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Maresco a Venezia: le sue paure e speranze per il futuro

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Maresco a Venezia: le sue paure e speranze per il futuro
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Franco Maresco, uno dei cineasti più controversi e innovativi del panorama cinematografico italiano, si prepara a presentare il suo ultimo lavoro all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, intitolato “Un film fatto per Bene”, è un tributo a Carmelo Bene, una delle figure più geniali e controverse dell’arte e del teatro italiano. Con la sua consueta ironia e autoironia, Maresco ha rivelato le sue paure riguardo a questo progetto, affermando: “Temo che non ne uscirò bene, diciamo tutto d’un pezzo”. Questa affermazione riflette non solo il carattere autolesionista del regista, ma anche le sfide legate alla realizzazione del film.

il rapporto tormentato di maresco con il suo lavoro

Maresco ha sempre avuto un rapporto complesso con il suo lavoro, descrivendo i suoi film come trappole in cui si infilava di proposito. Questa volta, però, la pressione sembra essere particolarmente intensa. La citazione della signorina Filomena, la sua vecchia insegnante, e la storiella della gatta e del lardo, aggiungono un tocco di nostalgia e di saggezza popolare, sottolineando il peso delle scelte fatte nel corso della sua carriera.

“Un film fatto per Bene” si presenta come un’opera metacinematografica, un film nel film che esplora non solo la vita e l’opera di Carmelo Bene, ma anche il processo di creazione cinematografica. Le riprese, già caratterizzate da incidenti e ritardi, vengono interrotte bruscamente dal produttore Andrea Occhipinti, esasperato dai continui ciak infiniti. Questo evento segna un punto di svolta, creando una frattura tra il regista e la produzione, riflettendo la sua visione del mondo: caotico, incomprensibile e, a tratti, disperato.

un’indagine collettiva

In questo contesto di crisi, entra in scena Umberto Cantone, un amico di Maresco, che si propone di ricucire lo strappo. Cantone chiama a testimoni tutti coloro che hanno preso parte all’impresa cinematografica, trasformando l’interruzione delle riprese in un’indagine collettiva. Questo approccio non solo offre la possibilità di esplorare la personalità di Maresco, ma anche di riflettere sull’eredità di Carmelo Bene, il quale ha sempre sfidato le convenzioni del teatro e del cinema, abbracciando un’estetica provocatoria e radicale.

Carmelo Bene, scomparso nel 2002, è stato un artista poliedrico, capace di spaziare tra teatro, cinema e letteratura. La sua opera è stata segnata da un forte anticonformismo e da una continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Bene ha sempre sostenuto che l’arte dovesse essere una forma di resistenza contro la banalità e la mediocrità della società contemporanea. Maresco, nel suo film, sembra voler riprendere questo spirito di contestazione, affrontando il suo disagio esistenziale e il suo senso di impotenza di fronte a un mondo che giudica “di merda”.

l’arte come strumento di denuncia

L’idea che il film di Maresco possa diventare “il solo modo per dare forma alla rabbia e all’orrore che provo per questo mondo” è emblematica della sua visione artistica. La cinematografia, per lui, non è solo un mezzo di intrattenimento, ma uno strumento di denuncia e di riflessione critica. Questo approccio è stato una costante nel suo lavoro, spingendolo a esplorare temi difficili e controversi, come la mafia, la corruzione e la crisi dell’identità culturale italiana.

La Mostra di Venezia, che dal 1932 rappresenta uno dei festival di cinema più prestigiosi al mondo, offre a Maresco una piattaforma unica per presentare il suo lavoro e confrontarsi con il pubblico e la critica. La selezione del suo film in concorso è un riconoscimento della sua importanza nel panorama cinematografico contemporaneo e un’opportunità per riflettere su questioni di rilevanza sociale e culturale.

La presentazione di “Un film fatto per Bene” rappresenta, quindi, non solo un evento cinematografico, ma anche un momento di riflessione su un’epoca in cui l’arte e la cultura possono ancora fungere da catalizzatori di cambiamento e di consapevolezza. Mentre Maresco si prepara ad affrontare le sfide che lo attendono a Venezia, il suo spirito provocatorio e la sua visione critica continuano a risuonare, invitando il pubblico a interrogarsi sulla natura dell’arte e sul suo ruolo nella società.

In questo complesso intreccio di realtà e finzione, di vita e arte, Maresco ci offre uno spaccato della sua anima tormentata, rendendo il suo film un’opera da seguire con attenzione e curiosità. L’attesa per la sua uscita nelle sale italiane, prevista per il 5 settembre, è alta e le aspettative sono altrettanto elevate, considerando il prestigio e il valore delle opere precedenti del regista.

Written by
Sara Lucchetta

Sono una giornalista appassionata di Università, ricerca e tutto ciò che ruota attorno al mondo dello studio. La mia missione su smetteredilavorare.it è quella di esplorare e raccontare le sfide e le opportunità che gli studenti e i ricercatori affrontano ogni giorno. Credo fermamente nel potere della conoscenza e nel valore dell'istruzione come strumento di cambiamento. Oltre a dedicarmi alla mia passione per l'istruzione, mi piace anche tuffarmi nel mondo dello spettacolo e del cinema. Scrivere di film e eventi culturali mi permette di esprimere la mia creatività e di esplorare le diverse sfaccettature della vita. Quando non sono impegnata a scrivere, mi trovate spesso a cercare nuovi film da vedere o a discutere di tendenze culturali con amici e colleghi. La mia curiosità mi guida in ogni racconto e spero che le mie parole possano ispirare e informare chi legge.

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