Home Soldi & Risparmi L’artigianato in Italia in crisi: persi 400mila posti in un decennio
Soldi & Risparmi

L’artigianato in Italia in crisi: persi 400mila posti in un decennio

Share
L'artigianato in Italia in crisi: persi 400mila posti in un decennio
L'artigianato in Italia in crisi: persi 400mila posti in un decennio
Share

Negli ultimi dieci anni, l’artigianato italiano ha subito un colpo devastante, con una perdita di quasi 400.000 unità. Secondo un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, basata su dati forniti da Inps e Infocamere/Movimprese, il numero di artigiani è sceso da 1,77 milioni nel 2014 a 1,37 milioni nel 2023, segnando un drammatico decremento del 22%. Questo significa che quasi un artigiano su quattro ha abbandonato l’attività in un decennio, un dato che mette in luce una crisi profonda e sistematica del settore.

Il calo non è stato solo un fenomeno di lungo periodo; anche nell’ultimo anno, tra il 2023 e il 2024, il numero degli artigiani è diminuito di 72.000 unità, pari a un ulteriore -5%. Questa contrazione ha interessato tutte le regioni italiane, ma alcune di esse hanno subito perdite più significative. Le Marche, ad esempio, hanno registrato una diminuzione del 28,1%, seguite dall’Umbria (-26,9%), dall’Abruzzo (-26,8%) e dal Piemonte (-26%). Al contrario, il Mezzogiorno ha mostrato perdite relativamente contenute, un risultato in parte dovuto agli investimenti nelle opere pubbliche legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e agli effetti positivi del Superbonus 110%, che ha sostenuto in particolare il settore dell’edilizia.

La situazione nelle province italiane

Analizzando le province italiane, Ancona si distingue per il crollo più marcato, con un -9,4% e una perdita di 1.254 artigiani. Altre province come Ravenna e Ascoli Piceno hanno visto decrementi simili, rispettivamente del 7,9% (-952 e -535 artigiani), mentre Rimini ha registrato un -6,9% (-835). Terni e Reggio Emilia hanno subito diminuzioni del 6,8%, contribuendo a un quadro preoccupante per l’artigianato locale. Le diminuzioni più contenute si sono verificate a Crotone e Ragusa, con un -2,7% corrispondente a -78 e -164 unità.

Cause della crisi

La Cgia attribuisce parte di questa riduzione al processo di aggregazione e acquisizione che ha interessato diversi settori in seguito alle crisi economiche del 2008-2009, 2012-2013 e 2020-2021. Questi eventi hanno portato a una compressione della platea degli artigiani, ma hanno anche contribuito ad aumentare la dimensione media delle imprese, con un miglioramento della produttività in vari comparti, tra cui il trasporto merci, il metalmeccanico, gli installatori di impianti e la moda.

Settori in crescita

Nonostante il quadro complessivo sia inquietante, non tutti i settori artigiani hanno conosciuto un destino avverso. Infatti, alcune aree hanno visto un incremento significativo. I settori legati al benessere e all’informatica sono in controtendenza rispetto al calo generale. Ecco alcuni esempi di settori in crescita:

  1. Acconciatori
  2. Estetisti
  3. Tatuatori
  4. Professionisti del web (sistemisti, esperti di web marketing, video maker e specialisti in social media)
  5. Comparto alimentare (gelaterie, gastronomie e pizzerie da asporto)

Questi dati evidenziano una trasformazione nel panorama artigianale italiano, dove alcuni settori riescono a resistere e a prosperare, mentre altri lottano per sopravvivere. La sfida principale per l’artigianato italiano rimane quella di adattarsi a un mercato in continua evoluzione, dove l’innovazione e la digitalizzazione giocano un ruolo cruciale. La capacità di rispondere a queste nuove esigenze potrebbe essere la chiave per il rilancio del settore e per la salvaguardia di un patrimonio culturale e produttivo che ha sempre caratterizzato il nostro paese.

In un contesto di difficoltà, è fondamentale che le istituzioni e gli enti locali si impegnino maggiormente a sostenere gli artigiani, promuovendo politiche di incentivazione e formazione che possano aiutare a recuperare terreno e a valorizzare le competenze tradizionali. Questo richiede un approccio integrato che non solo guardi alla crisi attuale, ma che sia anche orientato al futuro, puntando su sostenibilità, innovazione e qualità. Solo così sarà possibile invertire la tendenza e garantire un futuro all’artigianato italiano, un settore che non solo rappresenta un’importante fonte di occupazione, ma è anche un simbolo dell’identità e della creatività del nostro paese.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

Smettere di Lavorare è un magazine che esplora stili di vita alternativi e indipendenza finanziaria con sezioni su News, Spettacolo & TV, Soldi & Risparmi, Ambiente, Trasferirsi all’estero e Lavorare all’estero.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@smetteredilavorare.it

© 2025 proprietà Influencer Srls - Via Luca Bati 57 - Roma - P.IVA 14920521003

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.