La tragica vicenda che ha coinvolto Cecilia De Astis, una pensionata di 71 anni, ha scosso profondamente il quartiere Gratosoglio di Milano. L’incidente, avvenuto lunedì scorso, ha portato alla luce una serie di eventi inquietanti legati a quattro ragazzini italiani, figli di famiglie nomadi di origini bosniache, che si trovavano a bordo di un’auto rubata. La Citroën Ds4 bianca, che ha travolto e ucciso De Astis, è stata sottratta da un gruppo di giovani che hanno agito in modo impulsivo, causando conseguenze fatali.
Durante l’interrogatorio presso il Comando della Polizia locale di via Custodi, uno dei ragazzini ha dichiarato: «Abbiamo avuto paura e siamo scappati». Questa frase evidenzia la gravità della situazione in cui si sono trovati. Nonostante la loro giovane età, i quattro ragazzi, di età compresa tra 11 e 13 anni, non possono essere legalmente perseguiti, essendo al di sotto dei 14 anni. Secondo la legge italiana, non possono essere ritenuti imputabili, ma potrebbero essere collocati in una comunità se considerati socialmente pericolosi.
il comportamento irresponsabile dei ragazzi
I quattro, identificati come il 13enne alla guida e i suoi tre compagni più giovani, non solo hanno causato la morte di una donna, ma hanno anche mostrato un comportamento irresponsabile e pericoloso. La loro auto, rubata a una famiglia di turisti francesi, era stata utilizzata per un giro spericolato che ha portato a una tragedia. L’auto era stata lasciata dai turisti davanti a un bed and breakfast in via Fratelli Fraschini, carica di bagagli e effetti personali. I ragazzi, dopo aver aperto l’auto e rubato alcuni oggetti, tra cui dispositivi tecnologici, sono riusciti a trovare una copia delle chiavi di scorta, facilitando così il loro accesso al veicolo.
la dinamica dell’incidente
La dinamica dell’incidente è stata ricostruita dagli inquirenti. Lunedì, intorno a mezzogiorno, i quattro ragazzini hanno preso l’auto e si sono diretti verso il curvone di via Saponaro, dove la Ds4 ha sbandato e ha travolto Cecilia De Astis. Dopo l’impatto, hanno continuato la loro folle corsa, abbattendo un palo della segnaletica e abbandonando l’auto in una posizione precaria. È stato solo grazie al coraggio di Andrit, un operatore sanitario di 44 anni, che la situazione è stata presa in mano: si è fermato per prestare soccorso a De Astis, la quale, purtroppo, non ha risposto agli stimoli e ha perso la vita poco dopo.
l’identificazione dei ragazzi
La polizia ha impiegato circa 36 ore per identificare i ragazzi. Gli agenti hanno utilizzato le magliette dei Pokémon indossate dai giovani come un elemento fondamentale per la loro identificazione. Le magliette, tutte identiche, erano state acquistate a pochi euro in un centro commerciale della zona, il Fiordaliso di Rozzano. Le videocamere di sorveglianza hanno catturato il gruppo mentre si recava a fare shopping, rivelando così i loro movimenti e permettendo la loro identificazione.
Dopo aver raccolto tutte le prove, i vigili, sotto la direzione del comandante Gianluca Mirabelli, si sono presentati al campo rom per interrogare i ragazzi. Tuttavia, a causa della loro giovane età, non è stato possibile procedere con un arresto. Le famiglie dei bambini sono state coinvolte, e ora la posizione dei genitori è sotto esame per omessa vigilanza. Questo aspetto della vicenda solleva interrogativi su come le famiglie gestiscano la supervisione dei propri figli e come la comunità possa intervenire per prevenire tali incidenti.
L’episodio ha suscitato un forte dibattito pubblico. Molti si chiedono come sia possibile che dei ragazzini così giovani possano trovarsi implicati in eventi così tragici e violenti. La questione della sicurezza nelle strade, la gestione dei beni rubati e la responsabilità genitoriale sono solo alcune delle tematiche emerse da questa vicenda. Le istituzioni sono chiamate a riflettere su come affrontare situazioni del genere e su quali misure preventive possano essere adottate per proteggere i cittadini, soprattutto i più vulnerabili come Cecilia De Astis.
Questa triste storia non è solo un caso isolato di un incidente stradale, ma è il riflesso di una serie di problemi sociali più ampi che affliggono molte comunità. La vita di Cecilia De Astis, una donna benvoluta e stimata nel suo quartiere, è stata spezzata in un momento di follia, e la società si trova ora a dover affrontare le conseguenze di un’azione che ha avuto un impatto devastante su molte vite.