Paolo Sorrentino, uno dei registi italiani più acclamati della sua generazione, ha recentemente partecipato a una masterclass al Festival di Sarajevo, dove ha condiviso riflessioni profonde e personali sul suo processo creativo. In un momento in cui si prepara per il debutto di “La Grazia”, film d’apertura in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Sorrentino ha rivelato il suo approccio unico alla narrazione cinematografica, evidenziando come le sue opere nascano dalle sue ossessioni.
Sorrentino ha dichiarato: “Non mi piace avere obiettivi, né l’idea di dover fare cose nuove. Resto a casa senza fare nulla, e poi all’improvviso mi viene in mente qualcosa che diventa un’ossessione.” Questo metodo di lavoro, sebbene possa sembrare anticonvenzionale, ha portato a opere memorabili. La sua capacità di trasformare pensieri ripetitivi in idee cinematografiche è ciò che gli consente di creare film che risuonano profondamente con il pubblico.
Il nuovo film “La Grazia”
Il nuovo film “La Grazia”, interpretato da Toni Servillo e Anna Ferzetti, non ha ancora una sinossi ufficiale, ma le anticipazioni suggeriscono che Servillo interpreterà un presidente della Repubblica a fine mandato. Sorrentino ha mantenuto il mistero attorno alla sua ultima opera, affermando: “Non voglio rivelare troppo.” Tuttavia, ha colto l’occasione per ricordare il suo esordio al Festival di Venezia nel 2001 con “L’Uomo in più”, un momento che rimane impresso nella sua memoria.
- Primo impatto a Venezia: “Quando andai a Venezia per la prima volta, non sapevo nulla del mondo del cinema. Ricordo la prima volta che ho avuto un incontro con i giornalisti, erano dieci. Non avevo capito chi fossero, né perché fossero seduti di fronte a me.”
- Un invito inaspettato: Riguardo al Tribeca Film Festival, Sorrentino ha rivelato che inizialmente considerò l’invito uno scherzo. “Pensavo fosse uno scherzo, perché il mio produttore spesso faceva voci diverse.”
Influenze e ispirazioni
Parlando delle sue influenze, Sorrentino ha rivelato che il suo film preferito è “Otto e mezzo” di Federico Fellini, un’opera che ama “perché non è perfetta”. Questo rispetto per i grandi maestri del cinema mette in luce la sua tendenza a cercare l’imperfezione come fonte di bellezza e autenticità. “Capisco solo le cose che scrivo,” ha dichiarato, evidenziando la sua avversione per gli adattamenti e la sua preferenza per le storie originali.
Inoltre, ha condiviso alcune curiosità sul suo modo di lavorare: “Non amo lavorare sul set. Sono molto veloce e i produttori mi adorano perché li faccio risparmiare.” Tuttavia, ha rivelato che il suo vero amore rimane il calcio, e che non vede l’ora di tornare a casa per seguire le partite, un legame tra cinema e sport che ha spesso esplorato nei suoi film.
Riflessioni sul cinema e la società
Uno dei temi ricorrenti nella sua cinematografia è il legame con Diego Maradona, un’icona per il popolo napoletano e per Sorrentino stesso. “Quando avevo 14 anni e Maradona arrivò a Napoli, per la prima volta ho capito cosa fosse uno spettacolo,” ha spiegato, sottolineando come l’atleta rappresenti non solo un grande sportivo, ma anche un simbolo di passione e teatralità, elementi che il regista cerca di catturare nelle sue opere.
Infine, Sorrentino ha parlato della sua scelta di raccontare la vita di Silvio Berlusconi attraverso il dittico “Loro”. “Mi incuriosisce quello che succede nella mente delle persone che sono molto lontane da me,” ha osservato, rivelando il suo interesse per la psicologia dei personaggi complessi e controversi.
Le parole di Sorrentino durante la masterclass a Sarajevo rivelano non solo il suo talento come narratore, ma anche la sua capacità di riflettere su se stesso e sulla società attraverso il cinema. La sua opera continua a stimolare il dibattito e a coinvolgere il pubblico, rendendolo uno dei registi più influenti del panorama contemporaneo. Con “La Grazia”, il suo viaggio creativo prosegue, promettendo nuove ossessioni e nuove storie da raccontare.