periodo di sofferenza. Per circa un anno, l’imprenditore ha sofferto di dolori persistenti e di disturbi che hanno costretto lui e la sua famiglia a rivedere le proprie abitudini quotidiane. Nonostante le avversità, Righetto ha continuato a lavorare e a supportare la sua famiglia, ma a metà luglio, i medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova hanno comunicato una diagnosi devastante:
- Encefalopatia da prioni
- Aspirazione di vita di poche settimane
Una verità difficile da accettare, che i familiari hanno scelto di non rivelargli, per permettergli di trascorrere gli ultimi giorni in tranquillità, circondato dall’affetto dei suoi cari.
la malattia di creutzfeldt-jakob e l’epidemia di mucca pazza
L’encefalopatia da prioni include una varietà di malattie neurodegenerative, alcune delle quali possono manifestarsi in forme sporadiche, genetiche o legate a contaminazioni esterne. Tra queste, la variante più nota è la malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD), che è stata collegata all’epidemia di encefalopatia spongiforme bovina (BSE), nota come “mucca pazza”. Questa malattia ha avuto inizio nel Regno Unito negli anni ’80, provocando una crisi che ha portato all’abbattimento di migliaia di bovini e a un allarmante panico alimentare in tutta Europa, Italia compresa.
Oggi, la vCJD è considerata estremamente rara, con un’incidenza di circa un caso ogni milione di persone all’anno, grazie ai rigorosi sistemi di sorveglianza introdotti nel 2001. Il caso di Righetto ha riacceso i riflettori su una malattia che, sebbene rara, continua a destare preoccupazione. La sua morte, pur non essendo stata confermata come un caso di mucca pazza, riporta alla mente la paura di un’epidemia globale che ha cambiato il modo in cui i consumatori si approcciano alla sicurezza alimentare e ha influenzato le politiche sanitarie.
Con l’attesa di chiarimenti scientifici nei prossimi mesi, la comunità di Rubano e la famiglia di Edoardo Righetto si trovano a fronteggiare un lutto profondo, consapevoli che le risposte definitive potrebbero non arrivare subito. La speranza è che la sua storia possa contribuire a una maggiore consapevolezza riguardo a queste malattie rare e al loro impatto sulle vite delle persone e delle famiglie.