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Roberto Saviano svela il mistero dei boss di camorra scarcerati d’estate

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Roberto Saviano svela il mistero dei boss di camorra scarcerati d'estate
Roberto Saviano svela il mistero dei boss di camorra scarcerati d'estate
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L’estate 2023 ha portato con sé non solo il caldo e le vacanze, ma anche un clamoroso scandalo che ha suscitato l’indignazione di molti, tra cui il noto scrittore e giornalista Roberto Saviano. La scarcerazione di alcuni esponenti di spicco del clan Moccia ha sollevato un polverone, evidenziando una questione che, secondo Saviano, rappresenta una delle più gravi sconfitte per l’antimafia negli ultimi cinquant’anni. In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, l’autore di “Gomorra” ha descritto questa situazione come un evento che è passato in gran parte inosservato, un dramma che si consuma “quando l’attenzione è minima”.

i boss scarcerati e le loro implicazioni

Tra i boss scarcerati ci sono nomi ben noti:

  1. Antonio Moccia
  2. Luigi Moccia
  3. Gennaro Moccia
  4. Pasquale Credentino
  5. Filippo Iazzetta
  6. Massimo Malinconico
  7. Benito Zanfardino
  8. Giovanni Piscopo
  9. Francesco Di Sarno
  10. Francesco Favella
  11. Antonio Nobile
  12. Gennaro Rubiconti
  13. Giovanni Esposito

La loro liberazione è avvenuta per decorrenza dei termini di custodia cautelare, un meccanismo legale che ha sollevato interrogativi sull’efficacia del sistema giudiziario nel contrastare la criminalità organizzata.

il clan moccia e il suo impatto

Saviano non nasconde la sua preoccupazione: “Il clan Moccia non è un gruppo come gli altri”, afferma, sottolineando la loro natura imprenditoriale e il loro stretto legame con le istituzioni. Questo clan ha dimostrato di saper muoversi agilmente nel contesto economico e sociale, cercando di legittimare le proprie attività illecite attraverso investimenti in settori legali. “Il denaro sporco diventa legittimo purché non alimenti altro crimine”, è la loro tesi, una pericolosa distorsione di valori che rischia di radicarsi sempre di più nella società.

Saviano definisce i Moccia come “la testa d’ariete di tutte le mafie italiane”, un clan che ambisce a ottenere un riconoscimento legittimo delle proprie attività. Questo approccio strategico ha portato a una forma di dissociazione che ricorda quella del terrorismo politico: i membri del clan accettano di subire condanne individuali, evitando di coinvolgere altri e mantenendo intatta la struttura organizzativa.

il cambiamento culturale nella mafia

Un esempio emblematico è la figura di Antonio Moccia, il cui passato è costellato da eventi drammatici e violenti. Da ragazzo, Antonio uccise all’interno del Tribunale di Napoli Tonino Giugliano, l’uomo che aveva assassinato suo padre, Gennaro. Essendo minorenne al momento del delitto, non fu imputabile, ma quel gesto segnò il suo destino come erede del clan. Oggi, il clan Moccia è descritto come un “consorzio imprenditoriale” che gestisce cantieri dell’alta velocità e una rete di distribuzione alimentare che si estende anche oltre i confini nazionali, fino a Barcellona.

Un aspetto inquietante della loro strategia è la capacità di mimetizzarsi nel tessuto economico legittimo, cercando di apparire come imprenditori rispettabili. Questo non solo complica la lotta alla mafia, ma crea anche un clima di ambiguità in cui le linee tra legalità e illegalità diventano sfumate. Saviano mette in evidenza come l’atteggiamento di questi criminali sia cambiato nel tempo: “Sopportano e accettano che quando sparano o spacciano siano perseguiti, ma non possono tollerare di essere fermati quando investono e costruiscono”, sottolineando così un cambiamento culturale all’interno dei clan mafiosi.

La madre di Antonio Moccia, Anna Mazza, è stata la prima donna a finire nel regime di carcere duro 41 bis, e il suo ruolo all’interno del clan è cruciale. Nonostante il potere economico e l’influenza che il clan ha acquisito, la madre cerca di mantenere viva la consapevolezza delle radici camorristiche della famiglia. Quando Roberto Moccia parla con lei, felice dei suoi successi imprenditoriali, lei lo ammonisce: “Tutto quello che ha a che fare con la nostra famiglia è camorra”. La risposta di Roberto, “Camorra pulita, mamma. Mica con la droga”, riflette il tentativo di distanziare le attività legali da quelle illecite, un segnale preoccupante di come la mafia stia cercando di reinventarsi in un contesto economico sempre più complesso e competitivo.

Saviano, con la sua penna incisiva e la sua capacità di analisi, ci invita a riflettere su questi eventi, sottolineando che la lotta contro la mafia non può permettersi distrazioni. La scarcerazione dei boss Moccia, avvenuta durante un periodo di apparente indifferenza collettiva, rappresenta un campanello d’allarme per la società italiana, un promemoria che la criminalità organizzata continua a essere una minaccia concreta e persistente, anche quando le spiagge sono affollate e le menti sono occupate da pensieri estivi.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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