Il 1° agosto 2023, il corpo di Riccardo Pulvini, un giovane di 33 anni originario di Noventa Vicentina (Vicenza), è stato trovato nel suo appartamento a Londra, dove viveva e lavorava da oltre un decennio. La notizia ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità di Vicenza e tra gli amici che lo conoscevano. Le prime indagini, come riportato dal Giornale di Vicenza, non hanno rivelato segni di violenza, ma si attende l’autopsia, programmata per il 5 agosto, per chiarire le cause del decesso.
La reazione della famiglia
Giuseppe Pulvini, il padre di Riccardo, ha condiviso la sua angoscia con il Corriere, dichiarando: «Venerdì abbiamo ricevuto una chiamata dai carabinieri di Noventa Vicentina, che erano stati contattati dalla Farnesina. Non ci sapevano dire nulla e neanche oggi sappiamo qualcosa. Stiamo aspettando risposte». Questa attesa, carica di incertezze, ha amplificato il dolore della famiglia, costretta a fronteggiare la perdita di un figlio in circostanze così misteriose.
La carriera di Riccardo
Riccardo Pulvini ha intrapreso il suo percorso professionale dopo aver conseguito il diploma all’Istituto alberghiero. A soli 19 anni, ha lasciato l’Italia per cercare opportunità all’estero, stabilendosi a Londra. Qui ha costruito una carriera nel settore della ristorazione e del visual merchandising, unendo le sue passioni per la cucina e la creatività. Lavorava come visual merchandiser presso i prestigiosi magazzini Harrods, dove era responsabile delle tre food halls, dell’enoteca e di vari ristoranti.
- Cameriere: Ha accumulato esperienza lavorando come cameriere.
- Chef: Successivamente, ha lavorato come chef, affinando le sue abilità e il suo occhio per il design.
Il padre lo descrive come un ragazzo sensibile e tenace, nato il giorno di San Valentino, un simbolo di amore e affetto che incarnava nella sua vita quotidiana. «Aveva una gran voglia di vivere», ha affermato Giuseppe, evocando il ricordo di un giovane pieno di speranze e sogni.
L’attivismo di Riccardo contro i pregiudizi
La vita di Riccardo non è stata priva di sfide. Nel 2014, ha scoperto di essere sieropositivo, un evento che ha segnato un punto di svolta nella sua esistenza. Anziché ritirarsi nel silenzio, ha affrontato la sua condizione con coraggio. Nel 2018, ha deciso di esporsi pubblicamente, diventando uno dei testimonial della campagna di sensibilizzazione “HIV is: just a part of me”, promossa dalla biofarmaceutica americana Gilead. Questa iniziativa mirava a combattere lo stigma legato all’HIV, un argomento spesso circondato da pregiudizi.
Irene, una delle sue tre sorelle, ha raccontato al Corriere del Veneto quanto Riccardo fosse appassionato e carismatico nella sua lotta contro lo stigma dell’HIV. «Era molto forte e carismatico, ci teneva molto a questa campagna», ha affermato, evidenziando l’impatto positivo che aveva sulla vita delle persone. Riccardo è diventato una figura di riferimento, dimostrando che si può vivere con l’HIV senza compromettere la qualità della vita.
La sua lotta non si limitava a lui stesso, ma si estendeva a tutti coloro che, come lui, affrontavano la malattia in un contesto di stigma e discriminazione. La tragica scomparsa di Riccardo ha sollevato interrogativi sulla sua morte e sul significato della sua vita e del suo attivismo. La sua storia è un esempio di resilienza e determinazione, un promemoria dell’importanza di combattere contro i pregiudizi e di sostenere chi vive con l’HIV. La sua eredità continuerà a vivere attraverso le vite che ha toccato e la lotta che ha intrapreso, dimostrando che ogni voce conta e che la sensibilizzazione può cambiare il mondo.