Il panorama dell’urbanistica milanese è stato recentemente scosso da un’inchiesta che ha coinvolto figure di spicco della politica e dell’imprenditoria locale. Il Tribunale del Riesame di Milano ha deciso di revocare gli arresti domiciliari per tre protagonisti chiave: l’ex assessore comunale Giancarlo Tancredi, l’ex componente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella. Arrestati il 31 luglio scorso nell’ambito di un’inchiesta su presunti illeciti nel settore, i tre sono stati liberati con un’interdittiva di un anno che limita la loro operatività nel settore pubblico.
Questa decisione giuridica si inserisce in un contesto in evoluzione, con nuovi indagati come Christian Malangone, direttore generale del Comune e braccio destro del sindaco Giuseppe Sala. Malangone è accusato di induzione indebita in seguito a chat con l’imprenditore Manfredi Catella, noto nel settore immobiliare tramite la società Coima, e con l’ex assessore Tancredi. Le comunicazioni, depositate dalla Procura al Tribunale del Riesame, rivelano un tono confidenziale che solleva interrogativi sulle relazioni tra pubblico e privato, soprattutto in un contesto delicato come quello della riqualificazione urbana.
il caso del “Pirellino”
Un esempio emblematico di questa situazione è il progetto legato al “Pirellino”, ufficialmente conosciuto come Torre dei Servizi Tecnici Comunali, situato in via Giovanni Battista Pirelli. Questo immobile, costruito negli anni ’60 e acquistato da Coima nel 2019 tramite un’asta pubblica, avrebbe dovuto subire una radicale riqualificazione. Nel 2021, un ambizioso progetto di restyling, firmato da architetti di fama internazionale come Stefano Boeri ed Elizabeth Diller, prevedeva:
- Realizzazione di una torre residenziale “botanica”
- Creazione di una serra urbana
- Spazi culturali
Tuttavia, il progetto ha incontrato numerosi ostacoli, tra cui vincoli urbanistici e modifiche al Piano di Governo del Territorio, rallentando notevolmente il processo di approvazione.
accuse e indagini
Le accuse formulate dalla Procura di Milano si concentrano su un presunto sistema di pressioni e favori tra amministratori pubblici, imprenditori e professionisti. Gli inquirenti ipotizzano tentativi di influenzare le decisioni della Commissione Paesaggio e di altri uffici comunali in cambio di vantaggi politici o economici. Gli indagati includono Tancredi, Marinoni, l’architetto Boeri, l’imprenditore Catella e persino il sindaco Sala, il quale, pur non essendo stato arrestato, deve gestire una situazione di crescente tensione e scetticismo sulla trasparenza della sua amministrazione.
Le chat al centro dell’indagine rivelano dinamiche preoccupanti. In uno dei messaggi, Catella sembra sollecitare Malangone a “sbloccare i progetti”, evidenziando un rapporto che va oltre il semplice scambio professionale. Inoltre, le conversazioni mostrano un flusso diretto di comunicazione tra i vertici comunali e l’azienda privata, sollevando interrogativi sull’integrità del processo decisionale.
il futuro dell’urbanistica a milano
Il caso, ora sotto l’attenzione del Tribunale del Riesame, riflette le tensioni e le complessità dell’urbanistica milanese. Gli avvocati dei tre uomini liberati sostengono la mancanza di prove concrete a sostegno delle accuse, mentre la Procura ha presentato nuove evidenze, inclusi ulteriori messaggi, per dimostrare la gravità degli indizi. Alcuni giudici, in precedenti udienze, hanno già annullato provvedimenti simili per altri professionisti, riconoscendo che in alcuni casi le somme contestate erano compensi legittimamente fatturati.
Christian Malangone, direttore generale del Comune dal 2016 e con un passato come dirigente dell’Expo di Milano, si trova nuovamente sotto i riflettori in un’inchiesta che tocca questioni fondamentali relative alla gestione urbanistica della città. Il Riesame si pronuncerà a breve, ma l’indagine continuerà a svilupparsi, mantenendo alta l’attenzione pubblica e mediatica su un caso che potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro dell’amministrazione milanese e sulla trasparenza delle sue pratiche urbanistiche.
Il caso “Pirellino” rappresenta non solo una questione economica, ma anche un simbolo nel dibattito più ampio sulla gestione del territorio e delle risorse pubbliche a Milano. Con una città in continua evoluzione e una domanda crescente di spazi urbani sostenibili e innovativi, la necessità di garantire processi trasparenti e responsabili è più urgente che mai.