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Martina Oppelli: la denuncia shock contro l’Asl di Trieste prima della sua morte in Svizzera

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Martina Oppelli: la denuncia shock contro l'Asl di Trieste prima della sua morte in Svizzera
Martina Oppelli: la denuncia shock contro l'Asl di Trieste prima della sua morte in Svizzera
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Martina Oppelli, un’architetta di Trieste di 50 anni, è deceduta il 31 luglio 2023 in Svizzera, dopo aver lottato per oltre vent’anni con una forma progressiva di sclerosi multipla. La sua esistenza, segnata da una malattia debilitante che ha minato la sua autonomia, si è conclusa in un contesto di profonda sofferenza e battaglia per i diritti umani. Prima di compiere questo tragico gesto, Martina ha presentato una denuncia-querela contro l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asu Gi) per tortura e rifiuto di atti d’ufficio, attraverso la sua procuratrice speciale, l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, impegnata nella promozione dei diritti civili in Italia.

La denuncia contro l’Asl e il diritto al suicidio assistito

La denuncia di Martina è arrivata in un momento cruciale, poiché ha cercato di ottenere il diritto al suicidio medicalmente assistito in Italia, ma ha incontrato l’opposizione dell’Asl, che per tre volte le ha negato l’accesso a questa pratica. Le motivazioni del rifiuto si basano sulla valutazione delle sue condizioni di salute, ritenute non conformi ai criteri stabiliti dalla Corte costituzionale italiana. In particolare, è stata evidenziata la mancanza di “trattamenti di sostegno vitale”, un aspetto che ha suscitato indignazione tra i sostenitori di Martina.

Un atto simbolico di lotta per i diritti

La decisione di Martina di denunciare l’Asl rappresenta un atto simbolico potente, non solo per la sua battaglia personale, ma anche come critica ai sistemi sanitari che non riescono a riconoscere e garantire i diritti dei pazienti terminali. Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, ha comunicato la notizia della denuncia durante una conferenza stampa a Trieste, sottolineando l’urgenza di una legge sul fine vita che tuteli il diritto di autodeterminazione e dignità delle persone. La lotta di Martina si colloca in un contesto di attivismo più ampio, dove molte persone chiedono un cambiamento legislativo per scelte più umane e rispettose riguardo al fine vita.

La trasformazione della vita di Martina

Nel corso della sua malattia, la vita di Martina è cambiata radicalmente. La sclerosi multipla progressiva le ha tolto l’autonomia fisica e ha influito profondamente sulla sua qualità della vita. È diventata completamente dipendente dai suoi caregiver per ogni gesto quotidiano, una condizione che ha pesato sulla sua psiche e sul suo desiderio di vivere. La sua esperienza è rappresentativa di molte persone in situazioni simili, costrette a confrontarsi con un sistema sanitario che spesso non riconosce le reali necessità e i diritti dei pazienti.

La scelta di Martina di recarsi in Svizzera per il suicidio assistito è stata dolorosa, ma necessaria. La Svizzera è uno dei pochi paesi che consente questa pratica sotto rigorose condizioni legali, attirando persone da tutto il mondo in cerca di un modo dignitoso per porre fine alle proprie sofferenze. Questa realtà mette in luce le differenze significative tra i sistemi sanitari e legislativi, sia a livello nazionale che internazionale. La sua morte ha innescato un intenso dibattito pubblico, evidenziando la necessità di una riforma del diritto al fine vita in Italia.

Le parole di Martina, che ha descritto la sua esperienza come una forma di tortura, risuonano come un appello alla società e alle istituzioni. La sua denuncia è un grido di aiuto per tutti coloro che si sentono intrappolati in un sistema che non rispetta il diritto all’autodeterminazione. Per molti, la sua scelta rappresenta un atto di coraggio, una decisione consapevole e liberatoria in un contesto di sofferenza inaccettabile.

In un momento di grande tristezza, amici, attivisti e familiari di Martina si sono riuniti per onorare la sua memoria e la sua lotta. Hanno descritto Martina come una persona forte e determinata, sempre in prima linea per i diritti degli altri, anche nelle circostanze più avverse. La sua eredità si intreccia con quella di molti altri che hanno combattuto per il riconoscimento dei diritti dei pazienti terminali e per una maggiore umanità nelle decisioni riguardanti il fine vita.

La storia di Martina Oppelli non è solo un racconto di sofferenza, ma un richiamo all’azione per una società che deve confrontarsi con le proprie leggi e politiche sanitarie. La sua battaglia per il diritto all’autodeterminazione e la dignità nella fase finale della vita è un segnale chiaro che il cambiamento è necessario, e che la voce di chi soffre deve essere ascoltata e rispettata.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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