Fabrizio Gifuni, attore di spicco nel panorama cinematografico e teatrale italiano, ha recentemente condiviso i suoi pensieri su un progetto che lo ha profondamente coinvolto: la serie “Portobello”, dedicata alla figura di Enzo Tortora, un noto presentatore televisivo vittima di una delle ingiustizie giudiziarie più clamorose degli anni ’80. Interpretando il ruolo del protagonista, Gifuni considera questa esperienza come una nuova avventura umana che rappresenta un’importante opportunità di crescita personale e professionale.
L’importanza del fallimento nella vita di un attore
La frase di Samuel Beckett, “Fallire sempre, fallire ancora, fallire meglio”, risuona fortemente nella vita di Gifuni. L’attore ha rivelato di provare una certa insoddisfazione interiore, che lo spinge a cercare costantemente di migliorare. “A casa ne parliamo sempre, mi prendono in giro per questo”, ha dichiarato, evidenziando come la sua famiglia sia testimone della sua incessante ricerca di perfezione.
“Portobello”: un’opera significativa
“Portobello”, la prima produzione originale italiana di Warner Bros. Discovery per la nuova piattaforma streaming HBO Max, è stata recentemente presentata in prima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia. La serie, scritta da un team di autori di talento, tra cui Marco Bellocchio e Stefano Bises, racconta la tragica storia di Enzo Tortora, affrontando temi cruciali come la giustizia, la verità e la resilienza umana. Gifuni descrive il suo approccio al personaggio come un’esperienza difficile ma entusiasmante, sottolineando l’importanza della figura di Tortora nella storia italiana.
Riflessioni su altri progetti e la carriera
In un’intervista al festival Cinema di Tavolara, Gifuni ha anche parlato del suo lavoro in “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini, un film che esplora la fragilità e il dovere del fallimento, particolarmente rilevante per le nuove generazioni. La carriera di Gifuni, che si estende per oltre trent’anni, è caratterizzata da interpretazioni di personaggi storici come Aldo Moro e Franco Basaglia. “Ho sempre cercato di stare dietro ai personaggi ma non di sparire”, ha affermato, evidenziando l’importanza dell’incontro tra la sua persona e i ruoli che interpreta.
Il futuro di Fabrizio Gifuni
Guardando al futuro, Gifuni ha rivelato che, sebbene sua moglie, Sonia Bergamasco, abbia recentemente esordito nella regia, lui non ha intenzione di seguire le sue orme. “Al cinema mi diverte moltissimo ancora giocare all’interprete puro”, ha spiegato. Il tema del fallimento, presente nel suo discorso, è di grande attualità, e l’attore promuove un messaggio di accettazione e crescita personale attraverso le esperienze difficili.
In conclusione, dopo il progetto “Portobello”, il futuro di Gifuni si prospetta ricco di nuove sfide e opportunità. Continuerà a portare in scena opere significative, esplorando nuovi orizzonti nel suo viaggio artistico. La sua dedizione alla professione e la capacità di affrontare temi complessi lo rendono un interprete unico e amato dal pubblico, pronto a lasciare un segno indelebile nel panorama culturale italiano.