La tragica vicenda di Lorena Venier ha scosso profondamente l’opinione pubblica, portando alla luce dinamiche familiari complesse e inquietanti. La 61enne, attualmente detenuta nel carcere femminile del Coroneo a Trieste, ha inviato quattro lettere a parenti e colleghi, esprimendo il suo rammarico per quello che ha definito un «gesto mostruoso, ma necessario». Queste lettere, scritte in un momento di grande vulnerabilità, rivelano il profondo stato di crisi psicologica in cui si trova Lorena, la quale è sottoposta a trattamento farmacologico e sorveglianza per prevenire atti autolesionistici. Il suo avvocato, Giovanni De Nardo, ha confermato che la signora è in una condizione psicologica grave, aggravata dalla consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni.
Le lettere di scuse e la brutalità del gesto
Le lettere di scuse, sebbene cariche di rimorso, non sembrano giustificare la brutalità del gesto che ha portato alla morte di suo figlio, Alessandro Venier. L’omicidio ha scatenato interrogativi non solo sulla salute mentale di Lorena, ma anche sulle dinamiche familiari che hanno portato a un simile atto. È stato rivelato che Lorena non è in isolamento all’interno del carcere, ma è costantemente monitorata dagli operatori, seguendo un protocollo che prevede supporto psicologico e farmacologico, segno di una gestione attenta della sua salute mentale.
Le indagini sull’omicidio di Alessandro
Nel frattempo, le indagini sull’omicidio di Alessandro proseguono. Tra le informazioni emerse, si scopre che, nei giorni successivi alla morte del 35enne, Lorena e la compagna di Alessandro, Mailyn Castro Monsalvo, avrebbero cercato di ingannare i sanitari, sostenendo che Alessandro fosse partito per la Colombia. Questa menzogna è stata orchestrata strategicamente, sfruttando il fatto che Alessandro aveva già annunciato ai suoi amici il suo imminente trasferimento, complicando ulteriormente le indagini. Le visite regolari di pediatra, ostetrica e assistente sociale, avvenute dal gennaio 2025 in seguito alla nascita della loro figlia, hanno contribuito a mantenere viva l’illusione della normalità.
La questione dell’affido e il futuro della neonata
Un aspetto critico di questa situazione è la questione dell’affido della figlia neonata. Durante un videocollegamento tra l’Istituto a custodia attenuata per madri di Venezia e il Tribunale dei minori di Trieste, Mailyn ha espresso il desiderio che la loro bambina venga affidata alla nonna materna in Colombia. Tuttavia, Mailyn ha scelto di non rilasciare dichiarazioni, avvalendosi della facoltà di non rispondere sia davanti al pubblico ministero che durante l’interrogatorio di garanzia. La neonata, attualmente di sei mesi, è stata collocata in una struttura specializzata dai Servizi sociali, mentre i genitori di Mailyn, desiderosi di prendersi cura della nipote, hanno avviato una campagna di raccolta fondi per sostenere le spese legali e il viaggio in Italia.
Le indagini continuano a far luce sulle circostanze che hanno portato all’omicidio di Alessandro. Gli investigatori sono tornati nell’abitazione di Gemona del Friuli, dove il cadavere è stato ritrovato, per effettuare ulteriori accertamenti. La Procura sta cercando di chiarire il movente dell’omicidio, un aspetto che attualmente rimane avvolto nel mistero. La compagna di Alessandro non ha ancora fornito dichiarazioni utili, mentre la madre della vittima aveva espresso preoccupazione per la sicurezza della nuora e il desiderio di Alessandro di trasferirsi in Colombia con la loro figlia.
Dalle indagini è emerso che Alessandro è stato imbottito di farmaci e ha agonizzato per sei ore prima di essere ucciso e smembrato. Questi particolari agghiaccianti pongono interrogativi inquietanti sulla premeditazione dell’atto e sullo stato mentale di coloro che lo hanno commesso. L’autopsia, i cui risultati sono attesi con ansia, sarà fondamentale per chiarire le modalità esatte della morte di Alessandro e per comprendere l’intera portata di questa tragedia familiare. La comunità è scossa e si interroga su come situazioni di vulnerabilità psicologica possano portare a esiti così devastanti, sollevando interrogativi su supporto e prevenzione in casi simili.