Il mondo del cinema è spesso al centro di dibattiti accesi, e uno dei temi più controversi degli ultimi tempi è senza dubbio quello del tax credit e dei fondi pubblici destinati alla settima arte. A far sentire la propria voce in merito è Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, che con una battuta incisiva ha messo in luce un concetto fondamentale: “Il privilegio delle democrazie è fare brutti film”. Questo commento, rilasciato durante un aperitivo all’ambasciata svizzera in Italia, ha riacceso un dibattito già in corso.
La necessità del sostegno pubblico per il cinema
Nazzaro, parlando con l’ANSA a pochi giorni dall’inizio della 78/a edizione del festival, ha voluto chiarire il suo punto di vista riguardo alla necessità di un sostegno economico pubblico per il cinema. “La questione del tax credit è semplice: fare il cinema costa tanto”, ha affermato. “Le democrazie hanno la possibilità di produrre anche film brutti, perché non sono semplicemente imprese, ma devono promuovere il bene collettivo”. Questa visione amplia la discussione sul ruolo del cinema come forma d’arte e strumento di espressione culturale, suggerendo che la bellezza e la qualità non siano sempre i parametri principali da considerare.
Nazzaro invita a riflettere sul fatto che, sebbene sia auspicabile che i finanziamenti pubblici siano utilizzati per realizzare opere di grande qualità, la realtà è spesso diversa. “Certo, anche io vorrei che con i soldi pubblici fossero prodotti solo film bellissimi”, continua. “Ma se non ci fosse il sistema di sostegno pubblico al cinema, al teatro e alla danza, il mercato opererebbe una selezione molto severa, escludendo molte voci e storie che meritano di essere raccontate”. Qui il direttore artistico sottolinea l’importanza del finanziamento pubblico come strumento per garantire una pluralità di voci e rappresentazioni nel panorama cinematografico.
La programmazione del festival e le scelte significative
Appena spostata la conversazione dall’Italia alla Svizzera, Nazzaro racconta come la programmazione del festival di quest’anno sia stata pensata per “riflettere le contraddizioni e i problemi di questi ultimi anni”. La pandemia, le tensioni geopolitiche, e le crisi economiche hanno avuto un impatto notevole sulla produzione e distribuzione cinematografica. “La storia che pensavamo avesse smesso di accadere, o che accadesse solo agli altri, all’improvviso ha ripreso a manifestarsi anche da noi”, osserva, evidenziando come il cinema possa fungere da specchio delle realtà sociali.
Nella selezione dei film presentati al festival, Nazzaro e il suo team hanno fatto delle scelte significative. Ecco alcuni punti salienti:
- Non includere film composti solo da footage di guerra tratto dai vari canali social.
- Raccontare Gaza attraverso “With Hasan in Gaza” di Kamal Aljafari, un’opera che esplora le complessità della vita in un contesto di conflitto.
- Dare spazio a nuove voci, come nel caso della società libanese Abbout, per guardare al cinema contemporaneo con occhi diversi.
Questa scelta dimostra un’intenzione di approfondire la narrazione e di andare oltre le immagini superficiali che spesso circolano nei media.
Un appuntamento atteso: il Locarno Film Festival
Il Locarno Film Festival, che si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2023, è un appuntamento atteso non solo per gli appassionati di cinema, ma anche per chi è interessato a esplorare le dinamiche culturali e sociali attraverso la settima arte. La manifestazione si propone come un luogo d’incontro tra cinefili e professionisti del settore, dove si possono discutere idee, tendenze e problematiche attuali che attraversano il mondo del cinema.
In un’epoca in cui il dibattito sul ruolo del cinema e sul suo finanziamento si fa sempre più acceso, le parole di Giona A. Nazzaro possono fungere da spunto per una riflessione più ampia. La democrazia, nella sua essenza, implica la libertà di espressione, che si traduce anche nella possibilità di produrre opere che non sempre rispondono ai canoni di bellezza. Allo stesso tempo, è fondamentale garantire trasparenza e responsabilità nell’uso dei fondi pubblici, affinché il cinema continui a essere una forma d’arte accessibile a tutti, capace di rappresentare una pluralità di voci e storie.