Il Festival di Venezia, uno dei palcoscenici cinematografici più prestigiosi al mondo, è famoso per la sua capacità di dare voce a storie di grande impatto. Quest’anno, tra i film in concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, spicca “The Voice of Hind Rajab” della regista tunisina Kaouther Ben Hania. Presentato il 3 settembre, il film non è solo un’opera cinematografica, ma un grido di dolore e una denuncia contro la violenza che affligge Gaza.
La forza del film
La potenza di questo film risiede in tre elementi fondamentali:
- Verità: La trama si basa su eventi reali avvenuti il 29 gennaio 2024, quando i volontari della Mezzaluna Rossa ricevettero una chiamata disperata da una bambina di cinque anni, Hind Rajab, intrappolata in un’auto durante un attacco dell’esercito israeliano.
- Contemporaneità: La tempistica della presentazione del film non è casuale. Con la situazione a Gaza che continua a essere critica, l’opera di Ben Hania si colloca in un contesto di forte attualità.
- Universalità: La storia di Hind diventa un simbolo del dolore di migliaia di bambini in situazioni di guerra, richiamando l’umanità a non voltarsi dall’altra parte.
Un messaggio di speranza
Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra, ha sottolineato l’impatto emotivo del film, esprimendo il desiderio che susciti riflessioni piuttosto che polemiche. La regista ha raccontato come l’idea di questo film sia emersa in un momento cruciale della sua carriera, quando ha sentito la registrazione di Hind Rajab. Questo incontro fortuito l’ha spinta a dedicarsi completamente a questo nuovo progetto.
“Ho ascoltato l’audio della chiamata per ben 70 minuti e mi sono sentita sopraffatta da un mix di impotenza e tristezza,” ha dichiarato la regista. Le parole di Hind, che chiedeva aiuto con una voce tremante, sono diventate il fulcro del film, trasformando la sua sofferenza in un messaggio universale di dolore e speranza.
La scelta narrativa
Un aspetto distintivo di “The Voice of Hind Rajab” è la scelta di mantenere la violenza fuori dallo schermo. La regista ha deciso di concentrare la narrazione sull’invisibile: l’attesa, la paura e il silenzio assordante di chi attende un aiuto che non arriva. “Volevo che il pubblico percepisse ciò che non vede,” ha spiegato Ben Hania. Questa scelta serve a mettere in risalto l’umanità e la vulnerabilità dei protagonisti, permettendo agli spettatori di entrare in contatto con le emozioni profonde di chi vive in conflitto.
In un contesto in cui le notizie sulle guerre e i conflitti sembrano passare rapidamente nel dimenticatoio, “The Voice of Hind Rajab” si propone come un potente strumento di memoria. “Il cinema può conservare una memoria e resistere all’amnesia,” ha concluso Ben Hania, sperando che la voce di Hind venga ascoltata da un pubblico globale. Con la sua narrazione profonda e toccante, il film promette di lasciare un segno indelebile nel cuore di chi avrà la fortuna di vederlo, ricordando a tutti noi l’importanza di non dimenticare le storie di chi soffre.