Anna Negri, una delle registe più interessanti del panorama cinematografico italiano contemporaneo, ha recentemente presentato il suo ultimo lavoro, “Toni, mio padre”. Questo film, che sarà proiettato alle Giornate degli Autori durante la Mostra del Cinema di Venezia, si propone di esplorare il complesso e tumultuoso rapporto tra la regista e suo padre, Toni Negri, figura controversa della storia italiana, noto per il suo coinvolgimento nella lotta politica degli anni ’70.
In una conversazione con l’ANSA, Anna ha condiviso i sentimenti che la guidano nel raccontare la vita del padre, un uomo con un cognome pesante, quello dei Negri, che ha portato con sé un’eredità di ambiguità e conflitto. “Le cose che più mi mancano di mio padre sono la sua ironia e la sua capacità di analisi del mondo”, ha affermato Anna. Questo legame è stato segnato da momenti di assenza e presenza, di conflitto e affetto. “Era bello poter parlare con lui di tutto, aveva una capacità di analisi davvero incredibile”, ha aggiunto.
La ricerca di riconciliazione
Il film segue Anna, nata nel 1964, e Toni, sei mesi prima della sua morte avvenuta il 16 dicembre 2023 a Parigi. Nonostante non abbiano mai vissuto insieme dopo l’arresto di Toni, che ha segnato un punto di svolta nella loro relazione, Anna decide di accompagnare il padre a Venezia. Questo luogo rappresenta per lei un’opportunità di recuperare il tempo perduto. “Sentivo che se non l’avessi fatto avrei avuto il rimpianto per tutta la vita”, ha confessato. Questa ricerca di riconciliazione si intreccia con una riflessione più ampia sul significato della storia e della memoria, elementi centrali del film.
L’eredità di Toni Negri
La figura di Toni Negri non è da sottovalutare. Prima di essere prosciolto da ogni accusa, fu considerato un leader occulto del terrorismo in Italia, un marchio che ha inevitabilmente influenzato la vita di Anna. La regista si confronta con questa eredità pesante, cercando di capire come la vita tumultuosa del padre l’abbia condannata a un’esistenza complessa. “Volevo chiarirmi con lui riguardo a certe cose successe e avevo anche l’urgenza di farlo, perché era ormai molto vecchio”, ha spiegato Anna, sottolineando l’importanza di queste conversazioni per una comprensione profonda della loro storia familiare.
Un’opera che riflette sulla storia
Il film non è solo un racconto personale, ma un’esplorazione della storia del Novecento, di come essa determini le vite individuali e viceversa. Anna ha descritto il suo lavoro come un “grande romanzo familiare”, evidenziando come le vicende storiche influenzino le esperienze quotidiane. “Dentro quest’opera c’è la mia capacità di regista di finzione. Mentre giravamo, mi sembrava di stare dentro a un pezzo di teatro, improvvisando”, ha commentato, evidenziando il lato umano e autentico di questa esperienza cinematografica.
In un’epoca in cui il mondo sembra diventare sempre più buio e complesso, le parole di Toni Negri, pronunciate poco prima della sua morte, risuonano con una profonda attualità. “Era sconvolto dalla guerra israelo-palestinese e molto amareggiato, ma nonostante ciò, aveva ancora speranza e credeva nella bontà degli uomini”, ha rivelato Anna. Questi sentimenti di idealismo e speranza, che ha ereditato dal padre, si riflettono nel suo lavoro e nella sua visione del mondo.
“Toni, mio padre” è un film che si muove tra documentario e narrazione, cercando di catturare l’essenza di una vita complessa e di un’epoca tumultuosa. La collaborazione tra Anna Negri e Stefano Savona nella scrittura del film ha permesso di dare vita a un progetto che non solo racconta una storia personale, ma invita anche a riflettere su temi universali come il perdono, la memoria e l’identità.
Il film, prodotto da Francesco Virga per Mir Cinematografica, Traudi Messini per Mediaart Production Coop, e Fedele Gubitosi per Videa Spa, sarà distribuito da Wanted, portando sul grande schermo una storia che promette di toccare il cuore del pubblico. Anna Negri, con il suo stile unico e la sua sensibilità, ci invita a guardare oltre il velo della storia, a esplorare la complessità delle relazioni umane e a riflettere sull’eredità che lasciamo alle generazioni future.